CATEGORIE Più COLPITE

Continua a crescere il debito delle famiglie italiane, tra inflazione, pandemia e ora anche la guerra in Ucraina. A lanciare l’allarme è la Cgia di Mestre, l’associazione Artigiani e Piccole Imprese, che ha diffuso i dati elaborati dal suo ufficio studi: al 31 dicembre 2021 il debito delle famiglie italiane ammontava complessivamente a 574,8 miliardi di euro (+21,9 miliardi rispetto all’anno precedente). Per nucleo familiare l’importo medio era di 22.237 euro, la cui variazione è di +851 euro rispetto a 12 mesi prima. In questa situazione si percepisce un rischio usura. Dove vi sono i livelli di reddito più elevati si riscontrano anche le realtà più indebitate, ma tra gli indebitati vi sono anche nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli.  Il rischio usura per artigiani, commercianti e partite iva è dietro l’angolo. Secondo la Cgia, infatti, le realtà più a rischio sono quelle dei lavoratori autonomi che si indebitano per poche migliaia di euro, e dopo qualche mese non riescono a restituire i soldi, perché gli interessi hanno raggiunto livelli per loro insostenibili. Oltre il danno, pure la beffa. Le categorie sempre più martoriate rischiano di cadere ancora di più nello sconforto della crisi a causa della situazione economica che stiamo vivendo e l’usura.

L’Italia si basa su queste piccole attività!

Non dobbiamo perdere tempo e proteggerle subito dal fallimento! Il Governo deve agire subito, con misure ad hoc!

Dietro alle piccole aziende ci sono le famiglie, gli anziani ed i bambini!

Sosteniamo la nostra Nazione!

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CHE BEL FUTURO CHE SI PROSPETTA ALL’ITALIA…

Ecco la situazione attuale: crescita del Pil dimezzata, imprese con gravi problemi di continuità produttiva a causa del caro-energia, Pnrr da rivedere e, soprattutto, riforme ineludibili da attuare. E chi ne ha più ne metta!

La stima sull’incremento del prodotto interno lordo 2022 è stata ridotta dal +4,1% di autunno al +1,9%. L’impatto del conflitto tra Russia e Ucraina porta con sé un altro effetto pesante: una bolletta energetica da 68 miliardi su base annua per le imprese rispetto ai 51 miliardi stimati solo poco mesi fa. Numeri che potrebbero anche peggiorare se il conflitto durasse troppo.

Per queste ragioni, i primi due trimestri del 2022 saranno caratterizzati da «una «recessione tecnica» con un calo del Pil rispettivamente dello 0,2% e dello 0,5 per cento. L’inflazione resterà sui valori attuali per gran parte del 2022 e in media si assesterà al +6,1% con un aumento di 4,7 punti da ottobre. Per questa ragione, i consumi delle famiglie cresceranno solo dell’1,7% quest’anno rispetto al 5,1% del 2021.

Le aziende aspettano la revisione dei prezzi di vendita perché l’inflazione alla produzione sta per scaricarsi proprio sui prezzi al consumo. Questo comporterà gravi perdite in termini di posti di lavoro.

Forse è il momento di attuare quelle riforme che gli italiani e le imprese aspettano da decenni. Peccato che spesso chi fa le riforme non riesca a dare priorità alle questioni che realmente contano come l’energia e i forti rincari, preferendo dare bonus e redditi di cittadinanza a chiunque. 900 miliardi di spesa dello stato che non si sa dove vadano a finire!

Serve una risposta immediata e strutturale e un taglio delle accise netto! Da Fare Subito!

Perché nessuno della maggioranza, pare essere disposto a rinunciare a un prelievo così ingente?

Dove è l’interesse delle aziende e dei cittadini?

Che futuro si prospetta all’Italia con questo governo così lontano dalle vere esigenze del popolo sovrano?

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TURISMO E CULTURA: LA CRISI NON FINISCE QUI

Anche stavolta, con la guerra in atto e l’immane crisi economica, i settori più bersagliati saranno il turismo e la cultura, esattamente come successe durante la pandemia.

Gli italiani sembra che abbiano «tirato il freno a mano» sulle spese, soprattutto appunto per quanto riguarda il settore della cultura e la filiera turistica. Per il turismo, i circa 60 milioni di arrivi e 160 milioni di presenze in Italia che nel 2021 continuano a mancare all’appello rispetto al 2019, uniti agli oltre 22 milioni in meno di viaggi degli italiani all’estero, confermano la crisi.

Il primo dato allarmante si registra per Pasqua, con quasi 8 milioni di italiani intenzionati a partire di cui solo 4 milioni hanno già concretamente programmato. Si prediligeranno spostamenti brevi e di corta durata, preferibilmente nella regione di appartenenza. Non che in vista dell’estate la situazione sia migliore: 8 intervistati su 10 dichiarano che rinunceranno a partire.

Ancora una volta il turismo e la cultura sono i settori che risentiranno maggiormente della crisi in atto. Ormai sono due anni che questi settori stanno patendo le conseguenze delle circostanze che stiamo vivendo. Di che cosa abbiamo bisogno?

Serve applicare un’operazione di fiducia generale per le imprese attraverso l’aumento dei fondi emergenziali e la proroga delle moratorie bancarie e fiscali!!

Non è accettabile aspettare oltre!

Bisogna agire subito, il sistema imprenditoriale non può reggere una situazione di crisi continua!!

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IL COLLASSO DELLA FIDUCIA DEI CONSUMATORI

A marzo 2022 si stima una decisa diminuzione dell’indice del clima di fiducia dei consumatori che passa da 112,4 a 100,8. Lo rileva l’Istat sottolineando che si scende al valore più basso da gennaio 2021.

L’indice composito del clima di fiducia delle imprese registra una flessione più contenuta, passando da 107,9 a 105,4. L’Istat sottolinea che il ridimensionamento così accentuato dell’indice dei consumatori è essenzialmente dovuto al forte deterioramento delle aspettative sia sulla situazione economica del paese sia su quella personale nonché ad un aumento delle attese sulla disoccupazione. Sono in deciso peggioramento anche i giudizi sull’opportunità all’acquisto di beni durevoli.

Ormai il sentimento dell’economia italiana è decisamente collassato e non sarà facile recuperarne la fiducia.

All’Italia servono misure immediate per sostenere imprese e famiglie per far ripartire i consumi. Più aumenteranno i prezzi e meno le famiglie saranno predisposte alla spesa, causando effetti a catena su tutto il sistema economico e produttivo italiano. Ma non dobbiamo pensare solo al presente… Dobbiamo cominciare a riflettere anche su riforme per il futuro, per evitare che tali situazioni di crisi si ripetano e per tutelare lo sviluppo delle nostre aziende, dei nostri cittadini e soprattutto dei nostri giovani.

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E PARTITE IVA COMINCIANO A VEDERE LA LUCE: SARANNO SUFFICIENTI LE NUOVE RIFORME?

Forse è arrivata la tregua sulla riforma fiscale, finalmente il governo ha dovuto cedere. Una delle tante questioni riguardava le partite Iva, in particolare quelle del regime forfettario. Crediamo che sia stata determinante la forte opposizione di Fratelli d’Italia che ha di fatto sancito la resa del governo su un tema per noi imprescindibile; La scelta operata dal governo è di mantenere l’imposta fissa del 15% per coloro che dichiarano fino a 65mila euro all’anno. Per chi ha un reddito superiore, si opterà per uno scivolo di due anni con una tassazione di poco superiore per poi arrivare alla tassazione ordinaria. Ciò dovrebbe valere fino ai 100mila euro. La novità riguarda anche le detrazioni Irpef, in particolari quelle sanitarie, si prevede una grossa novità: lo sconto del 19% dovrebbe essere accreditato direttamente sul conto corrente, sempre che si paghi con strumenti elettronici tracciabili. Quindi il risparmio sarà immediato e non si dovrà più attendere la dichiarazione dei redditi dell’anno successivo. Si semplificano anche le aliquote Irpef e i versamenti dell’Irpef. Finalmente una vittoria per le partite iva. La burocrazia verrà alleggerita e il processo verrà semplificato. Dopo anni di crisi e rivolte del settore, dove Fratelli d’Italia ha colpito il governo con azioni ed emendamenti finalmente le partite Iva hanno ottenuto parte di quello che gli spetta di diritto;

Ma l’alleggerimento fiscale sarà sufficiente? Assolutamente no;

Si sarebbe potuto fare molto di più? Certamente sì e lo faremo!

Ancora tanto c’è da fare e noi di Fratelli d’Italia continueremo a lottare al fianco del motore del paese, ovvero le partite iva, per ridurre la pressione fiscale sul settore e semplificare ulteriormente l’eccessiva burocrazia!

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IN CAMPO ENERGETICO, L’ITALIA POTREBBE INIZIARE A MUOVERE I PRIMI PASSI DA SOLA

Quando mossero i loro primi passi, le istituzioni euro-comunitarie dovevano servire a favorire lo sviluppo industriale del continente, grazie anche a una migliore gestione dell’energia. I leader dei maggiori Paesi Europei stanno andando per la propria strada in tema energia e anche questa volta l’Europa deve fare i conti con interessi non sempre allineati. L’Italia, in particolare, punta sul quartetto di Paesi che oltre a noi include Spagna, Portogallo e Grecia. Non si tratta soltanto di bilanciare gli attori più forti e prestigiosi del tavolo europeo, proponendo un tetto per il prezzo dell’energia (compresa l’elettricità che acquistiamo dalla Francia), ma anche di dare risposte che prendano atto che ci sono fattori geografici con cui bisogna per forza di cose fare i conti. Negli anni passati avevamo puntato quasi tutto sul gas russo e avevamo sbagliato. Al momento ci si sta accorgendo che l’Unione Europea non esiste quando si parla di gas e petrolio, soprattutto di fronte all’esigenza di rispondere ora e con efficacia ai problemi delle industrie e delle famiglie. È il momento di muoversi autonomamente in ambito energetico.

Nei decenni passati abbiamo sbagliato, ma è il momento di non compiere mai più questo errore, negli interessi di tutta l’Italia, delle sue industrie e dei suoi cittadini. Andiamo al di là della retorica e agiamo per la salvaguardia del nostro Paese!

Apriamoci all’energia green, e rendiamo il nostro paese autonomo e non dipendente da nessuno!!

Sappiamo da studi effettuati e comprovati che potremmo alimentarci solo da rinnovabili, e che si può aggiungere il potenziale del risparmio energetico che accorcia i tempi di copertura delle rinnovabili e il conseguente raggiungimento dell’autonomia energetica; Vogliamo andare in questa direzione, garantendo autonomia, rispetto dell’ambiente, qualità, e risparmio per i cittadini e per le imprese;

Diciamo basta alla sudditanza e ai ricatti da parte dei paesi e ai rischi di mettere in ginocchio le nostre famiglie e le nostre imprese!!!

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CRISI E SICCITA’: PERICOLOSI EXTRA-COSTI PER LE IMPRESE AGRICOLE

Anche in agricoltura la guerra sta determinando un aumento verticale dei costi che allarma l’intero settore. Gli effetti dell’attacco russo in Ucraina, si aggiungono all’impatto di una siccità spaventosa. Così, si va delineando uno scenario di crisi tale da minacciare la vita stessa delle imprese.

L’istituto di analisi Crea, vigilato dal ministero, ha stimato che il 30% delle aziende possa avere reddito netto negativo, e in alcuni territori-chiave, come la Lombardia, la percentuale salirebbe addirittura al 49%, tanto che la Regione sta cercando di correre ai ripari con misure tampone. Si stanno mettendo in campo degli interventi importanti, anche per ridurre le conseguenze della mancanza di piogge da 4 mesi, soprattutto considerando che l’acqua disponibile si è ridotta dell’82%.

L’impennata dei prezzi pagati dagli agricoltori supererà i 9 miliardi. In termini assoluti, i maggiori incrementi si evidenziano nelle regioni settentrionali, in particolare in Lombardia ed Emilia-Romagna. Le stime evidenziano una riduzione rilevante nel reddito netto delle aziende agricole, intorno al 60%, con un brusco aumento della percentuale di aziende con prospettive di reddito netto negativo. Su base nazionale, la percentuale supererà il 30%, rispetto al 7% del pre-crisi.

Fratelli d’Italia è convinta che siamo in un periodo delicato, per questo bisogna scegliere verso quale indirizzo andare, da subito; siamo sicuri per questo che bisogna tenere in considerazione che l’Italia si compone di piccole e medie imprese che dobbiamo tutelare per far proliferare il nostro tessuto economico e il Made in Italy.

Inoltre dobbiamo mettere al centro i cittadini e le famiglie, vessate e martoriate da politiche lontane anni luce dai veri bisogni

Dobbiamo lavorare in questa direzione!

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CONSENSO DI FRATELLI D’ITALIA SCHIZZA ALLE STELLE, MA PREOCCUPA L’ASTENSIONISMO

Il consenso sale alle stelle per Fratelli d’Italia cresce insieme all’indice di gradimento per la sua leader, Giorgia Meloni, che sorpassa tutti gli altri partiti.

È quanto rivela un sondaggio Ipsos realizzato per il Corriere della Sera. Il partito di Giorgia Meloni, stando alle ultime rilevazioni, raggiunge il 21,5% dei consensi, crescendo dell’1,8% rispetto a un mese fa. Cresce anche l’indice di gradimento per la sua leader, Giorgia Meloni: è al 37%. Tra i partiti di centrodestra, troviamo poi la Lega con il 17,5% dei consensi, arretrando di 0,5% rispetto al precedente consenso. Forza Italia stima un consenso intorno all’8,1%. 

Se si andasse al voto oggi, quindi, con le attuali coalizioni, il centrodestra arriverebbe al 47,1%, guadagnando così lo 0,5% dei consensi.

A “vincere”, però, è il partito dell’astensione: tra indecisi e persone che, a oggi, non andrebbero neanche al voto, si arriva al 40,6% degli intervistati. La percentuale è stabilmente sopra al 40% da Gennaio.

Fratelli d’Italia sta vivendo una crescita inarrestabile. Siamo il candidato più forte al momento in Italia, grazie al fatto che incarniamo perfettamente gli ideali in cui buona parte degli italiani crede. Ci preoccupa, tuttavia, l’astensionismo. Ci impegneremo per dare un buon motivo per far credere agli italiani nella politica italiana! Fratelli d’Italia si impegnerà per rivoluzionare il modo in cui viene fatta politica in Italia!

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BLOCCO DELL’EXPORT DELL’ACCIAIO: COME DOVREMMO MUOVERCI?

Il blocco dell’export di diversi materiali strategici e critici per l’industria fuori dall’Unione Europea contenuto, a sorpresa, nel Decreto Ucraina bis apre a diverse analisi sistemiche.

L’articolo 30 del Decreto Ucraina bis prevede che le imprese italiane o stabilite in Italia che intendono vendere fuori dall’Unione Europea i rottami ferrosi presenti sul suolo nazionale, compresi quelli acquistati all’estero, debbano notificare con almeno dieci giorni di preavviso al Ministero dello Sviluppo Economico e a quello degli Esteri.

La norma, che il decreto giustifica in “relazione alla necessità di approvvigionamento di filiere produttive strategiche”, impone come sanzione per il mancato adempimento una multa pari al “30% del valore dell’operazione e comunque non inferiore a euro 30.000 per ogni singola operazione”.

In tempi di guerra in Europa nessuna impresa può permettersi di tirarsi la zappa sui piedi danneggiando il proprio sistema. Il problema però è l’inflazione anche in questo campo.

Il governo si deve attivare per sospendere tutte le quote di salvaguardia che sono state imposte da Bruxelles, le quali creano delle forti strozzature in tutto il mercato dell’acciaio, causando il rigonfiamento dei prezzi e gli utili di tutti i produttori.

In ogni caso, non dobbiamo ostacolare i flussi di importazione. Dovremmo dare via libera a una nuova strategia di politica industriale in grado di unire ritorno dello Stato, valorizzazione dell’economia circolare e sostegno alle imprese cruciali per non cadere vittima delle conseguenze di uno shock economico legato alle sanzioni

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GLI EVENTI FIERISTICI: CUORE PULSANTE DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL MADE IN ITALY

L’internazionalizzazione del Made in Italy e lo sviluppo economico del Paese passano dall’industria fieristica italiana: nel nuovo slancio registrato dall’export tornato ai livelli pre-Covid si sono rafforzate infatti le aziende più grandi e consolidate sui mercati esteri mentre quelle più fragili, essenzialmente Pmi, hanno abbandonato i mercati esteri complice l’impossibilità di accedere ai mercati attraverso le fiere che svolgono un ruolo importante dal punto di vista commerciale. Non solo. La crescita dell’online, tuttavia, non ha sfondato nel sistema fieristico: in Italia non c’è stato alcun effetto sostituzione di fiere digitali con quelle in presenza. Di fatti, la fiera fisica rimane l’elemento chiave e formativo per la vita delle aziende. Al momento si stanno presentando due sfide da cogliere: la prima è quella della trasformazione digitale e la seconda riguarda il ruolo fondamentale degli eventi fieristici per l’internazionalizzazione delle nostre imprese. Le fiere, infatti, detengono il primato sotto questo punto di vista e sono il cuore pulsante di buona parte del tessuto economico. I visitatori professionali e i buyer, tuttavia, hanno partecipato con numeri piuttosto ridotti agli eventi degli ultimi anni: tra gli italiani solo il 19%, rispetto al 30% degli stranieri e la fiera digitale interessa solo per i costi ridotti. La pandemia e l’attuale situazione internazionale stanno mettendo a dura prova tutto il settore, nonostante l’export stia tornando pian piano ai livelli pre-Covid.

Proteggiamo e incentiviamo questi eventi nell’ottica di internazionalizzare le nostre imprese Made in Italy.

Lavoriamo in questa direzione!

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