QUESTA E’ QUELLA CHE SI SUOL DIRE UNA “CRISI PILOTATA”

Il Premier Giuseppe Conte domani mattina incontrerà il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per formalizzare il passo indietro, al termine del Consiglio dei Ministri, presumibilmente dopo l’ennesimo tentativo di prendere tempo in attesa di una soluzione last-minute. Dopo aver miseramente fallito nel creare una maggioranza su due piedi e senza valide fondamenta, sono state fatte diverse ipotesi sul prossimo passo che compirà questo governo indecente, ovviamente tutte con lo scopo di assicurare la nascita del Conte Ter. Tra le supposizioni c’è il fatto che Conte stia per ottenere in Senato quel gruppo di responsabili centrici che lo potrebbero sostenere nel continuo della sua azione di governo, e quindi starebbe andando da Mattarella per chiedere un preincarico. Insomma, un preludio al Conte Ter. In una seconda opzione, il Premier sta mettendo di proposito in gioco il suo ruolo, senza l’assicurazione di riottenere un reincarico. Insomma, siamo nel bel mezzo di una “crisi pilotata” che escluderebbe in ogni caso le tanto desiderate elezioni.
Alla luce di quanto sta succedendo non possiamo che definire tutto questo “squallido”! L’Italia è una giostrina nelle mani di Conte, Renzi, Di Maio e Zingaretti, che temono terribilmente le elezioni perché rischiano di pagare duramente tutte le bugie, le ingiustizie e i giochetti di palazzo degli ultimi anni. Ma prima o poi arriverà il giorno in cui dovranno rispondere davanti agli italiani dei loro fallimenti.
E intanto arrivano notizie amareggianti da ogni fronte tra cui il fatto che l’Italia rischia di essere esclusa dai giochi olimpici di Tokyo 2021, l’Europa spinge per i ritardi sul Recovery Fund ed emerge un buco di circa 16 miliardi di euro nei conti dell’Inps. Per non parlare poi dei lavoratori che protestano in piazza e di quel milione e duecentomila salariati che attendono ancora la cassa integrazione. E cosa fa il governo davanti a tutto questo? Offre incarichi a destra e a manca e passa la giornata a pensare a come organizzare un Conte Ter. Stiamo andando a rotoli! Serve qualcuno che salvi questo Paese dal tracollo! Non ce la facciamo più!

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IL GOVERNO VA FERMATO SUBITO!

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Una sanatoria per regolarizzare gli immigrati e gli irregolari per farli lavorare nei campi, già nel decreto di maggio, il Cura Italia bis”.

Questo è quello a cui pensa il governo, infatti la Cia-Agricoltori Italiani ha accolto, con grande favore, le dichiarazioni della Ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, che è scesa in prima linea su questa proposta.

Una situazione assurda dichiara Luca Vitale “ la sinistra sfrutta l’emergenza per tentare di fare una sanatoria per immigrati irregolari e sostituire la manodopera italiana con quella straniera a basso costo” la cosa migliore continua Vitale “sarebbe quella di continuare a proporre la reintroduzione dei voucher in agricoltura e di impiegare i percettori del reddito di cittadinanza”.

Concludendo, mentre migliaia di italiani e imprese ancora attendono i soldi promessi per andare avanti, la sinistra cosa fa?

Continua ad avere come priorità una sanatoria per centinaia di migliaia di irregolari.

Allora?

Allora, necessita fermarli, subito.

IL GOVERNO ASCOLTI GLI ITALIANI!!!

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La crisi causata dall’emergenza sanitaria Covid-19 sta mettendo in grande difficoltà le aziende che purtroppo si trovano a far richiesta di denaro alle banche per esigenze di liquidità.

Dunque cerchiamo di analizzare la situazione-Le imprese che avranno necessità di accedere a importi superiori a 25 mila euro dovranno affrontare in banca gli ordinari esami di sostenibilità economico-finanziaria. Con il rischio oggettivo il che il prestito arrivi quando per l’azienda è ormai troppo tardi. Per questo è necessario che le che ci siano corsie privilegiate, dedicate proprio alle richieste legate al decreto Liquidità.

Inoltre, dichiara Luca Vitale, i prestiti dovrebbero essere in parte a fondo perduto, con la restituzione non certo in sei anni, perché i prestiti andranno a coprire i mancati ricavi provocati dal blocco delle attività produttive, in poche parole, le piccole imprese non possono restituire il prestito in così poco tempo, sarebbe insostenibile.

Allora, prestiti a fondo perduto, senza tassi esorbitanti e lungaggini burocratiche, così come stanno facendo alcuni stati vedesi Germania e stati uniti.

I soldi devono arrivare in tempi rapidissimi sottolinea Vitale.

Perché alla luce dei paletti messi dal governo, è assai probabile che la liquidità atteso dalle imprese non giungerà tanto rapidamente dale banche, su questo ne sono convinti anche i tributaristi.

Allora cosa chiediamo?

Chiediamo-conclude Luca Vitale-che il governo ci ascolti, urge difendere le aziende e i posti di lavoro, utile per il tessuto produttivo della nostra Nazione!

Fratelli d’Italia in questi anni più che mai, è a lavoro per creare un alternativa concreta a questo Governo, già a partire da queste europee.

<< non sarà di certo l’incompetenza del Movimento 5 Stelle a guidare il Paese nella giusta direzione>> afferma Luca Vitale di Fratelli d’Italia Grosseto.

Fdi ha dalla sua i numeri per farcela, perchè cresce con forza ogni giorno di più, soprattutto nelle regioni del Nord.

Speriamo di trovare come nostro allegato la Lega, perchè per quanto bene stia facendo adesso, da sola non può farcela.

<< Credo in Fratelli d’Italia e soprattutto in un Italia Sovrana, insieme arriveremo a fare grandi cose>>

Luca Vitale, coordinamento Fratelli d’Italia Grosseto

L’ITALIA È IN RECESSIONE: DI MAIO SMETTA DI PRENDERE IN GIRO GLI ELETTORI

La notizia era nell’aria da tempo. Che il clima fosse cambiato in Italia, almeno per quel che concerne l’ambiente economico, si era avvertito, ma adesso è arrivata l’ufficialità: l’Italia è in recessione.

A metterlo nero su bianco è stato l’Istat, che ha pubblicato il rapporto relativo al quarto trimestre dell’anno scorso. È il secondo trimestre consecutivo – dopo cinque anni di segno più – che il Pil subisce una contrazione, questa volta dello 0,2%. Non un grande scossone, certo, ma quanto basta per far scattare qualche campanello d’allarme, almeno per tutti coloro i quali hanno a cuore le sorti di questo paese.


A ben vedere, però, quanto emerso dalle ultime notizie non ha sconvolto più di tanto il governo, soprattutto il Movimento 5 Stelle, con il vice-premier e ministro Di Maio che si è affrettato a dichiarare alla stampa che, se le cose stanno così, è evidente che “quelli che c’erano prima ci hanno
mentito”. Ora, Fratelli d’Italia non può essere certo accusato di spalleggiare il Partito Democratico, anzi, ma, se pure è vero che la contrazione non può essere del tutto imputabile al nuovo esecutivo, certo è che quest’ultimo non ha fatto nulla per evitarla.

Al contrario, si è tentato in tutti i modi di giocare una partita con l’Unione europea rischiando che il popolo italiano fosse esposto ai rischi della speculazione dell’alta finanza. E i risultati di questo tira e molla sono stati quanto più deludenti, soprattutto se visti dalla prospettiva dell’elettorato di centro-destra: nella manovra in vigore per il 2019 non c’è alcun riferimento al taglio delle tasse, all’abbassamento delle accise.

Prevalgono le misure assistenzialiste, che certamente non avranno alcun impatto sul PIL, mentre – viceversa – contribuiranno ad appesantire le uscite statali. L’Italia avrebbe bisogno veramente di un cambiamento, ma certamente non è questo quel che si aspettavano gli elettori. E soprattutto non è prendendo in giro gli italiani, cioè glissando su una tematica importantissima come lo è l’andamento dell’economia, come fa Di Maio, non è così, dicevo, che questo Paese potrà uscire dal pantano in cui è finito.

Luca Vitale, Fratelli d’Italia-Grosseto.

MANOVRA FINANZIARIA, PIÙ TASSE E MENO INVESTIMENTI. CRITICHE DA FRATELLI D’ITALIA

Per un soffio, il governo è riuscito ad evitare l’esercizio provvisorio, ottenendo l’ok parlamentare sulla manovra di bilancio in vigore dal nuovo anno. Dopo mesi di tira e molla con la Commissione Europea, l’esecutivo Lega-Cinque stelle ha portato a termine una legge finanziaria che è la risultante dei programmi elettorali dei due partiti ora insieme a Palazzo Chigi. Ma se in campagna elettorale al popolo italiano era stato assicurato che non sarebbe stata aumentata la pressione fiscale, sembra che adesso – pur di attuare le misure bandiera dei due partiti, e dei pentastellati in particolare – le promesse non valgano più.

L’Ufficio parlamentare di Bilancio, organismo indipendente che ha il compito di vigilare sulla finanza pubblica, ha certificato che, per il triennio che comincerà nel 2019, la pressione fiscale aumenterà, passando dall’attuale 42% al 42,4% del prossimo anno e aumenterà di un ulteriore decimale nel 2020, senza considerare le clausole di salvaguardia che, nel caso dovessero essere attuate, varrebbero da sole l’1,5 per cento in più. E che dire degli “investimenti ad alto moltiplicatore” tanto cari ai grillini? Anche quelli sembrano essere stati accantonati: per il 2019 gli investimenti statali potrebbero addirittura ridursi di un miliardo rispetto agli anni precedenti. Stando così le cose, l’Ufficio di Bilancio paventa addirittura un rischio recessione per gli anni successivi al prossimo. Le stime di crescita sono state corrette rispetto alla precedente bozza, motivo di contrasto con Bruxelles, ma – sottolinea ancora Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio Bilancio – vi sono notevoli rischi di nuove stime al ribasso.

Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni, ha stigmatizzato l’atteggiamento remissivo del governo nei confronti delle istituzioni UE, sottolineando come si sia passati da un “me ne frego” ad un “obbedisco!” nel giro di pochi giorni. Non solo, ha sottolineato ancora Meloni: che ne è stato del taglio alle accise sulla benzina? Per il 2020 sono previsti infatti ben 400 milioni in più di ricavi sulle accise stesse.

Critico anche Luca Vitale, esponente grossetano di Fratelli d’Italia: “Dopo un patetico tira e molla con l’Unione, il governo ha deciso di fare retromarcia di fronte ai commissari europei, con buona pace della sovranità italiana che pure Salvini aveva detto di voler difendere. E quello che è venuto fuori da questa messinscena piacerà poco agli elettori italiani: si doveva attuare una flat tax e invece si scopre che la pressione fiscale aumenterà ancora, per non parlare del fatto che la manovra non è stata nemmeno discussa in Parlamento, ma è stata varata a colpi di fiducia come in precedenza ci aveva abituati la sinistra”. “Sono sicuro – continua ancora Vitale – che Giorgia Meloni saprà difendere gli interessi degli elettori di centro-destra delusi da questa manovra scritta in gran parte dai Cinquestelle e dai burocrati europei”.

BANCHE, URGE UNA SOLUZIONE ALTERNATIVA PER TUTELARE LE PMI ITALIANE

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Sulle banche e sull’inefficace, se non dannosa, azione del governo abbiamo già avuto modo di esprimerci. L’esecutivo precedente, targato PD, ha sacrificato l’interesse dei cittadini truffati sull’altare della stabilità bancaria, quello attuale – contrariamente ai proclami della campagna elettorale – ha deciso di trattare con le banche utilizzando i guanti di velluto, condonando ben 5 miliardi di euro alle stesse banche, ai danni dei creditori che così non potranno che avere, tutt’al più, un rimborso simbolico. Eppure sono in molti a dire che le soluzioni proposte dai vari residenti in Palazzo Chigi in questi ultimi due anni sono ben lungi dal raggiungimento della tanto agognata stabilità bancaria, e soprattutto che – se questa viene conseguita a scapito del tessuto economico del paese – qualsiasi provvedimento sarà vano. Persino un personaggio come Soros è arrivato a scrivere che è stata “persa una opportunità fondamentale quando, in risposta alla crisi, i costi del risanamento sono stati orientati a favore dei creditori rispetto ai debitori e che questo abbia contribuito alla prolungata stagnazione successiva alla crisi”. E su questo – per quanto da esponente di Fratelli d’Italia mi consideri lontanissimo dal modo di pensare e agire dello speculatore ungherese – ha ragione.

Sì, perché se la soluzione è mettere le piccole e medie imprese nelle mani della finanza e dei fondi speculativi, come è avvenuto di fatto grazie al Fondo di Garanzia sulla cartolarizzazione delle cosiddette “sofferenze” – in vigore dal 2016, allora significa non tenere in considerazione le vere vittime di questa situazione, ovvero i cittadini stessi, i pochi che ancora si ostinano a fare impresa in Italia. E così facendo la stabilità bancaria sarà raggiunta, per poco, solo a un prezzo salatissimo per l’intero paese: primo, perché le imprese che pure potrebbero sopravvivere sul mercato, saranno costrette a chiudere per via della cartolarizzazione di debiti che non sono in sofferenza, ma mostrano soltanto criticità creditizie (ammissibili in un contesto economico da poco uscito dalla recessione), e in secondo luogo perché la cessione dei crediti ai fondi speculativi non avviene in maniera indolore da parte delle banche, che saranno così costrette a registrare delle perdite enormi, da sanare con improbabili aumenti di capitale. Col rischio, magari, di finire tra le braccia di quei fondi finanziari che hanno acquistato a prezzo di saldo i crediti cartolarizzati.

Si potrebbe riassumere il tentativo dei governi con un motto di spirito: l’intervento è andato bene, il paziente sta morendo. Ma una soluzione alternativa esiste? Certamente sì! Come ha scritto di recente l’avvocato Crivellari, basterebbe creare un fondo misto (pubblico e privato) che “possa fungere da “assicuratore ” delle eventuali perdite delle banche conseguenti al default di piani di rientro di debitori critici, percependo un premio di mercato per il rischio assunto”. Così agendo, si eviterebbe l’ipotesi di aiuto di Stato e si darebbe più tempo per rientrare alle imprese indebitate, evitando a queste ultime la chiusura dei battenti per via dei debiti bancari su cui pendono delle gravose ipoteche. Questa misura, con le relative limitazioni al suo impiego, permetterebbe ai debitori di stabilire un piano di rientro pluriennale credibile per avvalersi della copertura del fondo secondo i limiti previsti e in ultima istanza rispetto alle altre garanzie sui debiti.

Il provvedimento in questione avrebbe il vantaggio di restituire ossigeno alle imprese indebitate e in difficoltà, evitare che le banche registrino enormi perdite conseguenti alla cartolarizzazione dei crediti, limitare futuri interventi statali all’interno del sistema bancario, come invece appare probabile alla luce degli effetti del Fondo di Garanzia sulla cartolarizzazione delle “sofferenze” (GACS). Per questo, da cittadino e da esponente di Fratelli d’Italia, che da sempre ha a cuore la salute economica delle imprese italiane, spero che l’esecutivo attuale voglia provvedere tenendo in considerazione misure alternative al GACS come quelle qui proposte.

Luca Vitale