GLI IMPRENDITORI BASTONATI SCENDONO IN PIAZZA

L’inevitabile è accaduto: in molte città italiane sono scoppiate manifestazioni e tafferugli contro le restrizioni del governo. Da nord a sud ristoratori, ambulanti e gestori di palestre e piscine sono scesi in piazza spinti dalla disperazione di non sapere più come andare avanti.

A Roma la situazione è degenerata, dove le proteste si sono trasformate in sconti tra manifestanti e forze dell’ordine davanti a Montecitorio. Qui i manifestanti hanno esordito con cori come “buffoni, buffoni” e “libertà“, per poi passare al lancio di fumogeni nel tentativo di sfondare il cordone di polizia. A Milano il raduno si è tenuto davanti alla Stazione Centrale per chiedere a gran voce “immediati ristori” e lo stop alle restrizioni che limitano ormai da troppo tempo le attività dei lavoratori. A Napoli le manifestazioni hanno bloccato il traffico in entrambe le direzioni a causa delle proteste dei mercatali, i quali hanno reclamato di essere invisibili per il governo e chiedono solo di poter lavorare. Sono scesi in piazza anche gli ambulanti di Imperia, contro la zona rossa, e quelli di Bari, che chiedono riaperture immediate.

Proprio come dice il grande chef Gianfranco Vissani: “I ristoratori scendono in piazza? Qui se non si danno una mossa tra poco scoppia la rivoluzione. Il governo ha sottovalutato la disperazione del settore”. D’altronde come biasimarli? Non hanno lavorato durante le festività natalizie, non hanno lavorato a Pasqua e hanno ricevuto in cambio soltanto elemosina e tasse da pagare. Gli operatori dei servizi chiusi al pubblico sono disperati e non sanno più come andare avanti e quando forse riapriranno saranno stracolmi di debiti. Era ovvio che non sarebbe passato molto tempo prima che la gente mettesse in atto gesti disperati come organizzare proteste del genere. L’Italia d’altronde è costruita su un sistema di piccole imprese che rischiano il collasso e sicuramente non lasceranno fallire la propria attività senza farsi sentire a gran voce nelle piazze. Chiudere significa fare la fame per molti italiani!

Le proteste violente, tuttavia, devono essere sempre scongiurate perché la violenza non porta da nessuna parte. Noi di Fratelli d’Italia rimarremo dalla parte di tutti quegli italiani in difficoltà e di quelle categorie scese in piazza ieri e, dall’opposizione, ci faremo sentire per scrivere la parola “fine” a questo disastro produttivo!

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L’ITALIA REGALA I PROPRI TURISTI ALL’ESTERO

La situazione rasenta l’assurdo: paradossalmente non possiamo spostarci dal nostro comune fino al 30 aprile, ma possiamo andare a fare una vacanza alle Canarie se lo volessimo. Questo è quanto stabilisce una nota del Viminale che di fatto non proibisce i viaggi all’estero, anzi addirittura consente gli spostamenti tra regioni per andare in aeroporto e partire anche in zona arancione e rossa. Il weekend scorso, Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, è esploso sostenendo che, mentre l’85% degli alberghi italiani è costretto a restare chiuso, gli italiani possono tranquillamente andare in vacanza all’estero.

Si può andare, insomma, in tutti i Paesi consentiti, ma a patto di sottoporsi al tampone o alla quarantena al ritorno in Italia. Come dovrebbero sentirsi gli operatori turistici italiani? Ovviamente presi in giro. A quanto pare le regole valgono solo per alcuni: da un lato, gli italiani sono chiusi in casa, ma poi gli consentono di viaggiare in tutto il mondo. In questo modo il si ammazza il turismo italiano! Come afferma Federalberghi, molti albergatori erano pronti per riaprire per Pasqua, ma per l’ennesima volta sono stati bloccati dalle restrizioni del governo che ha prolungato il blocco degli spostamenti tra regioni. Nelle città d’arte italiane, potentemente colpite dalla crisi del Covid per la mancanza di affluenza, non si vedono visitatori da quasi un anno, però il governo consente ai turisti di andare all’estero. Questa è una assurdità!

Mentre l’Italia regala i propri turisti all’esterno, gli operatori turistici non sono in grado di progettare la stagione estiva in quanto, almeno fino al 30 aprile, saremo in balia delle zone colorate, poi chi lo sa? Le soluzioni a questa situazione sono molte tra cui la possibilità di sottoporre a tamponi gli ospiti nelle strutture alberghiere all’arrivo e alla partenza. L’85% degli alberghi è chiuso e i più piccoli o quelli in affitto non riapriranno più. Il governo se ne interessa? Pare proprio di no, visto che per questo comparto sono destinati 12 mila euro di ristori a fronte di 2 milioni di perdite.

La soluzione è sempre la stessa: riaprire in sicurezza. Dopo un anno di pandemia non è accettabile essere ancora in lockdown e non aver messo in atto nessun genere di soluzione per convivere con il virus!

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LA SALUTE E’ ANCHE SPORT. NON DIMENTICHIAMOCI DI QUESTO COMPARTO!

Quante palestre e centri sportivi saranno aperti a fine pandemia? La preoccupazione è enorme anche per questa categoria. Si parla di milioni di euro di perdite, anzi ci sono esercenti che affermano di non voler fare i conti per non sentirsi male. In totale, si contano 6 mesi di chiusura completa e i ristori ricevuti dallo stato non sono niente in confronto alle perdite. I numeri parlano chiaro: il fatturato è calato di circa l’80% e c’è un’enorme quantità di persone a casa, fra insegnanti e personale amministrativo. Uno sfacelo!Gli aiuti economici concessi sono soltanto una goccia nel mare delle immense perdite. Parliamo di un totale di 100.000 strutture che danno lavoro a 1 milione di persone. Prima della pandemia gli incassi medi di un centro sportivo si aggiravano intorno a 40.000 e i 200.000 euro al mese. È ben evidente, allora, che i fondi erogati, tra i 2.000 e i 4.000 euro, non sono niente a confronto! A fine 2020 sono stati conteggiati più di 5 miliardi e mezzo di euro di perdite! Parliamo di migliaia di strutture che rischiano il fallimento totale! Forse neanche raddoppiano le quote a fondo perdute sarà possibile assicurare la ripresa. Il colmo è che i centri sportivi hanno cercato in tutti i modi di adeguare i propri locali alle norme anti-Covid, ed è per questo che, secondo uno studio dell’Associazione Nazionale Impianti Sport e Fitness, il rischio di contagio in palestra è decisamente azzerato rispetto ad altri luoghi d’incontro.I danni al settore sportivo sono immensi e gli aiutini sono completamente inutili. Servono azioni concrete: bisogna cercare di recuperare almeno il 50% di quanto perso e rinviare la riscossione dei contributi a inizio 2022. Anche i centri sportivi sono attività vere e proprie e come tali vanno tutelate! Il paradigma è sempre quello: dopo un anno di chiusure è impensabile andare avanti con gli scarsi ristori del governo! Bisogna pensare a come ripartire in sicurezza! Basta minare la sopravvivenza di determinati comparti!

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