Per la nostra Giorgia Meloni è il primo vertice internazionale e arriva in un momento molto importante sia per la diplomazia mondiale che per quella italiana.
Per Giorgia Meloni, il debutto al G20 passa per diverse direttrici: l’asse con la Nato, il dialogo con l’Oriente, il nodo dell’immigrazione e quello dell’energia.
Il G20 è servito anche al governo italiano per confermare le linee di politica estera annunciate durante i primi discorsi del premier e dei ministri che fanno parte dell’esecutivo. Per l’Italia, il banco di prova è certamente il rispetto della fedeltà all’Alleanza Atlantica, considerato la stella polare dell’esecutivo.
È stato importante un altro incontro, quello con il presidente turco Erdogan, unico ponte tra la Nato e la Russia nella guerra in Ucraina. Secondo Palazzo Chigi, il vertice è servito soprattutto per ribadire l’interesse sui vari dossier che vedono coinvolte sia Roma che Ankara e sono stati espressi auspici per il rafforzamento della partnership commerciale, ma anche della cooperazione tra Italia e Turchia.
La presenza e gli incontri con il leader cinese Xi Jinping, il presidente indiano Narendra Modi e con gli altri capi di Stato ribadiscono la necessità per il governo italiano di non rompere i legami con potenze asiatiche che sono fondamentali nel sistema economico italiano e nelle relazioni internazionali.
D’altronde, per il governo è fondamentale dialogare con gli attori più importanti provenienti da tutto il mondo, oltre a quelli dell’Occidente. È un tema essenziale per riuscire a dispiegare una politica estera più complessa e articolata che vada al di là dei confini del blocco euro-atlantico. Questo è il modello che vuole seguire il nostro governo.
Le parole di Mario Draghi i voti risicati non sembrano rasserenare gli animi tra i partiti di maggioranza e così Giorgia Meloni continua a chiedere a gran voce di tornare al voto. Fin da subito la leader di FdI ha indicato le urne come via maestra, un modo per porre fine a una legislatura rattoppata dopo l’ennesima crisi. La presidente di Fratelli d’Italia ha sottolineato che in questo momento il parlamento è delegittimato e impaurito e che devono essere gli italiani a scegliere del proprio futuro.
Oltretutto, Fratelli d’Italia non è intenzionata ad assecondare la pericolosa deriva autocratica che sta prendendo il Paese. Secondo la leader “sono le autocrazie che rivendicano di rappresentare il popolo senza bisogno di far votare i cittadini, non le democrazie occidentali”.
La decisione definitiva sarà presa in queste ore, dopo che una maggioranza risicata ieri in Senato. Su 192 presenti, infatti, i votanti sono stati 133 e con una maggioranza di 67 senatori, i favorevoli sono stati 95. Insomma, non è di certo la maggioranza forte e solida che si aspettava l’esecutivo fino a ieri mattina.
Per quanto tempo andrà ancora avanti questo teatrino?
Per quanto tempo gli italiani verranno presi in giro da un governo che nessuno ha scelto?
Se siamo una vera democrazia, la soluzione è solo una: andiamo alle elezioni rapidamente e scriviamo la parola “fine” a questa presa in giro che si protrae da troppi anni.
Quindi, dopo i passaggi di questa mattina del Presidente del Consiglio al Quirinale, attendiamo fiduciosi che il Presidente della Repubblica , sciolga le Camere per andare al Voto e ridare finalmente la voce agli Italiani!
Piazza Affari è la “maglia nera” d’Europa. Settimana scorsa, Milano ha bruciato ben 17 miliardi di capitalizzazione col Ftse Mib, che registra un -3,44%, e la crisi di governo amplifica dinamiche già negative per l’intero contesto generale.
Tutta l’Europa è in allarme, ma per quanto riguarda il caso italiano, è decisiva la fase di instabilità di governo aperta dallo strappo del Movimento Cinque Stelle sul Decreto Aiuti. La possibilità di una fine anticipata del governo Draghi e di caos politico è prezzata dagli operatori anche e soprattutto in termini di aumento del rischio-Paese.
Il rischio è quello di trovarsi di fronte a un’altalena vedere importanti investimenti, necessari alla ripresa della nazione, trascinati nell’uragano della crisi politica e istituzionale. Molti economisti, infatti, già prospettano un rallentamento dei tempi di attuazione del Pnrr, della marcia di avvicinamento alla legge di bilancio, dei nuovi interventi contro il caro-vita, dell’inflazione, della crisi energetica.
La soluzione? Dare gli italiani il governo che meritano! È ora di ridare la parola ai cittadini per trovare pace alla crisi politica ed economica. È il momento di porre fine ai giochi di palazzo e comportarci come una vera democrazia! Presentiamoci al cospetto dei nostri compatrioti con il voto!
Il Centro studi di Confindustria precisa che la dinamica del Pil italiano è l’incerta e vi sono diversi fattori che spingono in direzioni opposte.
Quali sono i fattori che causano il ribasso del Pil? I rincari di energia e alimentari, i tassi di interesse più alti e lo spread sovrano più ampio, il commercio internazionale debole. Quali sono i fattori che causano il rialzo? La fine delle restrizioni anti-Covid e la stagione calda che spingono il turismo, la crescita delle costruzioni, la resilienza dell’industria, il risparmio accumulato che protegge i consumi”.
Secondo gli economisti di Confindustria, inoltre, incide anche “l’euro indebolito sul dollaro” che “aiuta l’export, ma alza i prezzi dei beni importati“. Il quadro energetico, in più, è vicino al picco e si prevede un quadro complicato per le imprese e un forte rimbalzo dei servizi. Per non parlare per le difficili prospettive per l’export.
L’inflazione è troppo alta e durerà troppo a lungo. Coloro che si aspettavano che l’impennata dell’inflazione fosse temporanea e che, una volta cessate le tensioni sulle commodity, si sarebbe vista una rapida discesa, si devono ricredere. Sicuramente vedremo un’inflazione più persistente.
La situazione è molto grave e il futuro che si prospetta per l’Italia è preoccupante. Ciò che è ancora più grave è che l’instabilità del governo non aiuterà il nostro Paese ad uscire dalla crisi. I tempi potrebbero dilatarsi e le circostanze potrebbero peggiorare. Andiamo al voto e troviamo un equilibrio esecutivo al nostro Paese!
Per il centro studi di Confindustria la robusta ripartenza del Pil riporterebbe la nostra economia sopra i livelli pre-crisi nella prima metà del 2022, in anticipo rispetto alle attese iniziali.
«Questa robusta ripartenza del Pil, pari a oltre +10% nel biennio, dopo il quasi -9% del 2020, riporterebbe la nostra economia sopra i livelli pre-crisi nella prima metà del 2022, in anticipo rispetto alle attese iniziali (ultimo trimestre)». La revisione al rialzo è spiegata «prevalentemente dall’impatto più contenuto, rispetto a quanto si temeva, della variante Delta del Covid».
Una previsione sperata da tutti noi, tuttavia non facile da pianificare visto i temi che aleggiano nell’aria, quali inflazione, rallentamento della Cina, varianti Covid ed altro…
I presupposti sembrano essere interessanti, peccato che l’apparenza inganni: ad oggi sembra proprio che manchi all’appello una manovra di bilancio che accompagni il Paese verso l’uscita dalla crisi economico-sociale legata alla pandemia.
Come?
Secondo noi,attraverso un progressivo allentamento dalle misure emergenziali che tutt’ora sono in vigore!!!
Vogliamo risorse vere per sostenere la transizione energetica ed ambientale e per mettere in pratica le riforme strutturali che rappresentano la chiave per irrobustire in modo duraturo il potenziale di crescita del paese!!!!
Il governo ha un margine di manovra pari a 22,7 miliardi di euro, che secondo noi con scelte coraggiose e che vanno ad incidere veramente sulle aziende, sulla detassazione e sull’aumento dei consumi può venire fuori un ottimo risultato….. insomma tutto il contrario di quello che il governo Draghi ha fatto fino ad oggi….
L’effetto delle ripartenze è scaturito dalla ripartenza massiva di tutto il sistema economico dopo le riaperture, ma dobbiamo fare molto di più!
Dobbiamo pensare agli italiani e all’economia, pensando a un’iniziativa massiva!
Fratelli d’Italia si assicurerà che tutto questo venga portato a termine, sperando che quanto indicato dall’autorevole Centro Studi di Confindustria si avveri, nell’interesse del paese, dei cittadini e degli italiani.
Il blocco dei licenziamenti resta fissato al 30 giugno e salta la proroga al 28 agosto. È confermata la possibilità per le imprese di utilizzare la cassa integrazione ordinaria, senza dover pagare le addizionali fino alla fine del 2021, ma con l’impegno a non licenziare. I sindacati partono all’attacco sul fronte del blocco dei licenziamenti: gli industriali si sono mostrati contrari all’estensione del divieto di licenziare e sostenitori di una riforma degli ammortizzatori sociali.
Da settimane le sigle sindacali continuano a chiedere la proroga almeno fino a fine ottobre, giusto il tempo necessario per completare la riforma degli ammortizzatori, garantendo una copertura universale a tutti i lavoratori e per rilanciare le politiche sul lavoro. Il range dei posti a rischio alla fine del blocco dei licenziamenti dal primo luglio, secondo il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri, va da 500.000 a 2 milioni. È una bomba sociale che non avrà luogo prima della fine del blocco dei licenziamenti. È necessario che questa bomba sociale non venga mai disinnescata!
Non vogliamo di certo trovarci di fronte a migliaia di licenziamenti. La possibilità di usufruire della cassa integrazione ordinaria senza addizionali fino alla fine del 2021 è, dall’altra parte, una buona possibilità a disposizione per conservare la forza lavoro delle imprese. È necessario comunque proseguire lungo la strada della riforma del sistema degli ammortizzatori sociali che preveda strumenti di competitività più efficaci. Il lavoro e la salvaguardia della produttività delle imprese passano dalla ripresa economica! Questa, a sua volta, dipende dalle misure di politica industriale e dalle politiche attive che verranno messe in atto. Devono essere ovviamente diverse da quelle adottate fino ad ora: serve un maggior coinvolgimento delle imprese e un incremento della dinamicità del mercato. Cambiamo queste politiche di lavoro ora!
A quattro giorni dalla tragedia del Mottarone, il crollo della cabina della funivia in cui sono morte quattordici persone, ci sono tre fermi. L’accusa confermerebbe che è stata un’omissione consapevole: la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso”. Per gli inquirenti, il ‘forchettone’, ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane, non è stato rimosso. Sembra, un “gesto materialmente consapevole”, per “evitare disservizi e blocchi della funivia”, che da quando aveva ripreso servizio, presentava “anomalie”.
E ora spunta l’ipotesi di controlli mancati anche in altre occasioni. La scelta è stata condivisa e non compiuta da un singolo. I tre fermati, sembra, “confidassero nella buona sorte”, convinti del fatto che il blocco volontario del sistema frenante di sicurezza non avrebbe mai causato un disastro come quello che invece ha provocato la morte di 14 persone. La scelta della presenza del cosiddetto forchettone è stata “consapevole”, fatta sacrificando la sicurezza dei passeggeri, ma assicurandosi l’introito economico della funivia.
Le indagini non sono finite, tanto gli inquirenti valutano la possibilità di valutare anche ulteriori posizioni. È un comportamento se così fosse confermato, sconcertante, soprattutto perché è stato consapevole. Evitare la riparazione di un trasporto “delicato” per non stoppare il servizio per la dovuta manutenzione e continuare a guadagnare denaro nella speranza che la funivia non cada. Sconvolgente! Ma questo pare essere il modello all’italiana ultimamente: correre ai ripari quando succede una strage. Ricordiamoci che prevenire è sempre meglio che curare! Che si faccia luce su quanto accaduto, in rispetto delle vittime e delle loro famiglie. Chi ha sbagliato dovrà pagare in nome della giustizia!
È in arrivo una nuova iniziativa volta a incentivare la mobilità sostenibile a Grosseto. Arrivano monopattini, bici e scooter elettrici da condividere per rispettare l’ambiente e decongestionare il traffico cittadino. Il progetto è iniziato da una collaborazione con la start up Reby che si occupa di progettare, produrre e distribuire i veicoli elettrici per l’uso condiviso. La sperimentazione non comporta nessun costo per l’Amministrazione e prenderà il via nelle prossime settimane, continuando per 12 mesi. Verranno utilizzati 200 monopattini e 50 scooter elettrici, aggiungendo 100 monopattini e 50 biciclette durante il periodo estivo. I punti di sosta verranno dislocati in modo tale da collegare in modo sostenibile il Parco della Maremma e la Marina di Grosseto. Il piano prevede l’utilizzo dell’app di Reby, gli utenti potranno accedere all’elenco dei veicoli disponibili e, nel pieno rispetto della privacy, verranno redatti dei report utili per il miglioramento del servizio.
Secondo il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e l’assessore alla Mobilità Fausto Turbanti “Grosseto è una città pianeggiante in cui le distanze non sono eccessive e quindi è perfetta per veicoli adatti a piccoli spostamenti”. A lungo termine questo servirà ad abbattere i livelli di inquinamento atmosferico e acustico, ridurre i consumi energetici, minimizzare l’uso individuale dell’automobile privata e moderare il traffico. Questa iniziativa rientra a pieno titolo nella strategia che abbiamo introdotto nel Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums): un documento strategico di pianificazione dall’ampio orizzonte temporale che ci consente di promuovere un vero turismo sostenibile.
Fratelli d’Italia è da sempre sostenitore delle politiche ambientali e della mobilità sostenibile, il tutto ovviamente nel rispetto delle norme di sicurezza stradale. Il tema è molto caro al nostro partito, tanto da sostenere a pieno le politiche di tutela dell’ecosistema, sia a livello nazionale, sia a livello internazionale. La Terra è la nostra casa e come tale bisogna tutelarla!
Giorgia Meloni incarna completamente le nuove tendenze politiche che coinvolgono i maggiori Paesi europei. L’onorevole romana 44enne, leader di Fratelli d’Italia e presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei guida una formazione che è oggi uno dei maggiori punti di riferimento per la destra italiana e mira a costruire crescenti agganci internazionali. Annalena Barbock, 41enne co-presidente dei Verdi tedeschi pare essere sulla stessa scia ed la più concreta scelta che segnerà la fine del regno di Angela Merkel.
Come il partito di Barbock, anche quello di Giorgia Meloni è tra i primi partiti che vogliono ridisegnare gli equilibri nel Vecchio Continente. Fdi sta gradualmente conquistando rilevanza nel mondo conservatore europea ed internazionale e diventando una forza propulsiva del nuovo centrodestra italiano. L’obiettivo è quello di rinnovare profondamente i limiti strutturali dell’Unione Europea, diffondendo una visione economica e collettiva che recuperi i temi della destra sociale. In questo modo sarà possibile creare legami trasversali e non temere di impegnarsi su temi trascurati da secoli come quello ambientale (molto caro al partito della Meloni).
La crescita del partito conservatore si riflette anche in Italia. Prendendo il caso emblematico di Roma, in cui la coalizione di centrodestra è di gran lunga in vantaggio rispetto agli avversari di centrosinistra, raggiungendo quota 43%. Si assiste a un vero e proprio boom diFratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni occupa il secondo posto nella graduatoria della Capitale, passando dall’8,7% a un ottimo 22%. Il motivo per cui Fratelli d’Italia è decollato? Ovviamente lo dobbiamo al fatto che siamo l’unico partito sovranista di questo Paese. Raccogliamo da sempre le richieste dei nostri cittadini e ce ne facciamo portavoce affinché le cose cambino. Perché le cose devono cambiare prima o poi! E Fratelli d’Italia continuerà a lottare perché questo avvenga!