DAL DISASTRO DEL BILANCIO DEL SETTORE ALBERGHIERO E DELLA RISTORAZIONE, ALLE NUOVE INIZIATIVE PER LA RIPARTENZA A GROSSETO

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L’Osservatorio sui Bilanci da parte del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti ha pubblicato le stime sull’andamento del fatturato di ristoranti e alberghi nel biennio 2020/2021. A causa delle restrizioni dell’emergenza sanitaria, nel 2021 si stima una riduzione del fatturato del -35% contro il
-44,2% del 2020. In soldoni, le 74mila società capitali di questi settori industriali hanno registrato una perdita di fatturato di circa 38miliardi di euro. Nel settore alberghiero si registra un calo di 17,5 miliardi di euro, mentre per quello della ristorazione di 21 miliardi. L’unica nota positiva è che pare che il 2021 si prospetti leggermente migliore del 2020 rispetto al 2019: quest’anno il fatturato delle società capitali si ridurrà del -35%, contro il -44% del 2020.
E pensare che nel 2019 queste 75mila società prese in analisi hanno registrato oltre 49miliardi di fatturato! L’Osservatorio ha analizzato che nel periodo prima dell’emergenza, il settore alberghiero e della ristorazione era fortemente in crescita, con un forte aumento degli addetti del 1,4% e un aumento dei ricavi del 6,3%. Le simulazioni attualmente fatte dall’Istituto statistico sono state condotte prevedendo una graduale ripresa lavorativa da parte del settore, man mano che le vaccinazioni proseguiranno e gli indicatori consentiranno la riapertura delle attività.
Questo è un chiaro segno della sofferenza di tutto il comparto lavorativo. C’è bisogno di mettere in atto delle misure che aiutino e supportino queste attività in previsione delle riaperture delle prossime settimane. Tra alcune delle iniziative particolarmente efficaci possiamo menzionare quella del nostro sindaco di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, che ha consentito a tutte le attività di somministrazione degli alimenti e bevande di moltiplicare per massimo 180 giorni, in qualsiasi momento dell’anno, lo spazio esterno per tavoli, sedie e ombrelloni superando gli 80 mq attualmente previsti come limite massimo, mettendo in atto una revisione edilizia. In questo modo sarà possibile avere un maggiore numero di coperti e incrementare il fatturato. È un’ottima iniziativa che permette di accompagnare le nostre attività in tutto il processo di ripartenza e porre fine a questa crisi!

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IL NUOVO DECRETO SOSTEGNI E LE SUE INGIUSTIZIE

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L’argomento all’ordine del giorno è il nuovo decreto Sostegni, il cui obiettivo è quello di pianificare un nuovo scostamento di bilancio (circa 32 miliardi di euro) per finanziare i nuovi aiuti per sostenere imprese e famiglie. Ma quali sono questi nuovi ristori? La fetta più grande è destinata ai contributi a fondo perduto per le imprese e lavoratori autonomi colpiti dalla crisi e agli ammortizzatori sociali come reddito di cittadinanza, cassa Covid e proroga Naspi. La parte più interessante arriva nel momento in cui si stabiliscono le fasce di attribuzione. Potranno accedere agli indennizzi statali le imprese con un fatturato non superiore a 10 milioni di euro perdite del 30% almeno rispetto all’ammontare medio mensile del 2020, scaglionate in queste percentuali: 60% per le imprese fino a 100mila euro 50% tra 100mila e 400mila euro 40% tra 400mila e un milione 30% tra uno e 5 milioni 20% tra 5 e 10 milioni Per i lavoratori a partita Iva, i ristori partono da 3.000 euro. A questo si aggiunge la pace fiscale, ovvero la cancellazione delle cartelle esattoriali obsolete fino al tetto massimo di 5.000 euro, ma con un limite di reddito di 30mila euro. Secondo quanto ha affermato il presidente Draghi, questo è stato deciso soltanto per permettere all’amministrazione di perseguire la lotta all’evasione in modo più efficiente. In seguito, nel decreto Sostegni si parla anche di Cassa Integrazione Covid prolungata per tutto il 2021, il blocco dei licenziamenti fino al 30 giugno e stanziamenti per la cultura, le scuole e l’università. Tornando a noi, secondo questo decreto, a tutte le aziende che nel 2020 hanno perso meno del 30% sul 2019, non spetta una lira! Questa grande fascia di imprese è completamente fuori da ogni genere di forma di risarcimento danni, nonostante vi siano delle aziende chiuse dal 25 ottobre, come i ristoranti sulla costa. Facendo riferimento a una valutazione di un ristorante a Grosseto, i giorni di apertura/chiusura possono essere sintetizzati in questo modo: Giorni totali periodo 8 marzo 2020/20 marzo 2021: 376 giorni Giorni di chiusura totale: 243 giorni Giorni in cui abbiamo potuto aprire anche a cena: 133 Prendendo in considerazione solo il 2021: Totale 81 giorni, di cui totalmente chiusi 60 Aperti solo a pranzo contingentati: 36 giorni Aperti anche a cena: 0 giorni E nessuna di queste aziende, che non supera una perdita di fatturato di oltre il 30%, potrà ricevere gli indennizzi. Mesi e mesi di chiusure e neanche un centesimo! Questa non è giustizia! E un decreto Sostegni che esclude dalla ricezione dei ristori una grande fascia di imprese, non è un valido decreto Sostegni! Ancora una volta vediamo accadere davanti ai nostri occhi l’ennesimo scempio di questo governo, in perfetta continuità con il Conte Bis! Basta prendere in giro le imprese con false promesse! Basta prendere in giro gli italiani!

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I RISTORATORI GRIDANO AIUTO!

Il “semaforo” delle chiusure per il rischio epidemico è dirompente per i settori produttivi del Paese. Quello che gli operatori del commercio e dei pubblici esercizi chiedono non sono elemosine, ma certezze. È ignobile scaricare addosso ai settori produttivi del Paese ogni colpa del diffondersi del contagio e, soprattutto, non fa onore a chi dovrebbe assumersi il peso delle proprie scelte in prima persona. Gli operatori della ristorazione devono sottostare al lampeggiamento del semaforo (saremo zona rossa, arancione o gialla questa settimana? Bho non si sa), in attesa che qualcuno conceda loro i ristori promessi.

Il comparto registra oltre 37 miliardi di perdite solo nel 2020: circa il 40% dell’intero fatturato annuo è andato in fumo. Quello che serve non è solo un piano ristori adeguato, ma anche un programma per riaprire in sicurezza il locale, per non rimanere nel perimetro della sopravvivenza assistita. Ci basti pensare che gli indennizzi ricevuti coprono solo il 7% dell’intero fatturato: è un aiuto economico legato ai costi fissi e non alle perdite! Questo indica esattamente il livello di pietà con il quale il governo sta affrontando questa situazione. L’unico modo per provare a sanare i conti delle imprese sarebbe assicurare almeno un ristoro del 50% del fatturato dell’attività, così che i commercianti non debbano attingere alle riserve personali o indebitarsi.

Lo stato ha donato a questo comparto 36.000€ di ristori, peccato che i titolari abbiano dovuto prelevare dai propri conti la bellezza di 150.000€ per evitare il fallimento della propria azienda. È evidente che concepire il ristoro in questo modo non è la soluzione. Il problema si potrebbe risolvere solo facendo riaprire le aziende in sicurezza perché le attività non possono più campare di ristori. Bisogna imparare a convivere con il Covid e tornare a lavorare! Dopo un anno di emergenza bisogna andare oltre!

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