I RISTORATORI GRIDANO AIUTO!

Il “semaforo” delle chiusure per il rischio epidemico è dirompente per i settori produttivi del Paese. Quello che gli operatori del commercio e dei pubblici esercizi chiedono non sono elemosine, ma certezze. È ignobile scaricare addosso ai settori produttivi del Paese ogni colpa del diffondersi del contagio e, soprattutto, non fa onore a chi dovrebbe assumersi il peso delle proprie scelte in prima persona. Gli operatori della ristorazione devono sottostare al lampeggiamento del semaforo (saremo zona rossa, arancione o gialla questa settimana? Bho non si sa), in attesa che qualcuno conceda loro i ristori promessi.

Il comparto registra oltre 37 miliardi di perdite solo nel 2020: circa il 40% dell’intero fatturato annuo è andato in fumo. Quello che serve non è solo un piano ristori adeguato, ma anche un programma per riaprire in sicurezza il locale, per non rimanere nel perimetro della sopravvivenza assistita. Ci basti pensare che gli indennizzi ricevuti coprono solo il 7% dell’intero fatturato: è un aiuto economico legato ai costi fissi e non alle perdite! Questo indica esattamente il livello di pietà con il quale il governo sta affrontando questa situazione. L’unico modo per provare a sanare i conti delle imprese sarebbe assicurare almeno un ristoro del 50% del fatturato dell’attività, così che i commercianti non debbano attingere alle riserve personali o indebitarsi.

Lo stato ha donato a questo comparto 36.000€ di ristori, peccato che i titolari abbiano dovuto prelevare dai propri conti la bellezza di 150.000€ per evitare il fallimento della propria azienda. È evidente che concepire il ristoro in questo modo non è la soluzione. Il problema si potrebbe risolvere solo facendo riaprire le aziende in sicurezza perché le attività non possono più campare di ristori. Bisogna imparare a convivere con il Covid e tornare a lavorare! Dopo un anno di emergenza bisogna andare oltre!

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