LA MARCIA SU ROMA DEI RISTORATORI

La protesta è partita: i ristoratori esanimi hanno deciso di manifestare per le ennesime chiusure imposte dal governo. In che modo avverrà questa manifestazione? Attraverso una marcia che partirà da Firenze fino ad arrivare a Roma davanti a Palazzo Chigi. Il punto di partenza è la Certosa di Firenze esattamente oggi, 29 marzo. Questa protesta rappresenta il “proseguimento” della manifestazione che si è tenuta venerdì 28 marzo a Firenze, e quella di sabato a Manciano in provincia di Grosseto, dove i ristoratori maremmani chiedevano a gran voce di riaprire i loro locali.

Il grido d’allarme pare essere partito da Grosseto da Massimiliano Pepi, uno storico ristoratore maremmano da sempre in prima linea contro la sfilza di chiusure indiscriminate del governo. Massimiliano si fa portavoce dei discontenti di tutto il settore che ormai non può più rimanere a guardare in silenzio lo sgretolamento costante di tutta la macchina della ristorazione. La situazione è diventata intollerabile per loro e per tutti i comparti legati al turismo, alle palestre, ai cinema e al teatro: molte di queste attività hanno le serrande abbassate da un anno!

Quali sono allora le richieste che rivendicheranno gli operatori della ristorazione durante la marcia?

  • Riaprire immediatamente tutte le attività commerciali senza alcun genere di restrizione, ma a   
    patto di seguire alla lettera i protocolli di sicurezza.
  • Eliminazione definitiva del coprifuoco.
  • Cancellazione dei divieti di spostamento tra Comuni e Regioni su tutto il territorio nazionale, eliminando anche la ridicola divisione per colori
  • Accordare l’anno bianco fiscale e il credito di imposta su affitto locazione e affitto d’azienda.

A margine di tutto questo, gli imprenditori richiedono un congruo risarcimento danni da parte dello Stato italiano e non quella miseria di indennizzi che i governi Conte e Draghi hanno loro concesso, prendendo in giro interi comparti produttivi. Noi di Fratelli d’Italia sosteniamo queste ragioni e ci faremo anche noi portavoce di queste necessità. Tuteliamo le nostre imprese! Gli italiani vanno aiutati e non presi in giro! 

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IL NUOVO DECRETO SOSTEGNI E LE SUE INGIUSTIZIE

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L’argomento all’ordine del giorno è il nuovo decreto Sostegni, il cui obiettivo è quello di pianificare un nuovo scostamento di bilancio (circa 32 miliardi di euro) per finanziare i nuovi aiuti per sostenere imprese e famiglie. Ma quali sono questi nuovi ristori? La fetta più grande è destinata ai contributi a fondo perduto per le imprese e lavoratori autonomi colpiti dalla crisi e agli ammortizzatori sociali come reddito di cittadinanza, cassa Covid e proroga Naspi. La parte più interessante arriva nel momento in cui si stabiliscono le fasce di attribuzione. Potranno accedere agli indennizzi statali le imprese con un fatturato non superiore a 10 milioni di euro perdite del 30% almeno rispetto all’ammontare medio mensile del 2020, scaglionate in queste percentuali: 60% per le imprese fino a 100mila euro 50% tra 100mila e 400mila euro 40% tra 400mila e un milione 30% tra uno e 5 milioni 20% tra 5 e 10 milioni Per i lavoratori a partita Iva, i ristori partono da 3.000 euro. A questo si aggiunge la pace fiscale, ovvero la cancellazione delle cartelle esattoriali obsolete fino al tetto massimo di 5.000 euro, ma con un limite di reddito di 30mila euro. Secondo quanto ha affermato il presidente Draghi, questo è stato deciso soltanto per permettere all’amministrazione di perseguire la lotta all’evasione in modo più efficiente. In seguito, nel decreto Sostegni si parla anche di Cassa Integrazione Covid prolungata per tutto il 2021, il blocco dei licenziamenti fino al 30 giugno e stanziamenti per la cultura, le scuole e l’università. Tornando a noi, secondo questo decreto, a tutte le aziende che nel 2020 hanno perso meno del 30% sul 2019, non spetta una lira! Questa grande fascia di imprese è completamente fuori da ogni genere di forma di risarcimento danni, nonostante vi siano delle aziende chiuse dal 25 ottobre, come i ristoranti sulla costa. Facendo riferimento a una valutazione di un ristorante a Grosseto, i giorni di apertura/chiusura possono essere sintetizzati in questo modo: Giorni totali periodo 8 marzo 2020/20 marzo 2021: 376 giorni Giorni di chiusura totale: 243 giorni Giorni in cui abbiamo potuto aprire anche a cena: 133 Prendendo in considerazione solo il 2021: Totale 81 giorni, di cui totalmente chiusi 60 Aperti solo a pranzo contingentati: 36 giorni Aperti anche a cena: 0 giorni E nessuna di queste aziende, che non supera una perdita di fatturato di oltre il 30%, potrà ricevere gli indennizzi. Mesi e mesi di chiusure e neanche un centesimo! Questa non è giustizia! E un decreto Sostegni che esclude dalla ricezione dei ristori una grande fascia di imprese, non è un valido decreto Sostegni! Ancora una volta vediamo accadere davanti ai nostri occhi l’ennesimo scempio di questo governo, in perfetta continuità con il Conte Bis! Basta prendere in giro le imprese con false promesse! Basta prendere in giro gli italiani!

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RITARDO DEI RISTORI = CHIUSURA DELLE ATTIVITA’

E per quanto riguarda i ristori per il mondo della ristorazione? Parliamo di briciole. I vari Decreti-legge varati in questi mesi, in termini di rimborso sul fatturato perduto a causa delle restrizioni per prevenire i contagi da Covid-19, prevedono indennizzi per ristoranti e bar che non coprono neanche l’1% del giro d’affari reale. Alcuni, sconfortati, dicono è meglio di niente, ma la realtà è che quella somma è servita a coprire solo il pagamento di qualche utenza. Nella grande maggioranza dei casi, il calo delle uscite è infinitamente inferiore rispetto alla perdita delle entrate!

Dati alla mano, il settore della ristorazione ha perso circa il 40% del giro d’affari e la situazione è anche peggiore per le grandi città d’arte, soprattutto dopo il terribile calo di fatturato nel 2020. E il 2021 non sembra prospettare un’enorme ripresa: sono più le realtà che non pensano di riaprire che quelle che credono di rimettersi presto in carreggiata. Fipe/Confcommercio afferma che ricevono ogni giorno chiamate dai ristoratori e gli imprenditori per lamentare i ritardi nell’erogazione dei ristori. In questo modo le imprese non possono neanche fare piani di medio periodo e non riescono a sopravvivere!

In molti credono che un lockdown totale sia meglio delle chiusure a singhiozzo: ricordiamoci che se un’attività rimane aperta non è oggetto di ristori dal governo. Pensiamo ai parrucchieri e ai barbieri: aperti anche in zona rossa, ma con un numero di clienti che rasenta lo zero. Loro non riceveranno nessun indennizzo! Al contempo, però, è impossibile per le imprese del comparto coprire tutte le tasse con le poche entrate che hanno. Le prossime chiusure potrebbero essere la mazzata finale per molte attività! L’ipotesi migliore è quella di ripartire in sicurezza, assicurandosi che le imprese si siano adeguate ai protocolli e si possa convivere con il virus!

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L’ENNESIMO RIMANDO DELLE RIAPERTURE DEGLI IMPIANTI SCIISTICI. AIUTIAMO QUESTI POVERI OPERATORI!

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La nostra leader, Giorgia Meloni, ha risposto ieri a un tweet di Nicola Zingaretti il quale rivendica il danno all’economia dello sci e della montagna e la necessità di appropriati indennizzi per accorrere in aiuto a questo comparto. Come ha risposto la nostra Capogruppo? Ovviamente facendogli notare che lui è al governo ed è tra le persone che può fare qualcosa per risolvere questa situazione!

Titolari di impianti sciistici e lavoratori del settore si sono visti chiudere in faccia un’altra volta le porte di una possibile chiusura degli impianti. Tutta la stagione invernale va dunque in fumo. L’ennesimo rinvio è segno di una profonda mancanza di rispetto per i lavoratori della montagna! Chi vive e lavora in montagna non merita minimamente di essere trattato in questo modo! È una presa in giro!

Questa situazione riguarda tutte le regioni che possiedono impianti sciistici. Toscana compresa. Teniamo conto che il fatturato è completamente a zero: nessuna possibilità di incassare denaro. Consideriamo che nel 2020 i flussi turistici hanno subito una crisi senza precedenti: il Covid e le restrizioni rischiano di far perdere al turismo montano invernale il 70,2% di un fatturato che nelle ultime stagioni era arrivato a superare i 10 miliardi di euro. L’Ansa ha pubblicato una ricerca che afferma che “Le stime aggiornate a fine novembre segnano dati in assoluto campo negativo con un bilancio previsionale di fine stagione stimato, purtroppo, in soli 3 miliardi 100 milioni rispetto ai 10 miliardi 409 milioni di fatturato complessivo della stagione invernale 2018/2019 “. Sono dati agghiaccianti! E pensare che gli operatori vivono soltanto di quella miseria di ristoro che viene data dal governo! Di fatti, si tratta soltanto del 5% rispetto alle perdite e il mese di riferimento è aprile!

Bisogna agire! Questo governo sembra spaccato sul fronte del turismo di montagna e tutto questo non fa che peggiorare la situazione! Servono indennizzi adeguati alle perdite subite! Basta sprecare fiato con affermazioni futili! Noi vogliamo riforme concrete per salvare questi onesti lavoratori che si mantengono tutto l’anno lavorando in questo settore!

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I RISTORATORI GRIDANO AIUTO!

Il “semaforo” delle chiusure per il rischio epidemico è dirompente per i settori produttivi del Paese. Quello che gli operatori del commercio e dei pubblici esercizi chiedono non sono elemosine, ma certezze. È ignobile scaricare addosso ai settori produttivi del Paese ogni colpa del diffondersi del contagio e, soprattutto, non fa onore a chi dovrebbe assumersi il peso delle proprie scelte in prima persona. Gli operatori della ristorazione devono sottostare al lampeggiamento del semaforo (saremo zona rossa, arancione o gialla questa settimana? Bho non si sa), in attesa che qualcuno conceda loro i ristori promessi.

Il comparto registra oltre 37 miliardi di perdite solo nel 2020: circa il 40% dell’intero fatturato annuo è andato in fumo. Quello che serve non è solo un piano ristori adeguato, ma anche un programma per riaprire in sicurezza il locale, per non rimanere nel perimetro della sopravvivenza assistita. Ci basti pensare che gli indennizzi ricevuti coprono solo il 7% dell’intero fatturato: è un aiuto economico legato ai costi fissi e non alle perdite! Questo indica esattamente il livello di pietà con il quale il governo sta affrontando questa situazione. L’unico modo per provare a sanare i conti delle imprese sarebbe assicurare almeno un ristoro del 50% del fatturato dell’attività, così che i commercianti non debbano attingere alle riserve personali o indebitarsi.

Lo stato ha donato a questo comparto 36.000€ di ristori, peccato che i titolari abbiano dovuto prelevare dai propri conti la bellezza di 150.000€ per evitare il fallimento della propria azienda. È evidente che concepire il ristoro in questo modo non è la soluzione. Il problema si potrebbe risolvere solo facendo riaprire le aziende in sicurezza perché le attività non possono più campare di ristori. Bisogna imparare a convivere con il Covid e tornare a lavorare! Dopo un anno di emergenza bisogna andare oltre!

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