IL NUOVO DECRETO SOSTEGNI E LE SUE INGIUSTIZIE

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L’argomento all’ordine del giorno è il nuovo decreto Sostegni, il cui obiettivo è quello di pianificare un nuovo scostamento di bilancio (circa 32 miliardi di euro) per finanziare i nuovi aiuti per sostenere imprese e famiglie. Ma quali sono questi nuovi ristori? La fetta più grande è destinata ai contributi a fondo perduto per le imprese e lavoratori autonomi colpiti dalla crisi e agli ammortizzatori sociali come reddito di cittadinanza, cassa Covid e proroga Naspi. La parte più interessante arriva nel momento in cui si stabiliscono le fasce di attribuzione. Potranno accedere agli indennizzi statali le imprese con un fatturato non superiore a 10 milioni di euro perdite del 30% almeno rispetto all’ammontare medio mensile del 2020, scaglionate in queste percentuali: 60% per le imprese fino a 100mila euro 50% tra 100mila e 400mila euro 40% tra 400mila e un milione 30% tra uno e 5 milioni 20% tra 5 e 10 milioni Per i lavoratori a partita Iva, i ristori partono da 3.000 euro. A questo si aggiunge la pace fiscale, ovvero la cancellazione delle cartelle esattoriali obsolete fino al tetto massimo di 5.000 euro, ma con un limite di reddito di 30mila euro. Secondo quanto ha affermato il presidente Draghi, questo è stato deciso soltanto per permettere all’amministrazione di perseguire la lotta all’evasione in modo più efficiente. In seguito, nel decreto Sostegni si parla anche di Cassa Integrazione Covid prolungata per tutto il 2021, il blocco dei licenziamenti fino al 30 giugno e stanziamenti per la cultura, le scuole e l’università. Tornando a noi, secondo questo decreto, a tutte le aziende che nel 2020 hanno perso meno del 30% sul 2019, non spetta una lira! Questa grande fascia di imprese è completamente fuori da ogni genere di forma di risarcimento danni, nonostante vi siano delle aziende chiuse dal 25 ottobre, come i ristoranti sulla costa. Facendo riferimento a una valutazione di un ristorante a Grosseto, i giorni di apertura/chiusura possono essere sintetizzati in questo modo: Giorni totali periodo 8 marzo 2020/20 marzo 2021: 376 giorni Giorni di chiusura totale: 243 giorni Giorni in cui abbiamo potuto aprire anche a cena: 133 Prendendo in considerazione solo il 2021: Totale 81 giorni, di cui totalmente chiusi 60 Aperti solo a pranzo contingentati: 36 giorni Aperti anche a cena: 0 giorni E nessuna di queste aziende, che non supera una perdita di fatturato di oltre il 30%, potrà ricevere gli indennizzi. Mesi e mesi di chiusure e neanche un centesimo! Questa non è giustizia! E un decreto Sostegni che esclude dalla ricezione dei ristori una grande fascia di imprese, non è un valido decreto Sostegni! Ancora una volta vediamo accadere davanti ai nostri occhi l’ennesimo scempio di questo governo, in perfetta continuità con il Conte Bis! Basta prendere in giro le imprese con false promesse! Basta prendere in giro gli italiani!

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IL DISAGIO EMOTIVO E PSICOLOGICO CRESCE VERTIGINOSAMENTE PER STUDENTI IN DAD

Il fallimento delle politiche contro il Covid ha portato a richiudere le scuole anche per i più piccoli, fino all’asilo, nonostante i dati dimostrino che il contagio negli istituti è basso. È difficile spiegare a un bambino che cos’è un virus e il perché ci troviamo in questa situazione, soprattutto se ci capita a dover descrivere l’esistenza di un cosiddetto “nemico invisibile”. Un nemico che si prende respirando e che non permette loro di stare insieme agli amici o di abbracciare le persone a cui vogliono bene. Un nemico che ha ucciso la loro creatività non consentendogli di esercitare il diritto più basilare per i bambini: andare a scuola e stare con i propri amici. Quella che era un’emergenza è diventata un’abitudine. Anche i bambini più piccoli che non dovrebbero portare la mascherina insistono per indossarla perché “tutti ce l’hanno, perché io no?”. È diventata talmente tanto un’abitudine, che dopo un anno ormai è all’ordine del giorno aprire e chiudere le scuole come se fossero un interruttore. A scuola, al parco o in palestra i bambini si sfogano, giocano e esprimono la loro creatività. E a casa? Sono rinchiusi tra le quattro mura soffocanti. Alle conseguenze della Dad (didattica a distanza) si aggiungono dispersione scolastica, cattiva alimentazione, eccesso di sedentarietà, disturbi del sonno e dipendenza dei videogiochi. Secondo il rapporto Censis di maggio 2020, la dispersione scolastica è stimata superiore al 10% e spesso la situazione è aggravata anche dal fatto che parte degli studenti (i più disagiati) che non riescono ad avere l’accesso in Internet o ai mezzi informatici. Secondo un altro studio condotto dall’Ufficio Promeco il disagio emotivo è aumentato dell’81,8%, segnalando anche importanti incrementi rispetto a problemi legati a stati d’ansia, con effetti su insonnia (+25,5%) e attacchi di panico (24,5%). Ora si vocifera persino di allungare il calendario scolastico fino a fine luglio! Ma non staranno infliggendo un colpo fin troppo duro al comparto scolastico e a tutti gli studenti che ormai sono esasperati e sviliti dalla cosiddetta Dad? Forse non ci si rende conto delle conseguenze psicologiche ed emotive per gli studenti e le studentesse! Si sarebbe potuto fare di più? Certo che sì, come risolvere il problema dei trasporti, ma la scuola non è pare essere una priorità per questo Governo.

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AGROALIMENTARE E RISTORAZIONE: ALCUNI DEI SETTORI CHE PAGHERANNO IL PREZZO PIU’ CARO DELLE RESTRIZIONI

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Lockdown e restrizioni pasquali costeranno profumatamente. E chi pagherà il prezzo più caro? Il settore della ristorazione e dell’agroalimentare. Con le misure restrittive in vigore in tutta Italia si fermano ristoranti e bar i quali rimarranno attivi solo per le consegne a domicilio e asporto. A questo ci aggiungiamo il fatto che vanno in fumo i guadagni attesi dalle festività pasquali: sono 7 milioni gli italiani che optavano per il pranzo di Pasqua al ristorante, per una spesa pari a 400 milioni di euro. Tutto il settore della ristorazione e dell’agroalimentare ne risentirà, comprese tutte le aziende di prodotti Made in Italy: le chiusure dei weekend e delle festività pasquali costeranno la bellezza di 5 miliardi di euro a tutto il comparto.

Anche Coldiretti chiede a Draghi di sbrigarsi con il decreto “Sostegni”. Bisogna sostenere con delle buone misure il sistema dell’agroalimentare italiano che vale 538 miliardi per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro nei circa 360mila tra bar, mense, ristoranti e agriturismi nella Penisola, 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole. Anche la vendita di prodotti del Made in Italy ha subito una forte battuta d’arresto: si stima una perdita di fatturato di 11,5 miliardi di euro per le mancate vendite di cibo e bevande. Insomma, cifre da capogiro, ma qualcuno sembra infischiarsene.

I ristoratori sono al collasso: le spese corrono ma le entrate ammontano a zero. Per non parlare poi di tutte le spese arretrate del 2020 che tutti i titolari sono costretti a pagare, nonostante le attività fossero chiuse! Niente indennizzi, chiusure forzate delle attività, ma tasse da pagare obbligatoriamente allo Stato. Questa è un’ingiustizia! Ci aspettavamo un reale cambio di passo rispetto al governo precedente, ma nulla è mutato di una virgola. Stesse misure del governo Conte, ma firmate al nome di Mario Draghi, quindi sono misure legittime secondo non si sa quale paradigma di accettazione. Serve un governo che stravolga il sistema, lo ribalti e lo rifaccia da capo, perché un esecutivo degno di questo nome non deve voler vedere gli italiani chiedere l’elemosina, ma deve sostenerli e tutelare le loro imprese!

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LA SITUAZIONE PEGGIORA DI ORA IN ORA: VI SVELIAMO I DATI DRAMMATICI SULLA POVERTA’ IN ITALIA

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Che le famiglie italiane fossero alle prese con la crisi del lavoro causata dalla pandemia è un’ovvietà, ma adesso emergono dati drammatici che inquadrano perfettamente gli effetti del Covid sull’economia. Secondo le stime preliminari dell’Istat nel 2020, le famiglie in povertà assoluta sono oltre 2 milioni, ossia si registra un aumento di un milione di persone. L’incremento è agghiacciante: le famiglie totalmente indigenti sono 335mila in più (+7,7%) rispetto al 2019. Addirittura 5,6 milioni di individui, il 9,4% della popolazione italiana, ogni giorno hanno problemi a mettere insieme il pranzo con la cena, o a soddisfare bisogni primari. La povertà assoluta cresce repentinamente ed è il valore più alto dal 2005! L’incremento, tuttavia, si distribuisce in modo differente: si concentra nel Nord del Paese, dove l’incidenza raggiunge il 7,6%, ma si diffonde maggiormente nel Mezzogiorno con il 9,3%, contro il 5,5% del Centro. Nel Mezzogiorno, gli individui poveri crescono di quasi 186mila unità; al Centro sono quasi 53mila le famiglie in difficoltà e circa 128mila individui in più rispetto al 2019. Tra i più penalizzati troviamo le famiglie numerose e quelle mono genitore e gli occupati tra i 35 e i 44 anni. Il tutto è collegato e influenza il crollo dei consumi e la spesa famigliare torna ai livelli del 2000. Che il Covid avesse fatto uno sfacelo a livello economico e sociale non è una novità, ma dovremmo stupirci dei numeri terrificanti che ci vengono dati. Un incremento di quasi un milione di poveri in più in un solo anno è una vergogna! Rendiamoci conto di quanti compatrioti stanno vivendo delle situazioni critiche, tanto da non permettersi neanche di portare, come si suol dire, la pagnotta a casa! E al governo che cosa stanno facendo? Applicando restrizioni a manetta dimenticandosi di inviare i ristori agli italiani che ne hanno fatto richiesta a dicembre! Si, avete sentito bene: proprio a dicembre! Serve un piano economico efficace e miglioriamo le condizioni di vita degli italiani! Non è possibile continuare in questo modo.

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L’INCUBO DEGLI ITALIANI DIVENTA REALTA’: 50 MILIONI DI CARTELLE ESATTORIALI IN PARTENZA

L’incubo di milioni di famiglie e imprese italiane sta per diventare realtà. Stanno per essere spedite 50 milioni di cartelle esattoriali da pagare messe in stand by dalla pandemia. I rinvii erano stati decisi per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia con milioni di attività costrette a fare i conti con chiusure e blocchi di produzione. Stavolta, però, il governo non pare aver annunciato nessuna proroga.

Le opinioni sul rinvio sono discordi: c’è chi ritiene che chiedere di riaprire il portafogli subito sia controproducente e chi pensa che far slittare il termine di sospensione ulteriormente significhi far accumulare cartelle su cartelle, rendendo complicata la gestione delle pratiche. Come riporta l’agenzia Adnkronos, l’ipotesi messa al vaglio sarebbe non vessare eccessivamente i contribuenti e modificare i tempi della prescrizione per poter spalmare la trasmissione di notifiche e avvisi nell’arco di un paio di anni, ad un ritmo di tre o quattro milioni di cartelle al mese.

Non ci sarà dunque nessuna distinzione tra chi ha un’attività a rischio fallimento, chi ha perso il lavoro e chi invece continua a fatturare. Come afferma anche Giorgia Meloni sul suo post su Facebook: “la maggioranza che sostiene Draghi cala la mannaia e boccia gli emendamenti di Fratelli d’Italia per posticipare la riscossione. È impensabile che lo stesso Governo che obbliga alla chiusura attività come palestre, ristoranti, cinema e teatri, poi pretenda che i lavoratori di questi settori debbano mettersi in regola coi pagamenti. Tutto ciò è profondamente ingiusto: il Governo intervenga in extremis per esentare dalle prossime scadenze le categorie colpite.” E noi come possiamo non concordare? È inutile martoriare ulteriormente le aziende già sul lastrico. Vogliono migliorare la situazione? Allora rinviamo le cartelle e veniamo in contro ai nostri lavoratori!

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INDENNIZZI PER IL COMPARTO RISTORAZIONE IN RITARDO. BISOGNA RIPARTIRE IN SICUREZZA!

L’amico Danilo Ceccarelli, presidente provinciale di Fipe Confcommercio Grosseto dichiara che “Non è più rinviabile un allentamento delle restrizioni per i pubblici esercizi in grado di garantire il servizio al tavolo. Lo dimostra il fatto che anche l’Anci, e dunque i sindaci di tutta Italia, si sia detta favorevole a questo doveroso passo in avanti”. Insomma, ci si augura che nel prossimo dpcm, di cui già si vociferano alcune norme, venga considerato tutto questo. Il rischio è che queste categorie vengano penalizzate caricandole di responsabilità che non gli aspettano.

Ormai sono più di sei mesi che i ristoratori combattono questa battaglia ed è un lasso di tempo troppo lungo! E queste imprese non possono essere aperte e chiuse a mo’ di interruttore e a suon di dpcm. E pensare che 46 mila imprenditori della ristorazione non ha ancora ricevuto gli indennizzi richiesti e la data di chiusura delle domande per la richiesta è stata fissata al 15 dicembre scorso. A loro venne garantito che, entro la fine di gennaio, sarebbe stato effettuato il pagamento dell’anticipo del 90% sugli acquisti dei prodotti agroalimentari. Siamo a metà febbraio e ancora tutto tace. Come dichiara Fipe Confcommercio, ci sono in ballo la bellezza di 345 milioni di euro per questo comparto messo in ginocchio dalle misure di contenimento del Covid-19 e il platfond complessivo raggiungeva la somma di 600 milioni di euro. Non sono di certo spiccioli!

Qui serve un intervento immediato e il governo si deve attivare immediatamente! La filiera agroalimentare ha bisogno di sostegno e di poter ripartire! Occorre rispetto per il lavoro di oltre un milione di persone! Deve crescere la consapevolezza che sarebbe molto più facile far rispettare le misure di distanziamento in un locale rispetto che in una piazza dove, purtroppo anche nella provincia di Grosseto, le persone finiscono per assembrarsi senza precauzioni di sicurezza. Ma è possibile che dopo un anno di pandemia non abbiamo ancora imparato a convivere con il virus? Non vanifichiamo il lavoro fatto da queste attività per aggiornarsi alle norme anti-contagio richieste per poter riaprire! Ripartiamo in sicurezza!

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LE ACCUSE AD ARCURI RIVELANO L’INEFFICIENZA DEL SISTEMA ORGANIZZATIVO DELLA PANDEMIA

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Finalmente si arriva alla svolta sull’inchiesta delle maxicommesse da 72 milioni di euro l’acquisto di 801 milioni di mascherine provenienti dalla Cina nella prima ondata del Coronavirus in Italia. Sono arrivate le misure cautelari a carico di persone responsabili di reati di traffico e influenze illecite, riciclaggio, auto-riciclaggio e ricettazione. Il traffico sarebbe aggravato dal reato transnazionale. Domenico Arcuri si troverebbe incastrato nella situazione, in quanto effettuò diversi affidamenti a favore di 3 consorzi cinesi per l’acquisto di mascherine di varia tipologia.

Al riguardo è intervenuta anche Giorgia Meloni, la quale si è dichiarata contraria a lasciare ancora al suo posto il super-commissario chiamato da Giuseppe Conte a gestire di tutto: dalla scuola ai vaccini, dalle mascherine all’Ilva. La nostra leader e Francesco Lollobrigida denunciano che “La gestione ha mostrato inefficienze e zone d’ombra, e già numerose sono le inchieste che stanno approfondendo le irregolarità”. Di fatti Arcuri sembra coinvolto anche sulla vicenda del materiale ospedaliero, tra cui i preziosi ricambi per i respiratori, e la famosa vicenda dei padiglioni “primula” per effettuare le vaccinazioni, al costo di oltre 400.000 l’uno. Che cosa deve ancora accadere per avere qualcuno di realmente qualificato per la gestione di questa pandemia?

La gestione dell’emergenza è piena di zone d’ombra. Basti pensare che un anno dopo la situazione non sembra minimamente cambiata. Il paradigma dovrebbe essere la convivenza con il virus, non continuare a chiudere tutto e dividere l’Italia a fasce. E la situazione non sembra migliorare: si annunciano nuove chiusure e il contagio continua a diffondersi in maniera incontrollata. La campagna vaccinale prosegue a rilento e sicuramente non saranno le primule a salvarci. Serve un piano pandemico aggiornato e un sistema organizzativo gestito da qualcuno di qualificato! Ma com’è possibile che in un anno di pandemia non abbiamo imparato nulla?

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APPELLO A DRAGHI SULLA TRASPARENZA DEI DATI SUL COVID. FRATELLI D’ITALIA CHIEDE DISCONTINUITA’ CON IL GOVERNO PRECEDENTE.

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Oltre 300 docenti che fanno capo a Lettera 150, il think tank nato durante il primo lockdown per proporre soluzioni efficaci contro l’epidemia e per la ricostruzione del Paese, ha fatto appello al nostro Presidente del Consiglio, Mario Draghi, per chiedere una maggiore trasparenza sui dati relativi alla pandemia da Covid-19. Non è la prima volta che accade: la prima richiesta è avvenuta l’11 gennaio 2021 e riguardava, in particolare, i 21 indicatori sulla base dei quali l’Istituto Superiore di Sanità e il ministero della Salute hanno stabilito il metodo di assegnamento, e le relative misure restrittive, delle fasce di colore alle regioni. A quest’ultima richiesta, purtroppo, non hanno ricevuto risposta. Lettera 150 fa ora appello a Mario Draghi affinché vengano esibiti i dati. È lo stesso Presidente del Consiglio che ha sottolineato quanto sia importante che le istituzioni e il governo siano trasparenti. Ed è per questo che viene richiesto al neoeletto Presidente di passare dalle parole ai fatti. Ricordiamoci che delle parole non se ne fa nulla nessuno! Quello che servono sono i fatti concreti! Potrebbe dimostrare la sua lealtà nei confronti delle parole espresse, proprio esibendo i dati e facendo chiarezza. Tutti hanno diritto di sapere in che modo e secondo quali parametri un determinato territorio è sottoposto a precise restrizioni. È necessario che questo governo dia un forte segnale di discontinuità rispetto al passato. Noi chiediamo discontinuità negli annunci, nella comunicazione, e nelle decisioni. Ci deve essere discontinuità con le chiusure e le aperture a singhiozzo che peggiorano solo la situazione. Le strategie devono cambiare! Noi non possediamo i dati per compiere decisioni, ma vogliamo che la situazione cambi per portare rispetto a tutti i cittadini e lavoratori.

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Il Commento di Giorgia Meloni sul nuovo esecutivo!!

Giorgia Meloni – Duro il commento della squadra formata da Mario Draghi, da parte della leader di Fratelli d’Italia: “Le grandi aspettative degli italiani sull’ipotesi di un governo dei ‘migliori’ in risposta all’appello del Capo dello Stato per fare fronte alla drammatica situazione dell’Italia si infrange nella fotografia di un Esecutivo di compromesso che rispolvera buona parte dei ministri di Giuseppe Conte”. Che poi chiosa: “Sono convinta più che mai che all’Italia serva un’opposizione libera e responsabili”.

Sostienimi, Sostieni Fratelli D’Italia e Giorgia Meloni!!!

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BLUFF SULLE TASSE IN ARRIVO!

Neanche il tempo di entrare in azione ed ecco a cosa si pensa con il nuovo governo: alleggerire il carico delle tasse applicate sugli stipendi da un lato e calare una pesante scure su casa e proprietà privata dall’altro. L’idea sarebbe ridiscutere l’Irpef, la cui rimessa in causa sarebbe direttamente collegata alla possibilità di revisione di un discorso più ampio sul sistema tributario. Il problema sussisterebbe nel fatto che, per attuare il piano, sarebbe necessario reperire i fondi altrove. Ed è qui che si andrebbero a colpire le eredità e gli immobili di proprietà, spostandosi verso una tassazione degli immobili.

La situazione economica italiana sembra complicarsi già ai primi stadi del nuovo governo. Gli italiani si troverebbero a pagare una tassa di successione e sugli immobili completamente ingiusta. Senza tener conto, inoltre, che pagare tasse ulteriori sulla casa, sembra un’idea impossibile in Italia. Il nostro Paese ha bisogno di tutto, tranne che di altre profumate tasse da pagare!

Non sarebbe meglio reperire i soldi altrove? Un esempio è sicuramente la lotta contro l’evasione fiscale, che rimane uno dei principali problemi della nostra economia! Secondo una commissione specifica che comprende docenti universitari, rappresentanti di vari ministeri, dell’Agenzia delle Entrate, dell’Istat e della Banca d’Italia, si stima che dal 2014 si viaggia intorno ai 111 miliardi di euro all’anno. Il rapporto ci dice anche che, per le sole tasse la percentuale di evasione è di quasi il 24 per cento. In soldoni, in media non si paga quasi un euro su quattro. Considerando la sola percentuale di evasione per l’Irpef sul lavoro indipendente, la percentuale si aggira solo intorno al -4%. Una percentuale bassissima rispetto a tutto il resto!

Non sarebbe dunque meglio correggere alcune anomalie di sistema, invece che imporre ulteriori tasse nei confronti dei nostri italiani? Basta con l’oppressione fiscale!

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