La premier Giorgia Meloni, a pochi giorni dall’anniversario dell’invasione russa, è in Ucraina. La presidente del Consiglio è stata a Bucha e Irpin, città simbolo della resistenza all’invasione russa, prima di incontrare il presidente Volodymyr Zelensky.
A Bucha, luogo del terribile massacro,Meloni ha deposto dei fiori per rendere omaggio alle vittime nelle fosse comuni. Davanti a questo luogo simbolico, la presidente del Consiglio si è chiusa in raccoglimento. “Può contare sull’Italia, siamo con voi dall’inizio e lo saremo fino alla fine. Avete tutto il nostro il supporto”, ha detto la presidente del Consiglio alle autorità ucraine. Una medaglia composta con le pallottole usate, è l’omaggio riservato alla premier, durante la sua visita a Bucha.
Meloni ha osservato con attenzione la medaglia e letto con interesse, ad alta voce, l’incisione sul retro: “Città non conquistata”. A tratti commossa, Meloni ha ascoltato da varie autorità ucraine i racconti delle tragedie causate in questi luoghi dall’aggressione russa.
Dopo Bucha, la visita ad Irpin, che ha subito pesanti bombardamenti nelle fasi iniziali della guerra. Accolta dal sindaco, la premier ha ascoltato dal primo cittadino il racconto della distruzione di quest’area rivolgendogli varie domande sulla popolazione e su quanto tempo serve per ricostruire la città. “Avendo i soldi – ha risposto il sindaco -, in due anni si può ricostruire tutta la città”.
Durante la visita, Giorgia Meloni non ha mai smesso di ribadire che gli italiani saranno sempre dalla loro parte. Ed è proprio così. Come dice lei stessa, “Combatteremo per voi e la vostra libertà“.
Nel terzo trimestre, aumenta il reddito delle famiglie consumatrici è aumentato in termini nominali dell’1,9% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi finali sono cresciuti del 4,1%.
Questo è quanto attesta l’Istat, la quale afferma inoltre che il potere d’acquisto delle famiglie, frenato dalla crescita dei prezzi (+1,6% la crescita del deflatore implicito dei consumi), è tuttavia cresciuto sul trimestre precedente dello 0,3%.
Infine, migliora il deficit che si attesta al 4,7% del Pil (6,2% nello stesso trimestre del 2021).
Bene così!
Negli ultimi mesi pare che il nostro Paese stia migliorando la situazione disastrata in cui si trovava a piccoli passi.
Poco a poco, stiamo raggiungendo importanti traguardi grazie alle politiche economiche che stiamo attuando. Nonostante non siamo assolutamente usciti dal periodo di crisi internazionale che stiamo vivendo, stiamo facendo scelte a favore dei nostri cittadini e della nostra economia. Continueremo a fare proposte per aumentare il reddito delle famiglie, degli stipendi e delle pensioni, in concomitanza alla riduzione del carico fiscale che opprime le buste paga.
Le nostre misure sembrano portare i loro frutti e non ci fermeremo qui!
È il tema che divide la politica e spacca i cittadini: da quanto riportato da un sondaggio pubblicato dal Corriere della Sera, più della metà di coloro che hanno risposto giudicano il Reddito di Cittadinanza negativamente.
Il presidente dell’INPS Tridico Pasquale, vicino al movimento pentastellato, è irremovibile sul sussidio, sostenendo che rifarebbe la misura.
Ma gli italiani continuano a essere malcontenti del RdC, il 53% di essi, infatti, sono contrari; “solo” il 32% del campione è a favore e il restante 15% si astiene esprimendo un “non saprei”.
Giorgia Meloni, schierata contro all’assegno di stato richiesto dai pentastellati, afferma che la messa a disposizione di altri 2 miliardi sul RdC è vergognosa e fallimentare in quanto misura stupida. Continua collegando i fallimenti del reddito alla questione degli stipendi bassi degli amministratori locali sostenendo che: “credo sia giusto oggi tornare a parlare di retribuzioni adeguate agli amministratori locali. È una follia che in questa Nazione chi si occupi della collettività spesso percepisca meno di chi prende il RdC”.
Il presidente dell’Inps, intanto, sostiene che ci sia una mancata attenzione nei confronti dei poveri in quanto sia riservato un atteggiamento violento e indifferente, afferma anche che il Paese non sia ancora pronto a una simile manovra. Conclude dicendo che il RdC esiste per i poveri presenti (75% quasi oltre 3 milioni) e senza lavoro e che una tale misura sarebbe pronto ad accettarla subito su due piedi, di nuovo.
È indecente il continuare a sostenere una tale manovra. Sono stati messi a disposizione 2 miliardi di euro, che avrebbero potuto essere utilizzati per sostenere, rinnovare e proteggere sia beni culturali, ma anche il futuro di un’Italia e il lavoro.
Un’Italia che dovrebbe ripartire dai giovani, ma che si trova a ripartire dai poveri grazie a misure di assistenzialismo che non creano valore!!!
“L’Italia dovrebbe andare in Europa e chiedere una missione europea che tratti con il governo libico, che porti a bloccare le partenze e ad aprire in Africa gli hotspot per valutare chi ha diritto ad essere rifugiato e chi no, che rimandi a casa chi non ne ha diritto e distribuisca i rifugiati nei Paesi dell’Ue.
Questa rimane l’unica soluzione seria per affrontare il problema: tutto il resto è furore ideologico e in questi anni ne abbiamo visti i risultati.”
“A volte penso che all’Italia servirebbe un bravo “mental coach“, di quelli che ti spiegano le cose semplici che dovresti capire da solo” questo è quello che ha detto Giorgia Meloni a un’intervista riportata su Il Giornale. In questo report la capogruppo ha descritto il suo piano per l’Italia che si focalizzerebbe sul valorizzare la nostra nazione proprio come se fosse un “brand”. Il made in Italy, infatti, è garanzia di qualità, ma anche di fascino e prestigio e per questa ragione la visione economica e di politica industriale italiana dovrebbe essere scontata: bisognerebbe riconvertire tutto ciò che non è identificabile con il marchio Italia in ciò che ha una forte identificazione con il nostro Paese.
Giorgia Meloni definisce Fratelli d’Italia un «partito fieramente produttivista» che si schiera continuamente dalla parte delle imprese, sostenendo chi produce e chi assume in Italia. E tutto è possibile se si porgesse l’orecchio al reale tessuto produttivo italiano, piuttosto che ai grandi potentati economici e finanziari. Non mancano, infatti, le proposte in questo campo, tra cui il “far pagare le tasse in base al principio «più assumi, meno paghi», in modo da agevolare chi crea posti di lavoro in Italia e penalizzare le multinazionali e i giganti del web che ben poco contribuiscono alla crescita economica della nazione”. Per questo gli imprenditori andrebbero ricompensati con meno tasse, meno oppressione fiscale, meno burocrazia, ma soprattutto più libertà e più rispetto da parte dello Stato che non deve imporsi come il “bullo” debole con i forti e forte con i deboli.
Per quanto riguarda l’evasione fiscale, la Meloni sostiene che si fa contrastando l’evasione delle banche “che trasferiscono utili e risorse nei paradisi fiscali, le sedi fintamente spostate all’estero, le finte cooperative care alla sinistra, le «frodi carosello» sull’Iva delle grandi aziende che distolgono miliardi all’erario”. Bisogna contrastare anche le attività “«apri e chiudi» dei cinesi, dei bengalesi e degli extracomunitari in generale”. E questo non per essere razzisti (perché non è questo il caso), ma perché sono imprese che nascono come funghi, ma non pagano un euro di tasse cambiando ragione sociale prima che lo Stato si faccia vivo. In questo modo le imprese italiane chiudono favorendo quelle straniere! La soluzione è il pagamento di una cauzione come anticipo delle tasse da pagare: peccato che la proposta è stata bocciata dal Parlamento!
Perché lo stesso Stato che pretende di controllare ogni nostra spesa e ogni nostra azione non controlla le piazze e le città dalla criminalità? È qui che la forza dello Stato deve farsi sentire anche con il miglioramento del sistema delle forze dell’ordine! Lo Stato deve essere presente anche nella riunione della dinamica tra impresa e lavoro che non può essere conflittuale tra macro e microimprese, ma dovrebbe essere improntata alla condivisione e al walfare aziendale.
Parlando della Crisi da Covid, Giorgia Meloni ha espresso qualche parola riguardo a coloro che hanno perso il lavoro: a fronte di dipendenti che hanno ottenuto l’assicurazione per mesi del blocco dei licenziamenti e cassa d’integrazione, i lavoratori autonomi non hanno ricevuto lo stesso trattamento. Per questo servirebbero ammortizzatori sociali per tutti, tra cui un assegno di disoccupazione e di solidarietà per tutti quelli che non possono lavorare per ragioni oggettive.
La nostra Capogruppo nell’intervista si è espressa chiaramente riguardo temi che per alcuni possono sembrare distanti, ma che in realtà in un modo o nell’altro riguardano tutti gli italiani. La crisi Covid ha fatto emergere molti problemi che possono essere migliorati senza ombra di dubbio, ed è quello per cui noi di Fratelli d’Italia continueremo a lottare senza sosta, per cucinare il “piatto Italia” secondo la “Ricetta di Giorgia Meloni”.
L’emendamento 30.64 al decreto Sostegni, il cui obiettivo era concedere più tempo a imprese e Comuni per adeguarsi alla nuova disciplina sui rifiuti urbani ed ai relativi impatti sulla Tari, è riuscito a mettere i bastoni tra le ruote alle imprese. Quella che si prospettava come una soluzione è, in realtà, un grande pasticcio. Questo è quanto ha fatto emergere la Cna che, insieme ad altre associazioni di categoria, ha fatto emergere il fatto che con questo emendamento si chiede alle imprese di comunicare, entro il 31 maggio prossimo quindi con otto mesi di anticipo, quali rifiuti urbani l’impresa intende conferire al di fuori del servizio pubblico, consentendo di sfruttare l’opportunità prevista dal d.lgs 116/2020, ai fini della conseguente applicazione o meno della Tari a partire dal 2022.
Secondo Raluca Santini, responsabile di Ambiente & Sicurezza di Cna Grosseto, questa richiesta fin troppo anticipata è chiedere troppo alle imprese, soprattutto in un momento di insicurezza come questo. Il tutto potrebbe essere aggravato dal fatto che i Comuni non hanno ancora adeguato i regolamenti e le tariffe alle nuove regole ed è impensabile credere che le imprese abbiamo già gli elementi per effettuare la scelta più funzionale alle proprie esigenze e comunicarla prontamente al Comune. È inaccettabile anche la decisione di non intervenire sulla previsione che vincolerebbe per cinque anni la scelta dell’impresa!
Purtroppo, non è la prima volta che sentiamo di scandali in ambito “rifiuti”. L’ultima è stata la questione dell’inceneritore, alla quale ci siamo fermamente opposti. Nel caso della Tari, sarebbe servito un intervento diverso da parte del governo, che avrebbe dovuto perlomeno estendere la possibilità di comunicare la scelta entro il 30 settembre. In questo modo si avrebbe avuto un quadro più chiaro di tutto il 2021 e degli anni successivi. Il fatto è che ci troviamo di fronte all’ennesimo affronto alle imprese che sono continuamente messe sotto pressione a causa delle norme del governo che cambiano dal giorno alla notte. Gli imprenditori sono costantemente costretti a adeguarsi alle nuove regole che non fanno altro che mettergli fretta e peggiorare la situazione economica e produttiva. Serve un cambio di passo immediato!
Il settore turistico è in ginocchio. Il Coronavirus sta colpendo in particolare quei Paesi che, non potendo garantire misure di sicurezza sanitaria e nonostante abbiano riaperto le frontiere, hanno visto un crollo dei viaggiatori. Tornando alle cifre tra gennaio e aprile 2020, gli arrivi di turisti internazionali sono diminuiti del 44%, mentre le perdite a fine giugno si assestavano circa mille miliardi di euro, ovvero 1,5% del prodotto lordo globale. E l’andazzo di quest’anno non sembra essere molto differente. Il massiccio calo del numero di turisti minaccia posti di lavoro ed economie.
E allora come ripartire?
Spesso si ha l’impressione che il governo si lasci guidare non solo dal principio di precauzione, il che è più che comprensibile, ma tende anche a sottovalutare il pericolo del crollo di vasti settori dell’economia, concentrandosi principalmente su soluzioni assistenzialistiche. Uno dei settori più in bilico è proprio il settore turistico: che costituisce il 6% del PIL, con l’indotto il 13%. Facendo un confronto, sul totale l’industria vale il 23%, l’agricoltura il 2% del PIL. Insomma, il turismo non costituisce di certo una porzione trascurabile! Ovviamente, la crisi epidemiologica ha colpito ampi strati delle società umane a livello globale, ma ci offre l’opportunità per rivoluzionare l’idea di turismo con maggiore attenzione alla sostenibilità, all’autenticità e alla riscoperta del locale.
Bisogna far ripartire il turismo e tutta l’economia in generale, sostenendo tutti gli operatori del settore turistico, i commercianti e i ristoratori. Ma non solo! Servono nuove iniziative anche in campo locale! Lavoriamo continuamente per superare totalmente il coprifuoco, perché è il primo passo per rilanciare tutti i settori, quello turistico compreso (quale turista vorrebbe venire in Italia sapendo che alle 10 di sera deve rinchiudersi in casa?). Sfruttiamo tutte le risorse possibili: più sono sostenibili e meglio è! Valorizziamo il turismo locale, ma non dimentichiamoci di quello internazionale che per molte regioni italiane è fondamentale. Perché l’Italia vale e merita di essere visitata!
Il Primo Maggio è stata l’occasione per molti di conquistare già nei prossimi giorni più spazio e più voce con il Governo. Quest’anno la Festa del Lavoro è stata una celebrazione incoerente per il periodo storico che vive l’Italia e tutti gli italiani. Come ha sottolineata Giorgia Meloni su Facebook: “Finchè non verrà consentito a tutti gli italiani di poter tornare a lavorare e a vivere, non ci sarà nulla da festeggiare”. La situazione che stanno vivendo gli italiani inibisce la dignità di un lavoro e la possibilità di mantenere le proprie famiglie.
Fratelli d’Italia si è impegnata sul territorio per sensibilizzare il governo alle riaperture tramite fiaccolate di grande successo in tutte le piazze del Paese. Sono attività che riprendono le iniziative messe in atto nei giorni scorsi da Giorgia Meloni davanti a Palazzo Chigi “Per manifestare contro il coprifuoco, una misura irragionevole che infligge un colpo mortale alla nostra economia, che non ha alcun senso nella lotta alla pandemia ma che al contrario limita la libertà dei cittadini”. Nel giorno della Festa dei Lavoratori, il dipartimento del Lavoro del partito ha pianificato dei flash mob nei centri storici di tutte le città della Penisola per dire a tutti che “Non è festa senza lavoro”.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare il governo sulle esigenze dei lavoratori che hanno visto messo a repentaglio il sacrosanto diritto al lavoro (sancito dalla nostra Costituzione). Servono riforme a partire da ammortizzatori sociali e politiche attive sul lavoro e devono essere azioni immediate! Le proteste del Primo Maggio sono la prova evidente della rabbia dei tanti lavoratori che hanno perso il loro lavoro e osservato tutti i loro sacrifici svanire nell’arco di un anno e mezzo. Dobbiamo innescare un nuovo miracolo economico, sorretto dall’innovazione, trasformazione digitale, sostenibilità e inclusività e parità di genere. Ridiamo al nostro prestigio al nostro Paese! Se lo merita!