RINCARI SULLA BENZINA E TRANSIZIONE ECOLOGICA: QUALI SONO LE PROSSIME MOSSE?

Ancora rincari sulla benzina. Il prezzo medio nazionale praticato della benzina in modalità self sale a 2,018 euro/litro (2,009 il valore precedente), con i diversi marchi compresi tra 2,010 e 2,038 euro/litro (no logo 2,008). Il prezzo medio praticato del diesel self si porta a 1,939 euro/litro (contro 1,924), con le compagnie tra 1,938 e 1,953 euro/litro (no logo 1,927). Questo è quanto risulta secondo il Quotidiano Energia, il quale riporta i dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del Mise, aggiornati al 9 giugno.  I dati arrivano in concomitanza con la plenaria dell’Europarlamento che ha avallato la proposta della Commissione europea di terminare le vendite di auto nuove a benzina e diesel nel 2035. L’emendamento sostenuto dal Ppe, che prevedeva una riduzione delle emissioni di CO2 del 90% invece che del 100%, tuttavia, non è stato approvato. La situazione benzina ed ecologia devono essere ben analizzate. Se è vero che bisogna preservare la salute del nostro pianeta, lo stop alle vendite di nuove auto a benzina e diesel nel 2035 deve essere accompagnata da un cambiamento produttivo ed economico, che limitino l’impatto nei confronti dell’occupazione e del comparto industriale. Per quanto i rincari sulla benzina, bisogna fermare immediatamente la speculazione. Gli autotrasportatori e i cittadini italiani non si accontenteranno di un prezzo della benzina che continuerà a superare i 2 euro al litro. Le azioni intraprese fino ad ora non sono affatto sufficienti. In poche parole, riguardo i rincari e la transizione energetica bisogna fare molto di più! Fratelli d’Italia è l’unico partito politico che si batte per una equità fiscale, la pace fiscale e che dice davvero stop ai rincari! Basta continuare a prendere in giro gli italiani!!!!

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LA PASQUA DEGLI ITALIANI. COME SONO ANDATI I CONSUMI?

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È stata una Pasqua blindata, con tutta l’Italia in zona rossa. Inutile dire che i danni hanno colpito principalmente agriturismi, ristoranti, bar e alberghi che, in una situazione “normale”, sarebbero stati affollati da orde di persone. L’unica consolazione sono i dati sui consumi che sembrano destare qualche segnale di speranza.

Fortunatamente, secondo le stime elaborate da Cia-Agricoltori Italiani, la spesa alimentare cresce del 10% rispetto al 2020 (quando il Paese nel pieno del primo lockdown), attestandosi a 1,1 miliardi di euro. Dato in crescita anche grazie alla possibilità concessa di poter andare a casa di parenti o amici per il pranzo di domenica e per Pasquetta, anche se con pochi commensali. Quest’anno vince il Made in Italy e la predilezione per il menù tipico regionale, scelto nell’80% dei casi.

Secondo il Centro Studi di Confcooperative, tuttavia, la spesa segna un -40% rispetto al 2019. Ristoranti, hotel e agriturismi pagano il tributo più pesante con un -95% per la seconda Pasqua di fila. La serrata delle strutture di ospitalità determina un calo delle vendite anche per l’agroalimentare in linea con lo scorso anno, ma registra un -35% rispetto al 2019.

Il fatto che gli italiani abbiano privilegiato il Made in Italy è un’ottima notizia, ma i dati rimangono comunque preoccupanti. Con i ristoranti chiusi, spostamenti azzerati e la possibilità di ricevimento di pochi commensali, la lista della spesa degli italiani si è drasticamente ridotta rispetto al passato, ma senza far torto alla tradizione. E per fortuna! Ancora una volta i nostri prodotti e il cibo locale hanno avuto la meglio come migliore scelta di qualità, nonostante il fatturato registri cifre profondamente negative. Gli operatori della ristorazione e del turismo verranno mai ricompensati per tutte le perdite avute?

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I “FURBETTI” DEI VACCINI: IL CASO TOSCANO

Ormai non è più una novità vedere sparire qualche migliaio di dosi, ma questa volta è proprio la Toscana la regione incriminata. È proprio Fratelli d’Italia a denunciare il fatto: “La Regione Toscana ha vaccinato almeno 40 mila operatori sociosanitari in più del totale del personale di tutte le strutture sanitarie, comprese quelle no profit. Vogliamo sapere a chi siano finiti quei vaccini”. L’appello è stato rivolto anche al Ministro Speranza da parte del deputato del partito, Giovanni Donzelli, e il responsabile sanità del partito, Marcello Gemmato.

Ci chiediamo dunque: dove sono finiti quei vaccini?

Dati alla mano, il personale sociosanitario toscano conta 72.553 persone e le dosi somministrate agli operatori sarebbero 234.155 dosi. I conti non tornano neanche considerando due dosi ciascuno. Questa è la tipica pratica dei “furbetti” che mette a repentaglio la vaccinazione per le categorie più fragili e gli anziani che tutt’ora non sono vaccinati. Secondo i deputati di Fratelli d’Italia, in Toscana ci sono ancora migliaia di volontari del soccorso che tutt’ora non hanno ricevuto il vaccino.

La situazione si riflette su tutto il panorama italiano. Secondo le statistiche, nella fascia di età tra i 70 e i 79 anni il tasso di letalità di coloro che vengono infettati si aggira intorno al 10%. È una percentuale altissima e non è accettabile che questa fetta di italiani non abbia praticamente ricevuto neppure le briciole delle quasi 10 milioni di dosi inoculate fino ad oggi. Se la passano poco meglio gli 80enni, dove il 55% degli individui risulta vaccinato.

Il grafico che ci fornisce Il Giornale è molto esplicativo nel delineare quali fasce di persone sono state le “favorite” nella campagna vaccinale.

Il quadro della campagna vaccinale è stato caotico fin dall’inizio. Il dito è puntato contro i ritardi ingiustificati delle case farmaceutiche e al caso Astrazeneca molto confusionario riguardo alla fascia a cui somministrare le dosi. Questo, però, non esenta dall’aggiudicare colpevoli di questo fallimento coloro che hanno redatto il piano della campagna.

Inutile dire che serve una revisione totale di questa campagna. Vacciniamo i più deboli, scongiuriamo l’accaparramento delle dosi da parte dei furbetti e acceleriamo i ritmi! Vogliamo tornare alla normalità nel più breve tempo possibile! D’altronde come dice Giorgia Meloni, la campagna vaccinale è “Il peggior fallimento della storia europea”

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LA MARCIA SU ROMA DEI RISTORATORI

La protesta è partita: i ristoratori esanimi hanno deciso di manifestare per le ennesime chiusure imposte dal governo. In che modo avverrà questa manifestazione? Attraverso una marcia che partirà da Firenze fino ad arrivare a Roma davanti a Palazzo Chigi. Il punto di partenza è la Certosa di Firenze esattamente oggi, 29 marzo. Questa protesta rappresenta il “proseguimento” della manifestazione che si è tenuta venerdì 28 marzo a Firenze, e quella di sabato a Manciano in provincia di Grosseto, dove i ristoratori maremmani chiedevano a gran voce di riaprire i loro locali.

Il grido d’allarme pare essere partito da Grosseto da Massimiliano Pepi, uno storico ristoratore maremmano da sempre in prima linea contro la sfilza di chiusure indiscriminate del governo. Massimiliano si fa portavoce dei discontenti di tutto il settore che ormai non può più rimanere a guardare in silenzio lo sgretolamento costante di tutta la macchina della ristorazione. La situazione è diventata intollerabile per loro e per tutti i comparti legati al turismo, alle palestre, ai cinema e al teatro: molte di queste attività hanno le serrande abbassate da un anno!

Quali sono allora le richieste che rivendicheranno gli operatori della ristorazione durante la marcia?

  • Riaprire immediatamente tutte le attività commerciali senza alcun genere di restrizione, ma a   
    patto di seguire alla lettera i protocolli di sicurezza.
  • Eliminazione definitiva del coprifuoco.
  • Cancellazione dei divieti di spostamento tra Comuni e Regioni su tutto il territorio nazionale, eliminando anche la ridicola divisione per colori
  • Accordare l’anno bianco fiscale e il credito di imposta su affitto locazione e affitto d’azienda.

A margine di tutto questo, gli imprenditori richiedono un congruo risarcimento danni da parte dello Stato italiano e non quella miseria di indennizzi che i governi Conte e Draghi hanno loro concesso, prendendo in giro interi comparti produttivi. Noi di Fratelli d’Italia sosteniamo queste ragioni e ci faremo anche noi portavoce di queste necessità. Tuteliamo le nostre imprese! Gli italiani vanno aiutati e non presi in giro! 

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TAMPONI A TAPPETO AI BAMBINI. MA I DISPOSITIVI DOVE SONO?

L’idea appena partorita dal governo è quella di effettuare test rapidi su tutti gli studenti, al fine di far tornare gli alunni più piccoli sui banchi di scuola subito dopo Pasqua. Tutti gli studenti, compresi gli alunni di asili nido e materne, verranno sottoposti a tampone rapido il primo giorno di scuola. Il test dovrà essere ripetuto ogni settimana e, nel caso un alunno risulti positivo, l’intera classe dovrà effettuare il tampone molecolare. C’è solo una falla nel piano: l’iter per la validazione dei dispositivi da utilizzare non è ancora stato convalidato da parte dell’Istituto superiore di sanità.

È vero, la priorità è riaprire le scuole il prima possibile. Oltretutto, econdo diversi dati, stare in classe non spinge la curva della pandemia. A dirlo è uno studio redatto incrociando i dati del Miur, quelli delle Ats e della Protezione civile, il quale copre un campione iniziale pari al 97% delle scuole italiane: più di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti. I numeri dimostrano che il tasso di positività dei ragazzi rispetto al numero di tamponi eseguiti è inferiore all’1%. In più, i giovani contagiano il 50% in meno rispetto agli adulti e i focolai che emergono nelle classi sono molto rari (sotto il 7% di tutte le scuole). Per assurdo, è molto più probabile che si contagino i professori tra di loro che gli alunni contagino i professori.

La situazione riguardo il rientro a scuola, tuttavia, non è chiara: ancora non si capisce come verrebbero effettuati i test a tutti gli studenti. Potrebbero scendere in campo i militari e i volontari della Protezione civile, disposti magari all’entrata delle scuole, pronti a fare i tamponi salivari agli alunni. Non è chiaro neanche quale tipo di tampone verrà utilizzato, considerando che quello salivare non è ancora stato approvato. Insomma, il governo ancora una volta non si è smentito: è sempre poco chiaro nelle direttive, parla, parla ma non conclude niente. Bisogna riaprire gli istituti e lavorare a tutto ciò che ruota intorno alle scuole, come il controllo sistematico dei trasporti e le contingentazioni. Quello che c’è in ballo non sono conseguenze da poco: la salute psicofisica dei ragazzi e delle loro famiglie è messa a dura alla prova dalla cosiddetta DAD. Dopo un anno, questa situazione non è più accettabile! Riapriamo il prima possibile tutte le scuole in sicurezza!

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AGROALIMENTARE E RISTORAZIONE: ALCUNI DEI SETTORI CHE PAGHERANNO IL PREZZO PIU’ CARO DELLE RESTRIZIONI

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Lockdown e restrizioni pasquali costeranno profumatamente. E chi pagherà il prezzo più caro? Il settore della ristorazione e dell’agroalimentare. Con le misure restrittive in vigore in tutta Italia si fermano ristoranti e bar i quali rimarranno attivi solo per le consegne a domicilio e asporto. A questo ci aggiungiamo il fatto che vanno in fumo i guadagni attesi dalle festività pasquali: sono 7 milioni gli italiani che optavano per il pranzo di Pasqua al ristorante, per una spesa pari a 400 milioni di euro. Tutto il settore della ristorazione e dell’agroalimentare ne risentirà, comprese tutte le aziende di prodotti Made in Italy: le chiusure dei weekend e delle festività pasquali costeranno la bellezza di 5 miliardi di euro a tutto il comparto.

Anche Coldiretti chiede a Draghi di sbrigarsi con il decreto “Sostegni”. Bisogna sostenere con delle buone misure il sistema dell’agroalimentare italiano che vale 538 miliardi per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro nei circa 360mila tra bar, mense, ristoranti e agriturismi nella Penisola, 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole. Anche la vendita di prodotti del Made in Italy ha subito una forte battuta d’arresto: si stima una perdita di fatturato di 11,5 miliardi di euro per le mancate vendite di cibo e bevande. Insomma, cifre da capogiro, ma qualcuno sembra infischiarsene.

I ristoratori sono al collasso: le spese corrono ma le entrate ammontano a zero. Per non parlare poi di tutte le spese arretrate del 2020 che tutti i titolari sono costretti a pagare, nonostante le attività fossero chiuse! Niente indennizzi, chiusure forzate delle attività, ma tasse da pagare obbligatoriamente allo Stato. Questa è un’ingiustizia! Ci aspettavamo un reale cambio di passo rispetto al governo precedente, ma nulla è mutato di una virgola. Stesse misure del governo Conte, ma firmate al nome di Mario Draghi, quindi sono misure legittime secondo non si sa quale paradigma di accettazione. Serve un governo che stravolga il sistema, lo ribalti e lo rifaccia da capo, perché un esecutivo degno di questo nome non deve voler vedere gli italiani chiedere l’elemosina, ma deve sostenerli e tutelare le loro imprese!

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DA OGGI MEZZA ITALIA IN LOCKDOWN

E da oggi la storia ricomincia. Sembra riproporsi lo stesso repertorio di un anno fa, soltanto che il Presidente del Consiglio questa volta è Mario Draghi e non Giuseppe Conte. Ancora una volta vediamo milioni di italiani chiusi in casa, succubi delle restrizioni inferte a colpi di decreti-legge (i vecchi dpcm si sono evoluti a uno stadio superiore, più democratico a sentir dir loro) senza farsi domande. Da un giorno all’altro tutti in casa e non importa che tu abbia un’azienda al collasso, non possa curare i bambini in DAD o qualsiasi altro problema. L’importante è che tu stia a casa perché è questa la legge e il giusto procedimento che bisogna seguire, che tra l’altro, anche l’esecutivo sa che non serve un lockdown per far scendere i contagi tra una settimana.

Come spiega anche Giorgia Meloni sul suo profilo Facebook, ormai è più di un anno che è cominciata la pandemia e nulla è cambiato di una virgola: chiusure delle scuole e delle attività, nessun potenziamento dei mezzi pubblici, poche tutele per anziani e fasce più fragili e un piano vaccinale che ancora sta cercando di ingranare. Tutto è in stallo, nonostante un “nuovo” Governo che di nuovo ha veramente poco, e nonostante il mainstream provi a far passare come corretti e necessari gli stessi errori che sono stati fatti in passato dal governo Conte. Tutto pare essere cambiato, ma in realtà non è cambiato proprio niente.

Noi non possiamo stare a guardare questa situazione senza agire minimamente. Siamo l’unico partito all’opposizione di questo governo e come tale continueremo a lottare affinché qualcosa cambi, perché qualcosa deve cambiare. Gli italiani stanno vivendo una situazione drammatica sotto un’infinità di punti di vista e saremo noi di Fratelli d’Italia che gli daremo voce con la nostra forza e determinazione, perché siamo noi l’unico partito patriota italiano!

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BENESSERE E MATTONE CROLLANO DI PARI PASSO

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Si sa che il mattone misura il benessere degli italiani. Una grande fetta delle ricchezze delle famiglie risiede nel mattone: parliamo di una somma che conta 5mila miliardi di euro, di cui una buona parte si indirizza anche verso seconde case e negozi. In piena pandemia, tuttavia, la situazione è crollata. Secondo quanto riportato dall’Istat, nel secondo trimestre del 2020 le compravendite sono crollate del 17,3% rispetto al trimestre precedente. Gli atti notarili erano 157.126 nel I trimestre 2020 e sono calati a 149.764 nel secondo. Durante il primo trimestre era già stato registrato un crollo: -17,3% rispetto al trimestre precedente e -30,8% su base annua.

Anche i mutui non hanno segno positivo: sono scesi del 11,5% rispetto al trimestre precedente e del 20,9% su base annua. L’occupazione mostra dati ancora più preoccupanti: L’Unione europea delle cooperative (Uecoop) ha calcolato, sempre su dati Istat, che la perdita di posti di lavoro nel settore dell’edilizia nel 2020, è stata otto volte superiore a tutti gli occupati persi nei quattro anni precedenti: meno 161mila. La crisi, insomma, è il chiaro riflesso di un periodo in cui si era vociferata una tassa patrimoniale e di un anno di crisi economico-sociale che ha colpito trasversalmente tutti i settori.

Come possiamo far ripartire l’edilizia? Sicuramente intervenendo sulla tassazione, poiché c’è il rischio che la prossima riforma cancelli tutti i regimi fiscali speciali, inclusa la cedolare secca. Bisognerebbe anche concentrarsi sul tessuto sociale: miglioriamo il benessere degli italiani e, di conseguenza, miglioreranno anche le possibilità per i cittadini di comprare una casa. In fin dei conti tutto parte da lì: dal garantire ai cittadini una vita degna, con una situazione finanziaria stabile al fine di poter operare, ottenere risultati migliori e lungo termine in qualsiasi comparto produttivo. Partiamo dai cittadini e tutto il resto verrà di conseguenza!

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BUROCRAZIA LACUNOSA ANCHE NELLA GESTIONE DELLA CAMPAGNA VACCINALE

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La storia che viene riportata oggi è quella di un medico di medicina generale in pensione che alcune settimane fa ha fatto richiesta alla Asl di riferimento (nel caso specifico la Toscana sud est), dando la sua disponibilità ad eseguire volontariamente, e a titolo gratuito, le vaccinazioni anti Covid-19. La risposta dalla Asl tardava ad arrivare, ma alla fine il verdetto è stato emesso: “l’Azienda non ha la possibilità, a livello normativo, di accettare la sua disponibilità a prestare a titolo di volontariato e gratuito la sua professionale per la campagna vaccinale anti-Covid in atto” e invita il medico a rivolgersi alla protezione civile. Il medico, allora, ha fatto quello che è stato richiesto: si è rivolto alla protezione civile. Quest’ultima, al momento della richiesta, ha avuto la faccia tosta di chiedergli l’ammontare della sua pensione. A quanto pare questo deve essere uno degli ultimi requisiti all’avanguardia per la selezione dei volontari… Insomma, il medico ha gettato la spugna. Peccato che si stessero cercando disperatamente medici e infermieri per la campagna vaccinale! Questi giorni, sta proprio prendendo piene la campagna vaccinale per le persone più anziane nel territorio provinciale ed è un dovere trovare del personale qualificato che si metta a disposizione! Ma contro chi bisogna puntare il dito? Ovviamente contro l’immensa mole burocratica delle nostre Asl. La serie di automatismi del nostro sistema organizzativo è lacunosa! Causa immensi rallentamenti dei tempi di risposta e, soprattutto, nel fornire aiuto in caso di necessità. Gli adempimenti sono troppo complessi! Bisogna smaltire le procedure! Ma attenzione: questo non significa che debbano essere incomplete o che possono mettere a repentaglio la privacy dell’utente. Significa sistemare e cancellare le lacune nel nostro sistema organizzativo anche, e soprattutto, nell’ambito dell’assistenza sanitaria, considerando i tempi che corrono! Velocizzando l’organizzazione burocratica, saremo in grado di fornire un servizio chiaro, preciso ed efficiente ai nostri cittadini. È quello che si meritano!

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IL “GOVERNO URSOLA” E’ IN CANTIERE. MA NON SAREBBE MEGLIO TORNARE ALLE URNE?

Ora la palla passa in mano a Sergio Mattarella, che nelle prossime ore dovrà decidere il destino dell’Italia. Giuseppe Conte, dopo aver consegnato le dimissioni, ha deciso deliberatamente di non dover assumere alcun ruolo o posizione pubblica in questa delicata fase dell’epidemia. Mattarella conta, però, di conferire al più presto un incarico per formare un governo che faccia fronte tempestivamente alle gravi emergenze non più rinviabili. Dalle ultime news, pare che Mario Draghi, ex presidente della BCE sia stato convocato al colle.

La strada delle elezioni non sembra minimamente contemplata da nessuno, neanche da Mattarella, che preferisce dare l’incarico a un governo “adeguato a fronteggiare le gravi emergenze sanitaria sociale ed economico-finanziaria”. In sostanza, il presidente della Repubblica vorrebbe affidare la formazione di un altro esecutivo al presidente della BCE, creando un nuovo governo di alto profilo. E pensare che già in quattro e quattr’otto sono cominciati i posizionamenti alle poltrone in quello che si suol chiamare “governo Ursola”. Giorgia Meloni è completamente contraria a dare la fiducia a un governo capeggiato da Draghi e continua a richiedere con fermezza il ritorno urgente alle urne!

L’Italia merita un governo solido che lavori unito per gli interessi della Nazione! Gli italiani hanno il diritto di votare e decidere da chi essere governati! La soluzione ai grandi problemi dello stato non è l’ennesimo governo tecnico nato nei laboratori di palazzo, mentre i ministri litigano tra di loro! Non siamo nella Prima Repubblica, ma siamo “teoricamente” una democrazia avanzata e, come tale, dovremmo comportarci! Come dichiara Giorgia Meloni con un post su Facebook: “Nel centrodestra ci confronteremo, ma all’appello del Presidente rispondiamo che, in ogni caso, anche dall’opposizione ci sarà sempre la disponibilità di Fratelli d’Italia a lavorare per il bene della Nazione.”

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