NUTRISCORE INGANNEVOLE PER IL CONSUMATORE?

Confagricoltura conferma che il Nutriscore è ingannevole e collide con il Codice del Consumo. Il sistema di etichettatura che vorrebbe imporre la Francia è del tutto sbagliato.

Si tratta, infatti, di una classificazione arbitraria degli alimenti, che potrebbe causare un giudizio parziale e non incentiva il consumatore ed effettuare un’adeguata valutazione per seguire una dieta utile a soddisfare il corretto apporto di nutrienti giornalieri.

Nello specifico, consiste in una semplificazione dell’identificazione dei valori nutrizionali di un prodotto alimentare attraverso l’utilizzo di due scale correlate: una cromatica divisa in 5 gradazioni dal verde al rosso, ed una alfabetica dalla A alla E.

A causa del Nutriscore, molte aziende potrebbero essere colpite e si potrebbe causare una significativa diminuzione della produzione e degli introiti. I prodotti italiani sono i primi a pagarne le conseguenze, soprattutto in termini di export!

Per tutelare veramente il consumatore bisogna pretendere informazioni chiare, complete e trasparenti, per orientarsi correttamente nel modo di nutrirsi.

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Quanto indicato in comunicati e videocomunicati è la personale posizione di Luca Vitale iscritto Fratelli d’Italia

L’ETICHETTA A SEMAFORO” ATTACCA IL MADE IN ITALY”

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Da Bruxelles rischia di arrivare una vera e propria stangata all’agroalimentare italiano. Le penalizzazioni andrebbero dall’etichetta a semaforo, alla demonizzazione di alimenti considerati nocivi per la salute, passando per l’ipotesi del taglio dei fondi per la promozione di alcuni prodotti simbolo della dieta mediterranea. Il dito è puntato contro il Nutriscore, che introduce un sistema di etichettatura semplicistico che penalizza le eccellenze del nostro territorio.

In che cosa consiste questo sistema di etichettatura? Ce lo spiega Il Giornale: “ […] «etichetta a semaforo» che valuta con un lettera e un colore corrispondente (dalla A, che corrisponde al verde, alla E per i cibi rossi) a ciascun prodotto alimentare in base a una serie di parametri nutritivi ma sulla base di un quantitativo fisso, 100 grammi o 100 millilitri, che non tiene conto del diverso peso di ciascun alimento all’interno di una dieta e finisce con il premiare cibi molto raffinati ed elaborati.” Per fare un esempio: la Coca Cola Zero, piena di dolcificanti e coloranti ha bollino B, di colore verdino, e il Parmigiano Reggiano corrisponde alla lettera E, rosso fuoco.

Ma la battaglia pare essere tutta in salita. Questo sistema è già stato adottato in Francia, Germania, Belgio, Olanda e Spagna diffondendo la classificazione il più possibile, anche tra i produttori più piccoli. Una soluzione che penalizzerebbe non poco i prodotti italiani all’estero. È un tipo di etichetta che manda messaggi chiari e semplici, forse un po’ troppo semplici…

Ora anche uno dei pochi settori che è stato solo lievemente toccato dallo tsunami della pandemia, facendo registrare nel 2020 la cifra record di 46,1 miliardi di esportazioni, deve affrontare una stangata immane per colpa di un sistema semplicistico che non considera minimamente la qualità del prodotto. Dove andrà a parare questa transizione ecologica? Le aziende del Made in Italy vorrebbero saperlo.

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