LA LEADER GIORGIA MELONI “OSPITE” DI CONFCOMMERCIO TOSCANA

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Ieri, giovedì 29 aprile 2021, si è tenuto un evento online sulla pagina Facebook di Confcommercio Toscana il cui tema erano le donne e il potere. Indovinate chi si trovava tra gli ospiti d’onore: la nostra cara Giorgia Meloni. Insieme a lei, sono state convocate a questo evento altre quattro figure femminili “leader”, le quali avevano lo scopo di rappresentare la forza delle donne e il fatto che ognuna di loro è riuscita a raggiungere ruoli che tradizionalmente erano ricoperti da uomini. Il progetto, infatti, prende proprio il nome di “Donne&Governance”. L’obiettivo era stimolare la riflessione intorno alla presenza femminile nei luoghi decisionali, per incoraggiare le donne a farsi spazio, sensibilizzare gli uomini e formare così una classe dirigente sempre più paritaria.

Giorgia Meloni è stata convocata in qualità di apripista nell’ambito in cui lavora per proporsi come esempio da seguire per molte altre donne. La nostra capogruppo, infatti, è presidente di Fratelli d’Italia dal 2014, partito di cui è stata fondatrice nel 2012, ed è attualmente l’unica donna leader sia di un partito politico europeo, sia di un partito italiano. Il 28 settembre 2020, infatti, è stata eletta all’unanimità Presidente del Partito dei Conservatori e Riformisti europei (ECR Party), la famiglia politica che raggruppa più di 40 partiti europei e occidentali.

Giorgia Meloni è la dimostrazione chiara di come sia possibile creare una nuova classe dirigente più paritaria, in cui la voce femminile sia forte ed ascoltata. Ma la vera parità non è il femminismo! Come afferma la nostra leader, l’uguaglianza sussiste nel competere ad armi pari e dimostrare le proprie capacità. Il punto è misurarsi sempre in campo aperto facendo valere le proprie abilità! Non bisogna arrivare ad essere chi vorremmo essere perché ormai il femminismo ha dettato legge e la parità di genere è diventato un obbligo morale. Come dice Giorgia Meloni: “Le donne devono emergere perché capaci e meritevoli di avere quel ruolo, non vogliono la carità di nessuno“. Chi meglio di una leader di rilievo come lei può essere un esempio per molte altre donne?

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LA CASSA INTEGRAZIONE VA IN VACANZA PER 7 GIORNI: COLPA DI UNA FALLA NORMATIVA

Un vuoto normativo tra le legge di bilancio e il decreto ristori è la falla nel sistema che ha provocato una sospensione della cassa integrazione per 7 giorni. Il periodo interessato va dal 25 al 31 marzo 2021, lasso di tempo in cui non è stato previsto nessun alcun tipo di trattamento fruibile. 6 milioni di lavoratori, quindi, si sono ritrovati senza cassa integrazione per la durata di quel periodo.

Ma dove risiede l’errore?

Sono scadute le 12 settimane della CIG Covid che venne stanziata con la legge di bilancio del 2021 e che è stata resa attiva a partire dal 1 gennaio. La sua “scadenza”, durando appunto 12 settimane, è stata stabilita al giorno 25 marzo. Il nuovo decreto ristori prevede la proroga della CIG Covid per ulteriori 13 settimane e di 28 settimane per quelle non coperte da cassa integrazione ordinaria, ma la data di partenza sulla carta risulta essere il 1 aprile. È per questo motivo che diciamo che la falla normativa che risiede tra la legge di bilancio e il decreto ristori si situa tra il 25 e il 1 aprile.

Che cosa succederà ora?

Le aziende che dovranno anticipare gli ammortizzatori sociali in attesa di essere risarciti. Ma attenzione: stiamo parlando delle stesse aziende già in ginocchio a causa delle restrizioni anti-contagio imposte a suon di decreti dal governo. Queste imprese, allora, si ritroveranno a dove affrontare un’ulteriore spesa in aggiunta a tutte quelle arretrate e già imposte a priori dallo Stato.

Che cosa bisogna fare per risolvere il problema?

Bisogna immediatamente sanare questo vuoto normativo perché le imprese non possono più reggere ulteriori spese e 6 milioni di italiani non possono non ricevere i soldi che gli spettano. È un fatto inaccettabile! Il numero di attività che richiedono la cassa integrazione aumenta di mese in mese e non è consentito infierire sulla situazione già fin troppo delicata. Facciamo un appello al governo affinché si adoperi a risolvere questo problema nel minor tempo possibile. Noi di Fratelli d’Italia non smetteremo mai di farci portavoce delle esigenze dei nostri compatrioti!

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I “FURBETTI” DEI VACCINI: IL CASO TOSCANO

Ormai non è più una novità vedere sparire qualche migliaio di dosi, ma questa volta è proprio la Toscana la regione incriminata. È proprio Fratelli d’Italia a denunciare il fatto: “La Regione Toscana ha vaccinato almeno 40 mila operatori sociosanitari in più del totale del personale di tutte le strutture sanitarie, comprese quelle no profit. Vogliamo sapere a chi siano finiti quei vaccini”. L’appello è stato rivolto anche al Ministro Speranza da parte del deputato del partito, Giovanni Donzelli, e il responsabile sanità del partito, Marcello Gemmato.

Ci chiediamo dunque: dove sono finiti quei vaccini?

Dati alla mano, il personale sociosanitario toscano conta 72.553 persone e le dosi somministrate agli operatori sarebbero 234.155 dosi. I conti non tornano neanche considerando due dosi ciascuno. Questa è la tipica pratica dei “furbetti” che mette a repentaglio la vaccinazione per le categorie più fragili e gli anziani che tutt’ora non sono vaccinati. Secondo i deputati di Fratelli d’Italia, in Toscana ci sono ancora migliaia di volontari del soccorso che tutt’ora non hanno ricevuto il vaccino.

La situazione si riflette su tutto il panorama italiano. Secondo le statistiche, nella fascia di età tra i 70 e i 79 anni il tasso di letalità di coloro che vengono infettati si aggira intorno al 10%. È una percentuale altissima e non è accettabile che questa fetta di italiani non abbia praticamente ricevuto neppure le briciole delle quasi 10 milioni di dosi inoculate fino ad oggi. Se la passano poco meglio gli 80enni, dove il 55% degli individui risulta vaccinato.

Il grafico che ci fornisce Il Giornale è molto esplicativo nel delineare quali fasce di persone sono state le “favorite” nella campagna vaccinale.

Il quadro della campagna vaccinale è stato caotico fin dall’inizio. Il dito è puntato contro i ritardi ingiustificati delle case farmaceutiche e al caso Astrazeneca molto confusionario riguardo alla fascia a cui somministrare le dosi. Questo, però, non esenta dall’aggiudicare colpevoli di questo fallimento coloro che hanno redatto il piano della campagna.

Inutile dire che serve una revisione totale di questa campagna. Vacciniamo i più deboli, scongiuriamo l’accaparramento delle dosi da parte dei furbetti e acceleriamo i ritmi! Vogliamo tornare alla normalità nel più breve tempo possibile! D’altronde come dice Giorgia Meloni, la campagna vaccinale è “Il peggior fallimento della storia europea”

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RITARDO DEI RISTORI = CHIUSURA DELLE ATTIVITA’

E per quanto riguarda i ristori per il mondo della ristorazione? Parliamo di briciole. I vari Decreti-legge varati in questi mesi, in termini di rimborso sul fatturato perduto a causa delle restrizioni per prevenire i contagi da Covid-19, prevedono indennizzi per ristoranti e bar che non coprono neanche l’1% del giro d’affari reale. Alcuni, sconfortati, dicono è meglio di niente, ma la realtà è che quella somma è servita a coprire solo il pagamento di qualche utenza. Nella grande maggioranza dei casi, il calo delle uscite è infinitamente inferiore rispetto alla perdita delle entrate!

Dati alla mano, il settore della ristorazione ha perso circa il 40% del giro d’affari e la situazione è anche peggiore per le grandi città d’arte, soprattutto dopo il terribile calo di fatturato nel 2020. E il 2021 non sembra prospettare un’enorme ripresa: sono più le realtà che non pensano di riaprire che quelle che credono di rimettersi presto in carreggiata. Fipe/Confcommercio afferma che ricevono ogni giorno chiamate dai ristoratori e gli imprenditori per lamentare i ritardi nell’erogazione dei ristori. In questo modo le imprese non possono neanche fare piani di medio periodo e non riescono a sopravvivere!

In molti credono che un lockdown totale sia meglio delle chiusure a singhiozzo: ricordiamoci che se un’attività rimane aperta non è oggetto di ristori dal governo. Pensiamo ai parrucchieri e ai barbieri: aperti anche in zona rossa, ma con un numero di clienti che rasenta lo zero. Loro non riceveranno nessun indennizzo! Al contempo, però, è impossibile per le imprese del comparto coprire tutte le tasse con le poche entrate che hanno. Le prossime chiusure potrebbero essere la mazzata finale per molte attività! L’ipotesi migliore è quella di ripartire in sicurezza, assicurandosi che le imprese si siano adeguate ai protocolli e si possa convivere con il virus!

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FINALMENTE RIPARTE IL PROGETTO DEL POLO AGROALIMENTARE

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Un altro caso di opere pubbliche rimandate all’infinito. Ora, però, si riaccendono i fari sul Polo agroalimentare che si sarebbe voluto realizzare una decina di anni fa nella provincia di Grosseto. Se solo fosse diventato realtà si avrebbe riconosciuto al capoluogo della Maremma l’attributo di industria toscana del settore primario, con tutti i benefici che ovviamente ne sarebbero conseguiti. Ma oggi, finalmente, sembra esserci un nome presente nella busta che eleggerà il prossimo gestore del progetto. Il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Fabrizio Rossi, e il commissario provinciale e consigliere provinciale, Bruno Ceccherini, affermano che “è solo grazie all’Amministrazione Vivarelli Colonna se al centro destra siamo arrivati ad avere un gestore”.Il 2019 avrebbe dovuto essere l’anno di termine dei lavori. Eppure, eccoci ancora qui. A differenza di quanto, però, si crede non è stata la provincia a non usufruire dei milioni di euro stanziati dalla Regione, ma il susseguirsi di presidenti a targa Pd e il dito sarebbe puntato contro i soliti conflitti all’interno del centrosinistra. Ma, d’altronde, non è una novità. Ci sono voluti anni per disciogliere quella opposizione centrista e regionalista. Abbiamo anche rischiato di perdere il polo dell’agroalimentare a seguito della riforma delle competenze della Legge Delrio del 2015. Per fortuna che i finanziamenti statali erano indirizzati solo ed esclusivamente alla provincia di Grosseto e alla Regione Toscana. A che punto siamo arrivati allora? Ce la stiamo mettendo tutta e il nostro impegno comincia a dare i primi frutti: una cordata di imprenditori ha colto la palla al balzo e ha deciso di presentare formalmente la candidatura per prendere in carico la gestione del Polo dell’Agroalimentare. Tutto grazie all’amministrazione locale che insistito e definito le condizioni per aderire al progetto. Un’iniziativa non da poco! Appena individuato il gestore, ci vorranno circa dai 16 ai 24 mesi per la realizzazione delle strutture. Fratelli d’Italia mantiene la parola e porta a termine quanto si è proposto di fare, portando lavoro, benessere e sviluppo ai propri cittadini. Il tutto si somma alla prestigiosa posizione che il luogo otterrebbe una certa importanza all’interno del settore primario.

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IL TURISMO IN TOSCANA AFFONDA E IL PROBLEMA DELL’EROSIONE COSTIERA E’ ANCORA IN STALLO

I dati del turismo sono agghiaccianti! In Toscana, nei primi otto mesi del 2020 (dunque tenendo conto del periodo che copre l’estate, la stagione più florida per le vacanze) si è registrato un calo del 60,7% di presenze rispetto al 2019. Ma l’emergenza non è meramente relativa ai dati turistici. La situazione potrebbe aggravarsi considerando la situazione ambientale nella quale la nostra regione e la nostra provincia riversa. Chi meglio di noi conosce lo stretto legame tra turismo e ambiente?

Il problema ambientale riguarda l’erosione costiera e purtroppo è una questione rimasta aperta da anni. Dal 2016 la giunta regionale ha messo in evidenza lo stato di criticità del litorale, ha stanziato le risorse, ma ancora ad oggi non è dato sapere quando tali operazioni saranno realizzate. Il tratto interessato riguarda Castiglione della Pescaia e necessariamente anche il comune di Grosseto, dal quale saranno prelevate le sabbie a sud del porto di Marina di Grosseto. Gli interventi in progetto sono finalizzati a contenere l’erosione costiera in tale tratto, realizzando ripascimenti e relative aree di protezione parallele e perpendicolari alla linea di costa. Fabrizio Rossi, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia e assessore all’urbanistica del Comune di Grosseto, sottolinea che “Il rispetto dell’ambiente e la salvaguardia del territorio devono essere un punto saldo nell’operato di ogni pubblica amministrazione, per cui chiediamo alla Regione di valutare ipotesi alternative che siano meno impattanti a livello ambientale”.

Bisogna agire ora! Basta rimandare i progetti per anni e anni, soprattutto la realizzazione di opere di rifacimento che toccano più comparti contemporaneamente: quello turistico e quello ambientale! Dati alla mano, inoltre, è necessario fare anche appello al governo italiano chiedendo ed esigendo aiuti economici immediati agli operatori turistici e per tutti quelli che vivono di turismo! Anche loro hanno il diritto di lavorare e, se questo non sarà consentito, bisognerà tutelarli nel prossimo decreto Ristori!

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UN NODO DA SCIOGLIERE: LE STRADE DELLA MAREMMA

Vi sono due casi emblematici: la Grosseto-Siena-Fano, chiamata anche E78, e la Tirrenica. Nel primo caso si tratta di una strada già progettata ai tempi di Papa Pio VI e il granduca di Toscana Leopoldo, dunque parliamo del XVIII e XIX secolo: furono loro i primi a porsi il problema dell’attraversamento dell’Appennino con una vera strada, quando Firenze e Urbino erano capitali europee. Dopo molti secoli, arrivati al 2021, quel collegamento ancora non si è visto. La E78 è diventata una strada europea di nome, ma non di fatto, poiché è pressappoco costituita solo da ostacoli, tratti incompleti e una galleria completata solo a metà e un’altra a malapena iniziata (ancora da terminare dal lontano 2004). Per gli ultimi 11,8km il progetto esecutivo è in fase di verifica da parte del Comitato Interministeriale per la programmazione economica del Ministero dell’Ambiente. Insomma, siamo in alto mare!

La Tirrenica, invece, è in via di sviluppo: si pensa alla realizzazione di una strada sicura, a quattro corsie e senza pedaggio in tutto il tratto che interessa la provincia di Grosseto, compreso quello a sud del capoluogo fino al confine con il Lazio. La durata dei lavori è di oltre 3 anni. E speriamo di arrivarne alla conclusione! La Tirrenica è una piccola realizzazione infrastrutturale che ci apre le porte per la modernizzazione di tutto il territorio e il futuro!

Ben sappiamo quanto queste strade siano fondamentali per la mobilità di tutta la Maremma e della Toscana del sud, non possiamo più rimandare! Continueremo ad appoggiare costantemente la realizzazione della Tirrenica e spingeremo perché anche la storica Grosseto-Siena-Fano venga conclusa nel più breve tempo possibile! È un tratto fondamentale per l’accesso alla costa il cui completamento non può più aspettare! Concludiamo le opere in corso e quelle ancora da terminare e diamo valore al nostro meraviglioso territorio!

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LA “DISOBBEDIENZA GENTILE” DI ALCUNI RISTORATORI DELLA MAREMMA TOSCANA

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La Toscana è ufficialmente in zona gialla per almeno due settimane: questo è il risultato dello sforzo di moltissimi toscani in questo periodo. Ma quali sono le nuove restrizioni? Prima di tutto il divieto nazionale di spostarsi liberamente tra le regioni fino al 15 febbraio. A questo si aggiunge il coprifuoco, la possibilità di fare visita a parenti ed amici (due adulti ed eventualmente i figli minori di 14 aggi e disabili conviventi) e la ripresa dell’attività scolastica, anche delle superiori al 50%. E per quanto riguarda i bar e i ristoranti che cosa cambia? Il nuovo dpcm ha inserito la chiusura alle ore 18 e ha consentito l’asporto soltanto per i ristoranti, rendendo possibile per i bar, le birrerie e le enoteche soltanto il servizio a domicilio.

Soprattutto queste norme sembrano aver riscosso particolare clamore, tanto che è stato diffuso un volantino nei ristoranti e nei bar di Grosseto incitando a rimanere aperti per cena. Questo viene identificato come un segno di protesta o, per meglio dire, di “disobbedienza gentile”, nei confronti di un comparto che è esausto. La chiamata alla violazione della legge, tuttavia, non sembra aver attecchito ovunque. Uno dei casi sporadici di adesione è stato un ristorante di Pescia, che sembra aver aderito alla manifestazione di venerdì scorso a titolo “Io apro”. Peccato che, questa abbia portato a un tragico epilogo: sia il ristoratore, sia i suoi clienti sono stati sanzionati con una multa da 400 euro ciascuno.

Tutto questo è il risultato dell’esasperazione del comparto della ristorazione, tartassato continuamente e ingiustificatamente. Molti di loro hanno speso soldi e hanno faticato per adeguarsi alle norme anti-contagio volute dal governo, ma qual è stato poi il risultato? Pochi incassi giornalieri ed essere continuamente tartassati dai dpcm. Ovviamente gli atti di ribellione alla legge devono essere sanzionati, ma a fronte di proteste così forti è necessario mettere in atto politiche che tutelino questi comparti e non infierire ulteriormente a suon di decreti!

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GOVERNO INCOMPETENTE!

Sabato è arrivata l’ennesima amara sorpresa per molti imprenditori italiani, per tutti quelli che come previsto dall’articolo 125 dell’ormai tristemente famoso “Decreto Rilancio” hanno presentato richiesta del credito d’imposta sulle spese per la sanificazione degli ambienti di lavoro e l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale a tutela dei propri dipendenti, spiega Luca Vitale.

Credito d’imposta che doveva essere pari al 60% della spesa sostenuta, ma visto che il Governo ha stanziato solo 200 milioni di euro (il resto dei 55 miliardi del decreto servivano per marchette e amenità varie) è stato ridotto d’imperio dall’Agenzia delle Entrate a solo il 9% della spesa sostenuta (ovvero al 15,6423% di quanto richiesto dalle imprese).

L’ennesima presa in giro per imprese, artigiani e professionisti da parte di questo Governo.

Una cosa simile era già accaduta con il bando “Impresa Sicura” (solito nome altisonante) del mese di maggio che ha visto le risorse destinate allo stesso fine della protezione dei lavoratori andate esaurite in un click day durato pochi decimi di secondo.

Evidentemente ci provano gusto. L’Italia che produce e lavora non merita questo governo incompetente, conclude Luca Vitale.