IL MADE IN ITALY SFRECCIA CON FERROVIE DELLO STATO

Secondo quanto riportato da Luigi Ferraris, amministratore delegato di FS, “Il Piano Industriale 2022-2031 intende imprimere un’accelerazione agli investimenti e dare maggiore certezza all’esecuzione delle opere nei tempi previsti. Lavoriamo per rendere le nostre infrastrutture sempre più moderne, interconnesse e resilienti e i servizi di mobilità calibrati sulle esigenze dei nostri clienti“. Sono previste circa 40mila assunzioni nell’arco del piano.

Ferraris ha aggiunto che intendiamo promuovere un trasporto collettivo multimodale, raddoppiare la quota di trasporto merci su ferrovia, contribuire alla transizione ecologica anche autoproducendo da fonti rinnovabili almeno il 40% del nostro fabbisogno energetico“. Per quanto riguarda Anas, invece, l’Ad di Fs ha spiegato chestanno pianificando investimenti di circa 50 miliardi di euro che andranno a confluire nello sviluppo rete, nella manutenzione straordinaria e in altre attività necessarie al completamento del piano.

Tutto questo nell’ottica di valorizzare le potenzialità del gruppo Ferrovie e contribuire allo sviluppo sostenibile del nostro Paese, a seguito della pandemia e dei conflitti internazionali. Ad oggi, persiste l’esigenza di rivedere l’organizzazione e i tre pilastri del business ferroviario: infrastrutture, passeggeri e logistica. Ferrovie dello Stato continuerà anche la sua volata internazionale, aumentando i volumi in Europa da 1,8 miliardi del 2019 a 5 miliardi nel 2031.

L’Italia ha un sistema-Paese ancora florido e capace di vincere all’estero anche in settori strategici. Alcune aziende di settore stanno portando alto il nome dell’Italia in tutto il mondo e i grandi investimenti infrastrutturali che verranno attuati da Ferrovie dello Stato ne è la riprova! Il Made in Italy funziona ancora a pieno regime ed è capace di mostrare la sua completa efficienza e il suo servizio impeccabile!

Per far funzionare il Made in Italy basta saper guidare il sistema paese e Fratelli d’Italia riporterà il nostro paese e la nostra economia al livello degli anni ’50 quando l’Italia conobbe un periodo di espansione economica senza precedenti, che trasformò il nostro paese in una delle potenze industriali del pianeta; lo faremo con coraggio e in maniera etica e sostenibile;

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AUMENTO ESPONENZIALE DEL DEBITO ECONOMICO

Bankitalia comunica che il debito pubblico italiano ha raggiunto a marzo i 2.755,4 miliardi, in crescita di 18,9 miliardi rispetto ad aprile.

L’aumento è dovuto al fabbisogno (22,8 miliardi), che ha più che compensato la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (6,4 miliardi, a 95,6); l’effetto complessivo di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio ha incrementato il debito per 2,4 miliardi.

In aumento le entrate tributarie pari a 33,2 miliardi, in crescita del 10,2% (3,1 miliardi) su marzo 2021. Alla fine di marzo la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia era pari al 25,5 per cento (invariata rispetto al mese precedente); la vita media residua del debito è rimasta stabile a 7,6 anni. Nel primo trimestre dell’anno le entrate tributarie sono state pari a 108,9 miliardi, in crescita del 13,5 per cento (13,0 miliardi) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

La situazione è tragica e pare non si stia facendo abbastanza per contrastare questa situazione. Siamo in una situazione di stallo della nostra economia e ci porteremo dietro gli strascichi di questa crisi ancora a lungo. A causa di tutto questo avremo un’economia stagnante e il Paese rischierà di cadere in povertà. L’Italia ha bisogno di riforme che attenuino le conseguenze della crisi economica e che facciano rifiorire i nostri comparti produttivi, sostenendo famiglie e imprese. È ora di tornare a crescere.

Come possiamo vedere questi dati sono assolutamente reali e questo è il risultato del Governo degli anni passati;

Fratelli d’Italia sa esattamente dove andare ad incidere per il benessere degli italiani.

Sostienici!!

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RECESSIONE ALLE PORTE

L’onda d’urto della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina sull’Eurozona è forte e non risparmia nessuno, Italia compresa.

La Commissione europea taglierà oggi in modo drastico le stime di crescita per l’anno in corso, presentando lo scenario di un’economia che si inchioda e questo alimenta i timori sempre più concreti di una recessione. La contrazione sarà generalizzata e, secondo quanto appreso dall’Ansa, per l’Italia dovrebbe portare al taglio di oltre un punto e mezzo del Pil rispetto al 4,1% prospettato a febbraio.

Stando ad alcuni dati diffusi da Bloomberg, la crescita per l’Eurozona si fermerà al 2,7% nel 2022, con un’inflazione media monstre del 6,1%, contro il 3,5% atteso a febbraio. Seppur ormai presagito, l’impatto del conflitto sull’economia, unito alla corsa dell’inflazione (al 7,5% nell’Eurozona ad aprile, quasi quattro volte oltre l’obiettivo del 2% della Banca centrale europea) e agli effetti sulle catene di approvvigionamento già sotto stress, mette a rischio gli sforzi compiuti per contenere le conseguenze economiche.

L’invito per fronteggiare la recessione economica è mantenere politiche fiscali agili e flessibili almeno fino al 2023. Servono, inoltre, nuove linee guide in tema energia per contenere i danni provocati dalla guerra e realizzare il sogno di un’autonomia energetica indipendente dai Paesi esteri.

Dobbiamo assolutamente scappare da una possibile recessione ed invertire immediatamente la tendenza allo svuotamento del nostro paese, del valore rappresentato da conoscenze, capacità, imprenditoria e tutto quello che gravita attorno al capitale umano.

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FRATELLI D’ITALIA CONTINUA LA SUA ASCESA

Fratelli d’Italia è il primo partito nel Paese, secondo l’ultimo sondaggio di Swg. La forza politica guidata da Giorgia Meloni si conferma sul primo gradino del podio anche questa settimana, seguita dal Partito democratico e dalla Lega.

Insomma, come si comporterebbero gli italiani se fossero chiamati oggi alle urne?

Secondo un’indagine condotta con tecnica mista CATI-CAMI-CAWI su un campione di 1200 soggetti maggiorenni residenti in Italia, Fratelli d’Italia è il primo partito al 22,6%, in crescita rispetto a lunedì scorso di 0,5 punti percentuali. Aumenta così la distanza dal Partito democratico i cui consensi risultano in calo: i dem passano dal 21,6% al 21% in soli sette giorni, una discesa di oltre mezzo punto percentuale. A seguire, la terza forza politica nel Paese risulta essere la Lega: il partito di Matteo Salvini scende infatti al 15,6%, rispetto al 15,8% di una settimana fa.

Fratelli d’Italia sta vivendo una crescita inarrestabile. I motivi? Semplice:

  • incarniamo perfettamente gli ideali in cui buona parte degli italiani crede;
  • vogliamo ridare agli italiani un buon motivo per credere nella politica italiana, perché una buona politica può rivoluzionare un Paese. Fratelli d’Italia si impegnerà per cambiare il modo in cui viene fatta politica in Italia e per cambiare in positivo la vita degli italiani!

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POLITICA MONETARIA RESTRITTIVA E TASSI DI INTERESSE DEI MUTUI IN RIALZO

Adesso l’effetto rialzo dei tassi comincia a farsi sentire anche sui mutui, che tornano a un livello che non si vedeva dalla metà del 2019 (quindi da tre anni). È quanto si apprende dai dati divulgati dalla Banca d’Italia, che ha parlato di tassi d’interesse sui mutui per l’acquisto di abitazioni a marzo sopra il tetto del 2% (nel dettaglio, 2,01% contro l’1,85% registrato a febbraio). Il valore riportato è riferito al tasso Taeg dei nuovi finanziamenti, comprensivo cioè delle spese accessorie.

In generale, la situazione è in peggioramento per chiunque abbia intenzione di indebitarsi. Infatti, risultano in lieve risalita anche i tassi sui nuovi finanziamenti alle società non finanziarie: a marzo sono arrivati all’1,23% (rispetto all’1,09 di febbraio), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari all’1,78%, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati allo 0,87 per cento.

È tutta colpa dell’aspettativa di politica monetaria restrittiva che attende il nostro Paese e ha fatto terribilmente aumentare i costi di chi vorrebbe acquistare casa. A fare un primo conto ci ha pensato il Codacons, secondo il quale una famiglia che accendesse oggi un mutuo a tasso fisso a 30 anni da 100mila euro spenderebbe complessivamente circa 8.812 euro in più rispetto allo stesso prestito acceso a inizio gennaio 2022.

Di questo passo, accendere un mutuo diventerà impossibile e non è tollerabile essere tornati ai livelli del 2019. Instauriamo politiche di ammortizzamento dei tassi di interesse, in contrasto a una futura politica monetaria restrittiva.

Torniamo ad incentivare gli acquisti degli immobili!

Non solo, tuteliamo i giovani e chi negli ultimi anni ha acceso mutui sperando in un vero investimento per la vita.

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LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA SUI COSTI DI PRODUZIONE

Secondo le stime del Centro Studi Confindustria che registra il calo dopo il rimbalzo di febbraio (+4,0%) che ha seguito la caduta di gennaio (-3,4%) e dicembre (-1%). Secondo Confindustria, “Le indagini sul sentiment imprenditoriale e le ridimensionate dinamiche di ordini e attese delle imprese non lasciano intravedere miglioramenti significativi nel breve termine”. Ad aprile, sottolinea il Csc il prezzo medio del gas naturale era il 698% più alto rispetto a prima dello scoppio della pandemia; quello del petrolio del mare del Nord il 56% in più. I prezzi delle commodities ancora elevati frenano l’attività produttiva “lungo tutte le filiere”. Nel primo trimestre 2022, quindi, il Centro Studi di Confindustria stima una diminuzione della produzione industriale di -1,6% rispetto al quarto trimestre del 2021. L’ulteriore calo della produzione rilevato dal CSC in aprile (-2,5%) porta la variazione acquisita per il secondo trimestre a -2,5%, pregiudicando la dinamica del PIL italiano nel secondo trimestre, dopo la flessione nel primo. Gli ordini in volume diminuiscono a marzo di -0,6% su febbraio, ad aprile di -0,4%. Con l’aumento dei costi, la produzione industriale italiana rischia di finire al palo. Coma manca? Servono riforme di ammortizzazione dei costi per le imprese per incentivare la produzione e aumentare i volumi.

A differenza di questo Governo, per noi tutelare l’economia italiana e le sue imprese è uno dei punti più importanti!

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L’ITALIA NON E’ UN PAESE PER GIOVANI

L’Italia non è un paese per giovani, almeno se si parla di lavoro. A dirlo sono i dati Eurostat, i quali certificano che nel corso del 2021 nel nostro Paese in media lavoravano 4 milioni e 588mila persone tra i 55 e i 64 anni, in aumento di un milione e 775mila rispetto a dieci anni prima. Un trend che sembra riguardare tutta l’Europa a 27, infatti i lavoratori europei nella fascia più anziana sono aumentati di oltre 11,5 milioni.

Sulla spinta della tendenza demografica (aumenta l’aspettativa di vita per gli anziani e diminuiscono i figli) in Italia lavorava nel 2021 il 53,4% delle persone tra i 55 e i 64 anni, con un aumento del 15,9% sul 2011.

Se, inoltre, nel 2001 al lavoro si trovavano circa quattro giovani con meno di 35 anni a fronte di un lavoratore con oltre 55 anni (1,8 milioni di anziani a fronte di 8,3 milioni di giovani, dati considerati con le vecchie regole) nel 2021 le quantità quasi si equivalgono con 4 milioni 929mila giovani tra i 15 e i 34 anni a fronte di 4 milioni 588mila lavoratori tra i 55 e i 64 anni.

Da anni uno dei problemi che assilla le imprese italiane è la ricerca della manodopera. Bisogna cambiare il mondo dell’occupazione in Italia in tutti i sensi: incentiviamo la produzione di nuovi posti di lavoro e creiamo manovre sicure per le imprese che incentivino l’assunzione. Solo in questo modo diminuiremo la disoccupazione giovanile!

Noi abbiamo la soluzione per aiutare i giovani e non solo, per ridare la giusta e doverosa dignità a chi ha problemi di lavoro, o per chi lo ha perso il lavoro!

Sostienimi!

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LA BEFFA DEL BONUS DI 200 EURO

Una stangata da 1.960 euro all’anno in più per famiglia. Questo è il conto dell’inflazione al 6,5% secondo i calcoli di Unimpresa, l’associazione nazionale che rappresenta le micro, piccole e medie imprese. Secondo Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa, «I 200 euro annunciati dal governo, destinati a oltre 30 milioni di italiani con reddito fino a 35mila euro l’anno, coprono solo il 10% della spesa in più provocata dall’aumento di tutti i prezzi».

Le commodities, durante il mese di aprile, sono state in media più care del 698% rispetto al periodo pre-Covid. Il Brent (il petrolio del Mare del Nord), inoltre, è costato ben il 56% in più nello stesso periodo. Pare che sia alla luce di questi dati che il governo abbia deciso di istituire un bonus per alleviare l’impatto del caro energia. I 200 euro promessi a 30 milioni di italiani saranno sufficienti?

La verità è che i cittadini, come le imprese, hanno visto erodere il proprio portafoglio. Per Confindustria, i prezzi dell’energia pesano su tutte le filiere: il protrarsi del conflitto ha gelato la produzione industriale italiana, calata del 2% a marzo e del 2,5% ad aprile. L’indice delle attese sull’economia italiana ha registrato un crollo da +0,6 a inizio anno fino a -34,8 di aprile, comparabile a quello di dicembre 2020. 

Insomma, serve molto più di un semplice bonus da 200 euro una tantum ai cittadini e alle imprese. Le famiglie hanno visto erodersi il loro potere d’acquisto, ma di certo il mondo delle imprese non sta di certo meglio. Per questo si chiede al governo di intervenire sul cuneo fiscale per alzare i salari dei lavoratori e ridurre l’impatto della crisi per famiglie e imprese.

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SI PREVEDE UN FUTURO INFLAZIONISTICO PER L’ITALIA?

C’è un altro anno di un’inflazione che si attende avere uno slancio al di sopra degli obiettivi. Dopo la dinamica dell’inflazione sarà di circa il 2%“. Questo è quello che riferisce Philip R. Lane capo economista e membro del comitato esecutivo della Bce. Secondo lui “E’ improbabile che l’economia si stabilizzi rapidamente in un nuovo stato di equilibrio stazionario neutro” e “non è così facile prevedere una normalizzazione” poiché ci sono importanti incertezze sul tema dell’inflazione, legate alle guerre in Ucraina.

L’Istat ha comunicato che nel mese di aprile 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (al lordo dei tabacchi) ha registrato un aumento dello 0,2% su base mensile e una crescita del 6,2% su base annua (dal +6,5% del mese precedente).

L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +2,1% per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) ha registrato un incremento dello 0,6% su base mensile e un aumento del 6,6% su base annua (da +6,8% del mese precedente).

La situazione è veramente grave e richiede un’azione mirata in alcuni settori strategici. L’economia del Paese e il potere d’acquisto della nostra moneta sono tremendamente in pericolo. In presenza di inflazione, con una determinata quantità di moneta si potranno acquistare, nel tempo, una quantità sempre minore di beni e servizi. In questa situazione, quale futuro si prospetta all’Italia?

Una soluzione?

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TRUFFE SULL’AIUTO ALL’EDILIZIA

Per il Superbonus del 110% si attende la revoca. I prezzi necessari per le ristrutturazioni sono più che triplicati, perché la misura toglie l’incentivo a trattare sul prezzo.

Del resto i dubbi sulla misura erano già cominciati a serpeggiare nei mesi scorsi in seno al governo. Il bonus permette ai proprietari degli immobili di cedere i loro crediti d’imposta alle banche in cambio di liquidità.

Con la detrazione dello Stato non c’è stato più alcun interesse a contenere i costi delle offerte da parte delle imprese che gestiscono le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico. Per alcune prestazioni, come le pareti, gli infissi o gli impianti, i costi sarebbero addirittura raddoppiati. Il tutto dipende sia dall’inflazione, sia dal fatto che i proprietari possono contare sul rimborso della spesa.

Tra l’altro, alcuni termini, come la cessione del credito, rimangono un dubbio. Sono circa 4,4 miliardi di euro i crediti inesistenti individuati dopo gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate. Le frodi hanno riguardato soprattutto la creazione di false società e lavori mai effettuati.

Cosa dico da quando queste iniziative sono in atto?

Che all’Italia servono misure ben pensate e non a rischio frode.

I patrimoni dei cittadini e delle imprese che investono in questo settore non devono essere toccati.

L’edilizia ha bisogno molto più di questo: l’edilizia ha bisogno di creare impianti sostenibili e a basso consumo, negli interessi degli italiani e delle loro tasche.

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