IL NUOVO GOVERNO DICE ADDIO ALLA FLAT TAX

Il nuovo piano fiscale secondo il governo di Mario Draghi: progressività fiscale, no alla flat tax, a condoni ed a nuove tasse. La flat tax sembra essere stata completamente esclusa. Questa è una linea presentata in anteprima alle fora parlamentari contattate, ma si continua a sostenere la progressività del sistema tributario. Il governo parla di una rimodulazione delle aliquote, senza aumentare la pressione fiscale (o almeno per quello che dicono ora). Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, però, rivendicano la proposta di una flat tax che possa garantire una reale progressività fiscale.

Il fatto che il Premier non pensi all’ipotesi della flat tax, da sempre sostenuta dal nostro partito, è deludente. Il fatto che non pensi ad un aumento delle tasse potrebbe risultare, tuttavia, positivo, ma bisogna guardare anche il risvolto contrario. Secondo Andrea Dalmastro, deputato di Fratelli d’Italia: “Immaginare progressività e non abbattimento della tassazione riecheggia più la grammatica di Boldrini e Leu di coloro che credono nella necessità della rivoluzione liberale della tassazione”. Insomma, attenti agli inganni e ai giochi di parole!

Da anni Fratelli d’Italia si fa promotore di una riforma fiscale che comprenda la Flat Tax, proponendo una tassazione al 15% per famiglie e imprese sul reddito incrementale rispetto all’anno precedente e successivamente per l’intero reddito prodotto. Insomma, un’aliquota fissa, al netto di eventuali deduzioni fiscali o detrazioni. Un’ottima riforma che eliminerebbe totalmente l’eventuale possibilità di pressione fiscale che da anni viene imposta ai nostri cittadini! La paura di un possibile aumento delle tasse è vivida, nonostante il nuovo Premier sembra aver smentito questa ipotesi. Noi di Fratelli d’Italia continueremo a combattere contro la pressione fiscale e a favore dell’introduzione nel sistema fiscale la tanto agognata Flat tax! La soluzione migliore per tutti gli italiani!

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QUALE E’ IL BENE PER L’ITALIA?

Ieri è stato un giorno intriso di eventi per il Paese: Giuseppe Conte con un tavolino davanti a Palazzo Chigi dichiara la sua uscita di scena (forse non definitiva) e Mario Draghi ha dato il via alle consultazioni con i partiti. Insomma, c’è aria di cambiamenti al governo.
Conte esordisce con tali parole: “Ho sempre lavorato per il bene del Paese. I sabotatori sono altrove” e prosegue facendo chiaramente capire che non intende lasciare la scena della politica. Chissà se entrerà nel governo di Draghi, forse assicurandosi una delle tante poltrone in palio. Otterrà, magari, qualche ministero importante, o formerà un suo gruppo con gli ex-responsabili costruttori. Il nocciolo della questione sarebbe comprendere che cosa intende per “ho sempre lavorato per il bene del Paese”, perché sembra tutto il contrario, vista la tragicità della situazione economico-sociale nella quale riversano i nostri concittadini.
Mentre il Premier uscente fa il suo spettacolino, Draghi incontra i partiti per cercare di costruire una solida maggioranza in Parlamento. Giorgia Meloni esordisce fin da subito dichiarando il suo scetticismo nei confronti di chi accompagnerà il Presidente incaricato al governo. Come già dichiarato, la nostra Capogruppo non voterà la fiducia, ma afferma che “se Draghi portasse provvedimenti che io condivido per il bene dell’Italia, li voto”.
Considerando la realtà dei fatti e i dati emersi dalle ultime indagini, è facile dimostrare quanto realmente il governo uscente abbia fatto per i propri cittadini. Il reale “bene dell’Italia” è quello che intende Giorgia Meloni, ovvero trovare una reale soluzione per tirare fuori il Paese dalla palude in cui è stata immersa dai provvedimenti dell’esecutivo precedentemente in carica. Fratelli d’Italia è aperta al confronto durante le consultazioni, pur restando all’opposizione poiché, anche in questo modo, è possibile dare un contributo costruttivo per la risoluzione dei problemi del Paese. Tra le soluzioni migliori rientra quella di un governo che abbia un forte mandato popolare e che risponda alla volontà del popolo, costituito da numeri importanti e che abbia una visione compatibile. Questo è il reale “bene” per l’Italia”

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MARIO DRAGHI PRESIDENTE INCARICATO: LA POSIZIONE DI GIORGIA MELONI E FRATELLI D’ITALIA

Mario Draghi ha ricevuto da dal Presidente della Repubblica l’incarico per la formazione di un nuovo governo. In giornata è avvenuto anche un mini-summit con gli alleati di coalizione, durante il quale hanno elogiato la loro capacità di essere riusciti a rimanere uniti nonostante il periodo di crisi che il nostro Paese sta vivendo. Giorgia Meloni, tuttavia, rimane contraria a cambiare la sua posizione poiché, per lei e per tutto il partito di Fratelli d’Italia, l’unica strada sono, e saranno, le elezioni. La nostra Capogruppo, però, ha dichiarato di essere disposta a fare un passo intermedio, concordando con tutta la coalizione una posizione di astensione. Tale ragionamento permetterebbe di privilegiare la coesione tra gli alleati, mettendo solo momentaneamente tra parentesi la richiesta di voto anticipato. In tal modo, si riuscirebbe a conservare la possibilità di recarsi alle consultazioni dirette da Mario Draghi con una delegazione unitaria.

Per Giorgia Meloni, dunque, non esiste nessuna possibilità al di fuori delle elezioni e non condivide pienamente la scelta del Presidente della Repubblica di dare l’incarico all’ennesimo governo tecnico. Continuerà, perciò, a lavorare a uno scenario che porti l’Italia al voto, lavorando in modo compatto con gli alleati. Queste sono le chiare intenzioni della nostra Capogruppo.

Draghi si ritroverà a gestire gli stessi problemi dei governi precedenti: una marea di partiti talmente tanto eterogenei da essere incapaci di prendere decisioni chiare. All’Italia serve quella stabilità che è difficile ottenere con l’attuale fisionomia delle Camere, anche con la presenza di un nome di rilievo come quello di Mario Draghi. Nel frattempo, il centrodestra prepara i temi da portare alla consultazione con il nuovo Presidente. Tra le priorità sul tavolo rientrano: il taglio delle tasse e della burocrazia, la programmazione di un piano vaccinale efficace e la riforma della giustizia.

La linea di Fratelli d’Italia è chiara: avanti uniti e con spirito di collaborazione, nell’interesse dell’Italia e degli italiani.

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IL “GOVERNO URSOLA” E’ IN CANTIERE. MA NON SAREBBE MEGLIO TORNARE ALLE URNE?

Ora la palla passa in mano a Sergio Mattarella, che nelle prossime ore dovrà decidere il destino dell’Italia. Giuseppe Conte, dopo aver consegnato le dimissioni, ha deciso deliberatamente di non dover assumere alcun ruolo o posizione pubblica in questa delicata fase dell’epidemia. Mattarella conta, però, di conferire al più presto un incarico per formare un governo che faccia fronte tempestivamente alle gravi emergenze non più rinviabili. Dalle ultime news, pare che Mario Draghi, ex presidente della BCE sia stato convocato al colle.

La strada delle elezioni non sembra minimamente contemplata da nessuno, neanche da Mattarella, che preferisce dare l’incarico a un governo “adeguato a fronteggiare le gravi emergenze sanitaria sociale ed economico-finanziaria”. In sostanza, il presidente della Repubblica vorrebbe affidare la formazione di un altro esecutivo al presidente della BCE, creando un nuovo governo di alto profilo. E pensare che già in quattro e quattr’otto sono cominciati i posizionamenti alle poltrone in quello che si suol chiamare “governo Ursola”. Giorgia Meloni è completamente contraria a dare la fiducia a un governo capeggiato da Draghi e continua a richiedere con fermezza il ritorno urgente alle urne!

L’Italia merita un governo solido che lavori unito per gli interessi della Nazione! Gli italiani hanno il diritto di votare e decidere da chi essere governati! La soluzione ai grandi problemi dello stato non è l’ennesimo governo tecnico nato nei laboratori di palazzo, mentre i ministri litigano tra di loro! Non siamo nella Prima Repubblica, ma siamo “teoricamente” una democrazia avanzata e, come tale, dovremmo comportarci! Come dichiara Giorgia Meloni con un post su Facebook: “Nel centrodestra ci confronteremo, ma all’appello del Presidente rispondiamo che, in ogni caso, anche dall’opposizione ci sarà sempre la disponibilità di Fratelli d’Italia a lavorare per il bene della Nazione.”

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LA SALUTE E’ ANCHE SPORT. NON DIMENTICHIAMOCI DI QUESTO COMPARTO!

Quante palestre e centri sportivi saranno aperti a fine pandemia? La preoccupazione è enorme anche per questa categoria. Si parla di milioni di euro di perdite, anzi ci sono esercenti che affermano di non voler fare i conti per non sentirsi male. In totale, si contano 6 mesi di chiusura completa e i ristori ricevuti dallo stato non sono niente in confronto alle perdite. I numeri parlano chiaro: il fatturato è calato di circa l’80% e c’è un’enorme quantità di persone a casa, fra insegnanti e personale amministrativo. Uno sfacelo!Gli aiuti economici concessi sono soltanto una goccia nel mare delle immense perdite. Parliamo di un totale di 100.000 strutture che danno lavoro a 1 milione di persone. Prima della pandemia gli incassi medi di un centro sportivo si aggiravano intorno a 40.000 e i 200.000 euro al mese. È ben evidente, allora, che i fondi erogati, tra i 2.000 e i 4.000 euro, non sono niente a confronto! A fine 2020 sono stati conteggiati più di 5 miliardi e mezzo di euro di perdite! Parliamo di migliaia di strutture che rischiano il fallimento totale! Forse neanche raddoppiano le quote a fondo perdute sarà possibile assicurare la ripresa. Il colmo è che i centri sportivi hanno cercato in tutti i modi di adeguare i propri locali alle norme anti-Covid, ed è per questo che, secondo uno studio dell’Associazione Nazionale Impianti Sport e Fitness, il rischio di contagio in palestra è decisamente azzerato rispetto ad altri luoghi d’incontro.I danni al settore sportivo sono immensi e gli aiutini sono completamente inutili. Servono azioni concrete: bisogna cercare di recuperare almeno il 50% di quanto perso e rinviare la riscossione dei contributi a inizio 2022. Anche i centri sportivi sono attività vere e proprie e come tali vanno tutelate! Il paradigma è sempre quello: dopo un anno di chiusure è impensabile andare avanti con gli scarsi ristori del governo! Bisogna pensare a come ripartire in sicurezza! Basta minare la sopravvivenza di determinati comparti!

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I RISTORATORI GRIDANO AIUTO!

Il “semaforo” delle chiusure per il rischio epidemico è dirompente per i settori produttivi del Paese. Quello che gli operatori del commercio e dei pubblici esercizi chiedono non sono elemosine, ma certezze. È ignobile scaricare addosso ai settori produttivi del Paese ogni colpa del diffondersi del contagio e, soprattutto, non fa onore a chi dovrebbe assumersi il peso delle proprie scelte in prima persona. Gli operatori della ristorazione devono sottostare al lampeggiamento del semaforo (saremo zona rossa, arancione o gialla questa settimana? Bho non si sa), in attesa che qualcuno conceda loro i ristori promessi.

Il comparto registra oltre 37 miliardi di perdite solo nel 2020: circa il 40% dell’intero fatturato annuo è andato in fumo. Quello che serve non è solo un piano ristori adeguato, ma anche un programma per riaprire in sicurezza il locale, per non rimanere nel perimetro della sopravvivenza assistita. Ci basti pensare che gli indennizzi ricevuti coprono solo il 7% dell’intero fatturato: è un aiuto economico legato ai costi fissi e non alle perdite! Questo indica esattamente il livello di pietà con il quale il governo sta affrontando questa situazione. L’unico modo per provare a sanare i conti delle imprese sarebbe assicurare almeno un ristoro del 50% del fatturato dell’attività, così che i commercianti non debbano attingere alle riserve personali o indebitarsi.

Lo stato ha donato a questo comparto 36.000€ di ristori, peccato che i titolari abbiano dovuto prelevare dai propri conti la bellezza di 150.000€ per evitare il fallimento della propria azienda. È evidente che concepire il ristoro in questo modo non è la soluzione. Il problema si potrebbe risolvere solo facendo riaprire le aziende in sicurezza perché le attività non possono più campare di ristori. Bisogna imparare a convivere con il Covid e tornare a lavorare! Dopo un anno di emergenza bisogna andare oltre!

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SALVIAMO LA NOSTRA CARA ITALIA!

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Ben sappiamo che l’emergenza sanitaria ha avuto un impatto diretto sulla crisi da Covid-19. Lo stato di salute di diversi settori è veramente critico e vi sono innumerevoli comparti che sono completamente in ginocchio. Ci basti pensare che il totale delle ore di cassa integrazione registrate nel mese di aprile segna una crescita del 3.716% rispetto al mese precedente, per poi rimanere costante a circa 1.213% negli altri mesi dell’anno, rispetto al periodo maggio-novembre 2019. In più, per quanto riguarda l’occupazione, circa mezzo milione di lavoratori ha perso il proprio lavoro, nonostante lo stop dei licenziamenti indetto dal governo.

Uno dei dati più preoccupanti riguarda anche la situazione delle famiglie: le richieste di crediti sono in netto rialzo a partire dal mese di marzo, soprattutto per prestiti finalizzati, carte, prestiti personali e mutui. Il tutto indica una forte sofferenza dei nostri cittadini, a fronte di ristori mancati e misure economiche risultate inefficienti. Anche il commercio registra una forte contrazione: si stima che le importazioni siano calate del 4,76% dai Paesi in Europa e del 12,33% dai Paesi extra-europei. Per quanto riguarda le esportazioni, inoltre, si calcola un ribasso del 5,54% dai Paesi Europei, e del 9,64% dai paesi extra-europei.

La situazione è seria. Non si può più rimanere a guardare il collasso del nostro Paese. Queste cifre sono una tragedia per l’intera popolazione e una pessima pagella per qualsiasi governo. Bisogna agire! Servono misure efficaci che includano ristori utili alle nostre imprese per salvarle dal tracollo. Le famiglie hanno un disperato bisogno di sostegno economico! Il che non si traduce con lo sfornare un bonus diverso ogni mese, ma significa migliorare le condizioni di vita del cittadino e tutelare le loro imprese. Bisogna dare il via a un colossale piano di investimenti che possa portare benessere e lavoro per tutti, restituendoci finalmente un futuro a cui ritornare, dopo questo periodo buio di questa pandemia.

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FRATELLI D’ITALIA SVELA L’INEFFICIENZA DEL PIANO PANDEMICO DI ARCURI

Fratelli d’Italia ha stilato un dossier attraverso il quale si intende incastrare il commissario Domenico Arcuri per la sua pessima gestione dell’epidemia. La questione è iniziata nel marzo del 2020, agli esordi della crisi, e copre tutti gli aspetti critici della pandemia. Tra i casi più emblematici c’è la “vicenda delle mascherine”: comprate in grandi quantità dalle aziende a un prezzo di acquisto ben superiore rispetto a quello prefissato da Arcuri, le mascherine scomparirono dalla circolazione, perché gli esercenti hanno smesso di venderle per non andare in perdita. Per non parlare poi dei casi di corruzione, il sequestro dei respiratori e il flop dell’App immuni. La ciliegina sulla torta è stato affidare il bando della produzione dei banchi monoposto per la scuola a un’azienda che opera nel campo degli eventi. Ma com’è stata possibile una gestione tanto fallimentare di una situazione così delicata?

Ma la sfilza di esempi di inefficienza non è conclusa qui. Il caso più emblematico di questi giorni riguarda la gestione dei padiglioni-primula. Prima di tutto ci chiediamo se realmente siano necessari per spingere alla vaccinazione di massa. Non sarebbe stato meglio trovare un metodo meno costoso per sostenere la campagna? La parte bella è che il commissario va a caccia di soldi per far sbocciare le prime 21 primule, una per regione. Questo ci porta a dire che il signor Arcuri ha mentito anche sul numero di centri per i vaccini. Non saranno 1.500 ma solo 21 per marzo 2021. I donatori più generosi (almeno di 400.000 euro) riceveranno in cambio una targhetta. Non male come ricompensa, no?

La situazione sembra quasi ridicola. Il tutto è un mix di incapacità e delirio di onnipotenza che l’Italia sicuramente non merita. La questione sanitaria è uno degli argomenti più delicati, che necessita di un commissario preparato e preciso. È un’enorme macchina complessa che ha bisogno di essere organizzata con chiarezza e nei minimi dettagli. Ma a quanto pare tutte queste qualità mancano al nostro governo, ma come biasimarli d’altronde: come fanno a prestare attenzione alla salute dei cittadini se continuano a litigare per la poltrona?

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QUESTA E’ QUELLA CHE SI SUOL DIRE UNA “CRISI PILOTATA”

Il Premier Giuseppe Conte domani mattina incontrerà il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per formalizzare il passo indietro, al termine del Consiglio dei Ministri, presumibilmente dopo l’ennesimo tentativo di prendere tempo in attesa di una soluzione last-minute. Dopo aver miseramente fallito nel creare una maggioranza su due piedi e senza valide fondamenta, sono state fatte diverse ipotesi sul prossimo passo che compirà questo governo indecente, ovviamente tutte con lo scopo di assicurare la nascita del Conte Ter. Tra le supposizioni c’è il fatto che Conte stia per ottenere in Senato quel gruppo di responsabili centrici che lo potrebbero sostenere nel continuo della sua azione di governo, e quindi starebbe andando da Mattarella per chiedere un preincarico. Insomma, un preludio al Conte Ter. In una seconda opzione, il Premier sta mettendo di proposito in gioco il suo ruolo, senza l’assicurazione di riottenere un reincarico. Insomma, siamo nel bel mezzo di una “crisi pilotata” che escluderebbe in ogni caso le tanto desiderate elezioni.
Alla luce di quanto sta succedendo non possiamo che definire tutto questo “squallido”! L’Italia è una giostrina nelle mani di Conte, Renzi, Di Maio e Zingaretti, che temono terribilmente le elezioni perché rischiano di pagare duramente tutte le bugie, le ingiustizie e i giochetti di palazzo degli ultimi anni. Ma prima o poi arriverà il giorno in cui dovranno rispondere davanti agli italiani dei loro fallimenti.
E intanto arrivano notizie amareggianti da ogni fronte tra cui il fatto che l’Italia rischia di essere esclusa dai giochi olimpici di Tokyo 2021, l’Europa spinge per i ritardi sul Recovery Fund ed emerge un buco di circa 16 miliardi di euro nei conti dell’Inps. Per non parlare poi dei lavoratori che protestano in piazza e di quel milione e duecentomila salariati che attendono ancora la cassa integrazione. E cosa fa il governo davanti a tutto questo? Offre incarichi a destra e a manca e passa la giornata a pensare a come organizzare un Conte Ter. Stiamo andando a rotoli! Serve qualcuno che salvi questo Paese dal tracollo! Non ce la facciamo più!

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COMBATTIAMO CONTRO IL FALLIMENTO DELLE NOSTRE IMPRESE!

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L’Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana, che provvede allo studio della strutta socioeconomica e delle sue trasformazioni, mostra che il mercato in stallo ha colpito principalmente i territori a vocazione terziaria e turistica, ovvero quelle imprese sulla costa o in montagna che hanno un’occupazione stagionale. Il 26% di domande di cassa integrazione provengono dal settore della ristorazione e alloggio, un numero poco più basso delle richieste dal comparto del commercio all’ingrosso e al dettaglio (29,3%). L’11%, invece, proviene dalle attivitàprofessionali, anch’esse profondamente in difficoltà. Sono chiari segni che la nostra economia è realmente in pericolo.Bisogna cominciare a far ripartire queste imprese. Il Consigliere regionale di Fratelli d’Italia, per esempio, ha chiesto di riaprire immediatamente la montagna toscana. La vera domanda è: perché per tutte le attività si applicano differenziazioni da regione a regione in base al colore, mentre gli impianti di risalita sono esclusi da questo principio? Perché il Governo non applica i colori anche agli impianti di risalita? D’altronde è stato consentito salire su un treno o su un autobus, ma non su una seggiovia che, paradossalmente, è un mezzo molto più Covid-free di una metropolitana. D’altronde, non è una novità che questo governo sia una contraddizione unica! Ma nel frattempo il turismo montanaro va in fallimento e migliaia di lavoratori rischiano, da un lato di perdere il proprio lavoro, dall’altra di non avere accesso ai cosiddetti ristori del governo. È corretto tutto questo? Per alcune famiglie il turismo montanaro costituisce la loro unica entrata!La verità è che bisogna cominciare a lavorare cercando di fare in modo di far ripartire queste imprese. Le attività limitate dai dpcm devono ripartire, perché i ristori dati dal governo non sono minimamente sufficienti a pagare le spese di un’intera attivitàcommerciale. Alcuni comuni in provincia di Grosseto hanno cercato, per quello che hanno potuto, di reperire una parte delle risorse dal bilancio, al fine di colmare almeno parzialmente le mancate risorse fornite dal governo. Un’ottima iniziativa, almeno per accorrere in aiuto a coloro che ne hanno necessità! Bisogna agire e anche in fretta! Qui c’è in ballo il destino di migliaia di imprese!

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