CONFINDUSTRIA LANCIA L’ALLARME: LA RIPRESA ECONOMICA è IN PERICOLO

Confindustria lancia l’allarme sulla solidità della ripresa economica: le attese sul medio periodo non sono così floride. La preoccupazione risiede in un orizzonte di medio periodo in cui si addensano rischi derivanti dall’aumento dei contagi dovuti alla variante Delta e dalle prospettive di reintroduzione di ulteriori limitazioni su spostamenti e attività produttive.

I dati raccolti dal Centro studi di Confindustria evidenziano un primo rallentamento. Dopo un secondo trimestre 2021 in cui la produzione industriale italiana è salita a un ritmo vicino a quello rilevato nel primo (1,0% vs 1,3%), il terzo parte con un abbrivio negativo. Oltre al Covid, la causa è riscontrabile anche nella scarsità di materie prime e componenti, fatto che comincia a verificarsi anche in Italia.

Non è un caso, allora che secondo Confindustria si sia fermato “il recupero della produzione industriale in luglio (-0,7%) dopo il rimbalzo di giugno (+1%)”.

E per quanto riguarda l’occupazione a che punto siamo?

il Covid ha colpito soprattutto i lavoratori autonomi. Tra febbraio 2020, mese che precede l’avvento della crisi pandemica, e giugno di quest’anno, l’Italia ha perso 470mila occupati. Di questi, 378mila (pari a oltre l’80% del totale) sono lavoratori indipendenti. Insomma, le partite iva sono state stroncate, ma non se la sono passata meglio i dipendenti: il numero complessivo degli occupati è sceso di 92mila unità.

È facilmente comprensibile come la produzione e tutto il sistema economico risentano delle nuove restrizioni e della diffusione della variante Delta. Ma il governo cosa sta facendo per frenare il profondo declino dell’economia nazionale? Poco e niente! Qui c’è bisogno di rimboccarsi le maniche e volgere l’attenzione sul dramma economico e sociale della disoccupazione! Diamo incentivi a fondo perduto e sosteniamo le nostre imprese nel processo di ripartenza! Basta con le restrizioni! Bisogna agire!

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SBARCHI NO STOP

Continuano senza sosta gli sbarchi di immigrati clandestini sulle coste del nostro Paese. Dopo il semaforo verde alla Sea Watch 2, l’Italia ha consentito anche alla nave Ong Ocean Viking (SOS Méditerranée) di attraccare in uno dei porti della penisola, permettendo di fatto lo sbarco di ben 800 migranti clandestini sul nostro territorio nazionale in pochissime ore. L’aggravante è data dal numero di migranti positivi: almeno 28.

Guardando i dati del Viminale al 4 agosto, da inizio mese sono sbarcati lungo le coste italiane 700 persone, contro le poco meno di 70 dello stesso periodo del 2019. Tutto lascia presagire che anche agosto proseguirà il boom già registrato a luglio: oltre 7mila sbarchi, vale a dire il doppio di quanto registrato a gennaio-luglio del 2019. In cima alla lista si trovano gli sbarchi dalla Tunisia (5.909), seguiti dal Bangladesh (2.181).

Cifre agghiaccianti! Soprattutto se si pensa che oltre a possibili problemi di ordine sociale, alcuni migranti potrebbero costituire anche un serio rischio sanitario.

Non è un caso, allora che Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, affermi che è “una situazione che può rappresentare una vera e propria bomba sanitaria pronta a esplodere, mettendo in pericolo la cittadinanza ed esponendo a rischi enormi i nostri uomini e le nostre donne in divisa”.

Insomma, questo traffico di esseri umani continua ininterrottamente, mette realmente in discussione la sicurezza nazionale e mina il sistema sanitario italiano già profondamente colpito. L’unica soluzione è bloccare le partenze alla fonte e mettere un punto a questa carneficina! Fratelli d’Italia chiede il blocco navale subito!

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GREEN PASS: TRA FLOP E CONTROSENSI

L’argomento è nel centro del mirino: si attende la pubblicazione di una circolare da parte del Viminale in grado di chiarire al meglio le modalità di svolgimento dei controlli imposti dal governo. Nonostante l’uso del green pass sia diventato effettivo dal 6 agosto, ci sono ancora dei punti poco chiari per quanto concerne le previste operazioni di verifica di cui dovrebbero farsi carico i gestori di bar, locali e ristoranti.

Il problema insorge nel fatto che ci sono dei insensatezze nelle regole che dovranno applicare i titolari e i gestori delle attività: la norma inserita nel decreto del governo indica solo che l’ingresso in detti locali sarà consentito esclusivamente “ai soggetti muniti di certificazione verde” e che i gestori sono “tenuti a verificare che l’accesso ai predetti servizi e attivita’ avvenga nel rispetto delle prescrizioni”. E per quanto riguarda le verifiche d’identità? Tutto tace!

E poi, chi farà i controlli?

Sul portale del ministero si legge sporadicamente qualche indicazione:

  1. Pubblici ufficiali nell’esercizio delle relative funzioni;
  2. Personale addetto ai servizi di controllo delle attività
  1. Soggetti titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi
  2. Proprietario o legittimo detentore di luoghi o locali presso i quali si svolgono eventi
  3. Gestori delle strutture che erogano prestazioni sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali

Non mancano di certo le proteste in tutta Italia! Ma come biasimarli! Il green pass è un’iniziativa assurda che porterà a rinunciare a troppe cose! E diventerà ancora di più centrale a settembre, quando sarà obbligatorio anche sui mezzi di trasporto a lunga percorrenza, a scuola e all’università. Pazzi! Che poi, il capitolo scuola è ancora tutto da chiarire!

Il green pass è una norma piena di controsensi e malfunzionamenti che, oltre ad essere assurda, si sta rivelando un disastro per titolari e gli esercenti. Basta imporre norme assurde! Basta assillare i nostri lavoratori e minare la libertà degli italiani!

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La Babilonia del green pass

All’alba dell’introduzione del green pass, da oggi obbligatorio per svolgere alcune attività e usufruire di alcuni servizi, già si vede all’orizzonte il polverone di una colossale débâcle.

I controsensi nelle scelte che hanno condotto all’approvazione del certificato verde sono sotto gli occhi di tutti: con che criterio, ad esempio, lo si dovrà presentare per consumare al tavolo di un bar, ma non al bancone?

Altra incongruenza riguarda i controlli: come denunciato dalle associazioni di commercianti e ristoratori, l’onere di identificare i propri clienti tramite documento d’identità non può ricadere sui gestori, in quanto ad essi non potrebbero essere attribuite funzioni tipiche dei pubblici ufficiali. Su questo punto si è mosso l’assessore di FdI agli Affari legali Maurizio Marrone, sottoponendo il quesito al Garante Nazionale della Privacy.

Dal 1° settembre, poi, entrerà in vigore anche l’obbligatorietà di esibire il certificato verde su alcuni mezzi di trasporto e da parte di personale scolastico e studenti universitari: in merito al primo punto, bisognerà mostrarlo sui mezzi a lunga percorrenza, ma perché non sui mezzi pubblici, principale cluster di diffusione del virus? Qual è il ragionamento che sottende a questa scelta?

Per quanto riguarda docenti e personale ATA (categorie per le quali il provvedimento appare superfluo, poiché si riscontra ad oggi una copertura vaccinale del 90%), l’unica drastica sanzione prevista in caso di mancanza di certificazione suona come un ricatto: dopo cinque giorni di assenza, questa verrà considerata ingiustificata e sarà sanzionata con la sospensione dello stipendio.

Per ottenere il green pass, l’alternativa al vaccino è il tampone, valido per 48 ore: ciò significa che, per studiare e lavorare cinque giorni a settimana, studenti e lavoratori che non vogliano o che non possano vaccinarsi dovranno sottoporsi a tre tamponi a settimana, quindi più di 100 in un anno. Tamponi per cui dovranno spendere tra gli 800-1000€ (il prezzo calmierato per adolescenti tra i 12 e i 18 anni sarà di 8€ a tampone, per tutti gli altri sarà di 15€, almeno fino a 30 settembre) e i 2000-2500€ annui.

Queste decisioni aprono uno squarcio di discriminazione sociale ed economica, di cui risentiranno maggiormente, come sempre, i soggetti più deboli. Le domande che sorgono sono molteplici: non sarebbe più logico ed equo rendere gratuiti i tamponi? Il governo ritiene che risulterebbe disincentivante per la campagna vaccinale, quindi pare proprio che la priorità non sia fermare il contagio, ma vendere i vaccini.

“Sono misure che avranno un’efficacia assolutamente limitata nel contenimento del contagio, di fatto portano a un obbligo vaccinale senza che il governo se ne assuma la responsabilità. Se il governo è convinto di quello che fa, si assuma la responsabilità dell’obbligo vaccinale e non lo scarichi sui cittadini.”, ha dichiarato la nostra leader Giorgia Meloni.

Noi di FdI ci siamo opposti fin dal principio a questo provvedimento discriminatorio e ragionato in totale cecità e assenza di lungimiranza ma, se viene imposto agli italiani, anche noi rispetteremo le regole come sempre abbiamo fatto.

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Chi ha ucciso “Babbo Monte”?

C’era un tempo in cui a Siena regnava un apparente benessere generalizzato, un tempo in cui per ogni attività messa in campo, rigorosamente e in maniera esclusiva dalla sinistra, si poteva contare sulle spalle di “Babbo Monte”. Spalle che col tempo non si sono rivelate poi così larghe, o meglio, spalle che poi sono state piegate e pugnalate senza pietà.

Lo stress test 2021 svolto dall’EBA in collaborazione con BCE, Banca d’Italia e il Comitato Europeo per il Rischio Sistemico (CERS) evidenzia in MPS un deficit patrimoniale che non ha eguali in Europa, facendola risultare tra le peggiori.

Anni di amministrazione, valutazione e gestione scriteriate (le acquisizioni di Antonveneta e di Banca 121 e il derivante obbligo di rimborsare i sottoscrittori dei contratti-truffa di quest’ultima, solo per citare alcuni episodi) hanno portato al collasso la banca più antica del mondo, un’istituzione che da secoli dà lustro alla città, valore al territorio e posti di lavoro a migliaia di persone in tutt’Italia. La verità è che quella banca non è mai stata scevra da ingerenze politiche, ma è da sempre feudo e baluardo politico-finanziario della sinistra.

Per ben tre volte negli ultimi dieci anni lo Stato è intervenuto per salvare Monte dei Paschi con soldi pubblici, di cui 5,4 miliardi solo nel 2017. A questi andrebbero ad aggiungersi, se l’operazione di acquisizione da parte di Unicredit andasse in porto, ulteriori costi ancora non quantificabili con precisione, ma che il Sole 24 ore stima tra i 5 e i 10 miliardi di euro derivanti dal Mef, ovvero dalle tasche dei cittadini.

In questo impietoso scenario, la recente proposta di Unicredit prevede che la trattativa in esclusiva col Mef per l’acquisizione della banca senese possa aver luogo soltanto a determinate condizioni: l’esclusione di contenziosi straordinari che non riguardino l’attività di ordinaria gestione bancaria, l’esclusione dei crediti deteriorati, l’esclusione di tutti i rischi legali, in essere o potenziali, che possano essere identificati anche a seguito della due diligence (ovvero della fase di verifica e approfondimento dei dati del bilancio).

Noi di Fratelli d’Italia non permetteremo che a pagarne le conseguenze siano cittadini, lavoratori e contribuenti, pertanto abbiamo richiesto al ministro dell’economia Franco di riferire in Parlamento con urgenza. Abbiamo inoltre chiesto alla Commissione Europea una proroga del termine entro cui lo Stato dovrà cedere le sue quote Monte dei Paschi, al fine di trovare una soluzione che vada oltre i margini dell’attuale conflitto d’interessi tra sinistra e finanza, una soluzione che non comporti la svendita di un istituto d’importanza storica, economica e sociale come il Monte dei Paschi di Siena.

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La legge NON è uguale per tutti

È questa la conseguenza più grave e inaccettabile di questa cosiddetta riforma della giustizia penale: la legge non sarà più uguale per tutti.

Peculato, corruzione, concussione, bancarotte per frodare e riciclare denaro saranno considerati reati minori, che non godranno del trattamento speciale della giustizia. Una giustizia che diventa sommaria, inefficace, inefficiente e iniqua.

Vogliono farci credere che i tempi della giustizia si accorceranno, e che questo porterà solo benefici, ma la qualità del lavoro della Magistratura non verrà sacrificata in nome di un presunto snellimento dell’iter giudiziario?

Sappiamo bene come centinaia di indagini complesse e articolate rischiano di andare perdute, nel pieno rispetto della Magistratura che si impegna giornalmente a dare legalità a questo paese; Sappiamo bene che centinaia di imputati già condannati in primo grado la faranno franca.

Siamo all’alba della nuova era del caos giudiziario: i ricorsi in appello e in Cassazione aumenteranno vertiginosamente, come verranno gestiti? Ci saranno le risorse necessarie per affrontarli tutti? Una riforma che non prende in considerazione gli effetti derivanti da se stessa e le soluzioni da mettere in atto per sanare le sue falle non dovrebbe neanche essere presa in considerazione come alternativa di miglioramento.

Per non parlare dei reati ambientali;

Stragi come quella di Rigopiano e di Viareggio, del ponte Morandi e della funivia del Mottarone saranno esclusi dal “regime speciale” dei reati che godono di termini estesi di giudizio prima di essere dichiarati improcedibili dal giudice: in sostanza saranno assimilati a un furto. E se i tempi della giustizia non fossero sufficientemente lunghi per individuare i colpevoli? Se non ci sarà condanna, come verranno risarcite le parti lese? Oltre al danno, la beffa: per rivalersi, le vittime dovranno avviare una causa civile per chiedere i danni, anticipando le spese legali, allungando di conseguenza i tempi per ottenere una reale giustizia. Ciò che esce dalla porta rientra dalla finestra, insomma.

L’aspetto più subdolo di questa riforma è che eviterà il carcere per i reati considerati “più lievi”, molti dei quali attuati non solo, ma spesso e volentieri secondo i dati, da immigrati e clandestini che agiscono nell’illegalità e che da domani avranno un passepartout per poterlo fare ancora più indisturbati;

I colpevoli vanno puniti, e sarebbe di gran lunga più costruttivo e urgente affrontare il problema del sovraffollamento delle strutture penitenziarie, che ad oggi presentano un tasso di occupazione al 113%.

Non è forse questo il vero problema di cui occuparsi?

Fratelli d’Italia si batterà strenuamente con tutte le sue forze per punire chi sbaglia e per tutelare le vittime. Non assisteremo attoniti davanti a quello che de facto è un arretramento dello stato di diritto, che genera sacche di impunità e si converte in un’effettiva amnistia dei colpevoli.

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IL GRANDE FRATELLO FISCALE

Quali sono le proposte contenute nel documento elaborato dal ministero dell’Economia? Sicuramente al primo posto troviamo maggiore accesso all’Anagrafe dei rapporti finanziari, discarico automatico dei crediti non riscossi e fusione delle due Agenzie.

Dopo l’estate la macchina del fisco riparte: si parla di 999,1 miliardi di euro di cartelle esattoriali ancora da incassare.

Come avverrà tutto questo?

Il ministero dell’Economia sta pensando di rendere più efficaci gli strumenti che il Fisco dispone. Il migliore di tutti sarebbe la possibilità di utilizzare le banche dati sui conti correnti dei debitori così da effettuare dei pignoramenti mirati. Come riporta Il Messaggero: “I conti correnti dei debitori sottoposti a pignoramento non sono capienti o, addirittura, non hanno un saldo attivo“. In questo modo sarà possibile verificare “quali dei soggetti iscritti a ruolo (18 milioni in tutto) siano intestatari di rapporti finanziari capienti per procedere ai conseguenti pignoramenti”.

La soluzione sarebbe obbligare gli istituti bancari a passare all’Agenzia delle Entrate i codici Iban dei clienti per erogare rimborsi e contributi. In questo modo verrebbero trasmessi periodicamente i dati relativi ai rapporti finanziari e alle attività di riscossione.

In caso di debiti che superano una certa cifra, ovvero 50 mila euro, il Fisco sarà incaricato dell’attività di riscossione e potrà avvalersi anche delle informazioni ricavate anche dalla banca dati della fatturazione elettronica.

Insomma, i pignoramenti verranno fatti direttamente sui conti correnti che potranno essere controllati in tempo reale. Follia! Ci rendiamo conto che stiamo violando la privacy di milioni di contribuenti, spiandoli in modo incondizionato? Come dice Giorgia Meloni, stiamo diventando un “Grande Fratello Fiscale”. Senza ombra di dubbio, Fratelli d’Italia si opporrà contro questa iniziativa illegale!

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BILANCIO DELLA CAMERA DI COMMERCIO DELLA MAREMMA E TIRRENO: UN PASSO AVANTI ALLO STATO

E’ stato presentato il bilancio di mandato 2016-2020. Attraverso numeri e statistiche chiare e sintetiche sono state potute rendere note ai cittadini e alle imprese dell’attività svolta dalla Camera di Commercio Maremma e Tirreno a partire dalla data della sua nascita: 1° settembre 2016, data della sua nascita.

Secondo quando viene riportato, sono stati investiti milioni di euro di contributi a favore delle imprese attraverso bandi mirati, tra cui i 519 mila euro stanziati in contributi per le imprese del turismo, e sono stati messi a disposizione sostanziosi bandi per fronteggiare l’emergenza Covid, come quello che ha concesso alle micro imprese una somma complessiva di 350mila euro per l’adeguamento alle misure per il contrasto alla diffusione del virus nei luoghi di lavoro.

È stata, dunque, messa in atto un’importante azione a contrasto della crisi pandemica per sostenere le aziende messe in ginocchio dall’emergenza. E questi sono solo alcuni dei numeri più importanti.

Sicuramente sono da lodare anche la revisione organizzativa e il capitale umano che nonostante il continuo ridimensionamento continua a crescere professionalmente grazie alla formazione costante. A questo si aggiunge la gestione strategica delle partecipazioni societarie e una forte spinta verso l’economia circolare e la sostenibilità (con oltre 36 iniziative e progetti promossi).

Insomma, è stato fatto molto più a livello locale che nazionale, considerando che i dati riguardanti l’occupazione fanno ancora pena. Secondo l’Istat, tra febbraio e maggio 2021, gli occupati hanno raggiunto 22 milioni 427milaun livello comunque inferiore di 735mila unità (-3,2%) rispetto a quello pre-pandemia (febbraio 2020) e prossimo ai livelli registrati a metà 2015“.

Cosa servirebbe allora allo stato?

Investiamo sul lavoro e abbattiamo le tasse! Sosteniamo le nostre imprese a livello nazionale con contributi a fondo perduto e investiamo nella formazione! La sostenibilità è un fattore imprescindibile al giorno d’oggi! Non sprechiamo le opportunità produttive del nostro Bel Paese! Investiamo sull’Italia e i nostri lavoratori!

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(FALSE) ACCUSE DI NEGAZIONISMO A FRATELLI D’ITALIA

Giorgia Meloni parte nuovamente al contrattacco. Dopo il video di lunedì in cui chiariva la posizione di Fratelli d’Italia sul green pass a seguito delle polemiche scaturite dal paragone con alcune dichiarazioni degli scorsi mesi, la leader del partito di opposizione ora si scaglia contro chi l’accusa di essere no-vax. La situazione diventa esilarante se le accuse provengono da coloro che hanno trasformato il Covid in una risorsa per arricchirsi con mascherine farlocche e strapagate, consulenze milionarie, appalti a società fantasma. Ma non è finita qui: parliamo ancora di quelli che hanno ideato i banchi a rotelle e che tempo fa pubblicavano libri su come avevano sconfitto il Covid. Gli accusatori sono quelli che in un anno e mezzo non hanno fatto nulla per potenziare la sanità pubblica, le cure domiciliari e salvaguardare la nostra economia!

Siamo stati chiamati negazionisti, solo perché siamo gli unici che hanno il coraggio e la libertà di porre delle domande e pretendere delle risposte chiare!

Qual è il punto allora?

Noi siamo coerenti con la nostra posizione! È vero, abbiamo sostenuto il green pass europeo, ma solo per favorire gli spostamenti sul territorio! Fratelli d’Italia non è d’accordo con il green pass nazionale che scaglionerebbe un’altra mazzata su bar, ristoranti ed esercenti vari. Impensabile! È diverso pensare una norma del genere per incentivare il turismo, gli spostamenti delle persone all’interno della UE, evitando quarantene e concepire il green pass per limitare ancora una volta questi poveri lavoratori!

Ricordate che non esistono cittadini di serie A (quelli che hanno il green pass) e i cittadini di serie B. Questo è un duro affronto alla vita democratica del nostro Paese. Non staremo adottando un comportamento troppo leggero riguardo l’introduzione di questa norma? Noi di Fratelli d’Italia continueremo a batterci a fianco del popolo italiano per sconfiggere la pandemia e salvare la nostra economia e i posti di lavoro.

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OLIMPIADI SPORTIVE O ECONOMICHE?

Da venerdì l’Italia è in campo ed è pronta a fare nuovamente squadra, ma soprattutto a sentirsi di nuovo unita là dove ci sarà una rappresentativa azzurra da seguire e per cui tifare. Ed è sentimento ora talmente diffuso che persino un campione di una disciplina individuale come l’atletica, Filippo Tortu, ammette di preferire la staffetta ai suoi 100 m «perché lì si fa squadra…».
Ma qual è la situazione dal punto di vista economico?
Le Olimpiadi hanno un impatto considerevole sulle esportazioni. Il maggior studio a questo riguardo è stato pubblicato nel 2011 nell’Economic Journal da Andrew Rose e Mark Spiegel dell’Università di California, Berkeley. Lo studio presenta risultati statisticamente significativi e stabili riguardo l’effetto positivo di mega-eventi (come le Olimpiadi e la Coppa del mondo) sulle esportazioni. Dalla ricerca emerge che anche i paesi candidati non selezionati sperimentano un simile impatto sulle loro esportazioni.
La comunità internazionale, dunque, interpreta la candidatura per le Olimpiadi come un segnale di apertura, che un Paese lancia, quando annuncia la sua partecipazione nel processo di offerta, piuttosto che semplicemente come un’espressione del suo desiderio di ospitare i giochi.
Stando ai dati dello studio di fattibilità della commissione italiana creata per il 2020, le Olimpiadi avrebbero determinato una crescita cumulata del Pil di circa 17,7 miliardi di euro dal 2012 al 2025 (+1,4%). In 14 anni, inoltre, si sarebbero potuti creare 170.000 nuovi posti di lavoro, con un picco di 29.000 nel 2020. La spesa sarebbe stata di 9,7 miliardi in totale, il tutto con un evidente rischio più che reale di un raddoppio. Il costo sarebbe stato coperto in maggior parte dallo Stato e in misura minore (3,5 miliardi) dal Comitato Internazionale Olimpico.
Insomma, non sono di certo bricioline!
Quante volte abbiamo detto che lo sport ci rende uniti e che porta introiti al nostro Paese? Tante, ma perché è realmente così! Eccellere nello sport dà splendore e prestigio alla nostra malandata economia che ha decisamente bisogno di una boccata d’aria. Le Olimpiadi, come lo sono stati gli Europei di calcio, ci offriranno l’opportunità di dimostrare che l’Italia vale sotto tutti i punti di vista, sia quello sportivo, sia quello economico.

Perciò forza atleti italiani!

Portate alto il nostro nome!

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