DONNE E GIOVANI IN PERICOLO: L’ALLARME ARRIVA DALL’ISTAT

L’allarme arriva dall’Istat: Molti divari si sono mantenuti o addirittura allargati: dalla speranza di vita alla nascita, che recupera in buona parte al Nord nel 2021 ma diminuisce ancora nel Mezzogiorno, alla mortalità evitabile, che resta più elevata in molte regioni del Sud; dalla spesa dei comuni per la cultura, per la quale il divario è nettamente a vantaggio del Centro-nord, all’impatto degli incendi boschivi e dell’abusivismo“. Insomma, dichiarazioni tutt’altro che rassicuranti.

L’occupazione culturale e creativa è stata colpita dal Covid e non mostra segni di ripartenza. Alla fine del secondo anno di crisi pandemica gli occupati del settore sono 55mila in meno, con una perdita relativa del –6,7% tra il 2019 e il 2021, più che doppia rispetto alla contrazione del complesso degli occupati (-2,4%).

La situazione è tragica anche per i giovani che sono potentemente insoddisfatti della loro vita e hanno un basso punteggio di salute mentale. Molti di loro si dichiarano insoddisfatti della propria esistenza e si trovano in condizioni di scarso benessere psicologico. Il tutto è sicuramente incrementato dai fenomeni di bullismo e violenza e dal precoce abuso di alcol e stupefacenti.

Anche le donne sono fortemente insoddisfatte e presentano arretramenti nel benessere fisico e mentale, soprattutto se parliamo di madri di bimbi piccoli.

I dati non lasciano ombra di dubbio: questo è il risultato della trascuratezza e del poco interesse in queste categorie che è stato impiegato dalle politiche precedenti e attuali di questo governo. Donne e giovani richiedono molta attenzione da parte della politica, sia nella tutela del benessere psico-fisico, sia in ottica occupazionale.

Per questo Fratelli d’Italia lavora da sempre in questo senso per proteggere queste categorie, dimenticate, vessate al pari delle partite iva, piccoli imprenditori, pensionati e lavoratori dipendenti!

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SHRINKFLATION: IL PROSSIMO FENOMENO CHE VEDREMO SUGLI SCAFFALI DEI SUPERMERCATI

Il prezzo da pagare è lo stesso, ma in cambio di una confezione più piccola, di un peso del prodotto inferiore o di meno servizi. Si parla ancora una volta di “shrinkflation“, una strategia adottata da aziende e produttori per illudere il consumatore del fatto che tutto sia rimasto come prima, nonostante l’impennata dei costi al consumo (+ 6,5% nel mese di marzo).

L’obiettivo è far sì che il cliente non avverta un’eccessiva sensazione di “impoverimento” e non sia quindi disincentivato dall’acquisto di beni e servizi a causa del dilagare dell’inflazione e dell’aumento dei prezzi. Questo è il nuovo fenomeno che rischiamo di trovarci davanti agli occhi nei prossimi mesi.

Il rischio è intercorre in un reato di pratica commerciale scorretta se non addirittura di truffa. Secondo quanto riporta il Codacons: “I consumatori tendono ad essere sempre sensibili al prezzo ma potrebbero non notare piccoli cambiamenti nella confezione o non fare caso alle indicazioni, scritte in piccolo, sulle dimensioni o sul peso di un prodotto”, denuncia l’associazione consumatori. “Spesso, inoltre, ad una diminuzione del quantitativo di prodotto si associa un nuovo packaging e un restyling visivo così da rendere il tutto ancor più accattivante”.

È un trucco che consente enormi guadagni alle aziende produttrici, ma svuota le tasche dei cittadini. Potrebbe, tuttavia, essere una scelta obbligata alla luce della potente inflazione degli ultimi mesi.

Per Fratelli d’Italia è importante agire alla fonte: limitiamo l’inflazione e i costi delle aziende e tuteliamo le tasche dei consumatori!

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L’ECATOMBE DEI BAR: IL BILANCIO POST-PANDEMIA

Ecco il bilancio agghiacciante di uno dei settori più tartassati durante gli anni della pandemia: parliamo dei bar, luogo di incontro di milioni di italiani per il tradizionale caffè mattutino. Secondo i dati, quasi 7mila bar hanno chiuso i battenti causa Covid negli ultimi due anni.
La fotografia, scattata da Unioncamere e InfoCamere sui dati del Registro delle imprese, mostra infatti che dei 169.839 bar esistenti a fine 2019, ne sono rimasti 162.964 a fine 2021, vale a dire 6.875 in meno (-4,05%).
Una riduzione elevata, che ha colpito prima di tutto il Lazio, dove questi esercizi pubblici sono diminuiti del 10,09% pari a 1.860 strutture in meno. A seguire la Valle d’Aosta, che segna una variazione percentuale del -9,7% e un calo numerico di 51 bar. 
Ecco i risultati delle incessanti chiusure e dei ristori più che insufficienti. Durante gli anni della pandemia, questo settore ha subito le continue restrizioni indette dal governo e ha ricevuto quell’elemosina mascherata in ristori che l’esecutivo aveva indetto per aiutare gli esercenti. Insomma, questi sono i risultati! E ora l’Italia si ritrova con almeno 7 mila esercenti in meno che avrebbero potuto contribuire al PIL del Paese e incrementare l’occupazione.
Facciamo in modo che tutto questo non accada nuovamente!
Dobbiamo stare accanto ai nostri imprenditori, alle nostre aziende e ai nostri cittadini!!!!

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IL BILANCIO DELLE FESTE PASQUALI

Per il pranzo di Pasqua la spesa complessiva degli italiani supera di poco il miliardo di euro, il 30% in meno rispetto al 2019 ovvero ai livelli pre-pandemia. Se per 4 italiani su 10 non viene meno l’appuntamento a tavola con i menù pasquali, per 10 milioni di persone dominano prudenza e risparmio.
Come riporta il Centro studi di Confcooperative, “Dopo la pandemia e i lockdown, ecco la guerra, ma gli italiani tornano a festeggiare la Pasqua. In compagnia a casa (4 italiani su 10) o al ristorante e in agriturismo (3 su 10) o in viaggio (2 su 10) è forte il tentativo di reimpossessarsi della normalità”. Ma è una Pasqua “agrodolce, potremmo dire senza uova di cioccolata, per 10 milioni di italiani, tra poveri assoluti e relativi, che non prevedono nulla di speciale” per le feste.
Per fortuna, però, che 4 italiani su 10 hanno scelto hotel, ristoranti e agriturismi, ovvero i settori che hanno registrato una diminuzione del fatturato del -95% tra il 2020 e il 2021. La riapertura delle strutture di ospitalità avvantaggia il settore dell’agroalimentare, anche se pesa il caro energia e materie prime su tutti settori. 
La forbice delle disuguaglianze tra le famiglie è sempre più evidente a causa dell’inflazione e del caro energia. Evidentemente è accaduto qualcosa di negativo nel sistema di redistribuzione delle ricchezze in Italia, che non è possibile nascondere in occasione delle feste tradizionali. Restringiamo questo divario e diamo respiro agli italiani in difficoltà!

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LA PROSSIMA CRISI MIGRATORIA E’ ALLE PORTE?

Una delle conseguenze collaterali più drammatiche della guerra in Ucraina è la crisi migratoria. Come sappiamo, alla crisi internazionale bisogna aggiungere la crisi economica che non riguarda solo l’energia, ma interessa numerosi settori a partire da quello alimentare. Le conseguenze si fanno così sentire non solo nel fronte di guerra, ma anche nel resto del mondo, provocando sconvolgimenti di carattere economico e sociale.

L’export del grano dell’Ucraina e della Russia si indirizza in prevalenza verso le nazioni africane e il rischio di un crollo della produzione e di carestie in Africa è tutt’altro che remoto. A causa di questo, si prevedono forti tensioni nel nord Africa e in Medioriente nei prossimi mesi, soprattutto perché ben cinquanta Paesi in via di sviluppo sono dipendenti per oltre il 30% dalle importazioni di cereali da Ucraina e Russia e venticinque di questi lo sono per oltre il 50%.

Questo comporterebbe una vera e propria emigrazione di massa verso i Paesi dell’Europa meridionale e la storia ci insegna che il Mediterraneo è la scelta più ambita. Ci potremmo ritrovare con decine di migliaia di migranti pronti ad entrare nel nostro Paese, trovandoci nella difficoltà di dover attivare ulteriori meccanismi di ridistribuzione, già pesantemente provati dall’emergenza migratoria nell’Europa orientale.

Dobbiamo lavorare per contrastare questo fenomeno il prima possibile.

Il fenomeno dei rincari deve essere affrontato a livello nazionale e internazionale, per evitare un ulteriore peggioramento della situazione migratoria, la quale causerebbe un pericoloso effetto a catena di cui l’Italia potrebbe essere tra le nazioni europee a subire le maggiori conseguenze.

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IL REDDITROMETRO COLPISCE ANCORA

Tempi duri anche per i figli lavoratori che decidono, anche se autonomi economicamente, di continuare a vivere con mamma e papà. Insomma, il tipico caso degli studenti lavoratori. Il Fisco potrebbe decidere di mettere la sua lente di ingrandimento se alcune spese, sostenute dal figlio, presuppongono un reddito non dichiarato correttamente o se l’acquisto è superiore ai guadagni dichiarati. 

Tutto questo alla luce dell’art 22 DL n. 78/2010 ha disposto che l’Agenzia delle Entrate, per le attività di controllo, “può procedere alla ricostruzione del reddito di ciascun contribuente mettendo a confronto il reddito dichiarato con le spese effettuate nell’anno“. Lo strumento è stato introdotto per misurare la capacità di spesa delle famiglie dopo gli anni di stop.

Il Fisco punta a sfruttare meglio le potenzialità inespresse della Superanagrafe dei conti correnti potendo contare su cinque dati chiave: il saldo a inizio anno ed alla fine, la somma dei movimenti in entrata e in uscita e la giacenza media.

E ancora una volta ci ritroviamo a perseguitare fiscalmente le famiglie italiane. In questo caso, gli imputati potrebbero essere anche i giovani lavoratori! Nulla toglie che il reddito vada dichiarato, ma questo incessante controllo sugli onesti cittadini deve finire! In Italia abbiamo evasori fiscali ogni dove e parliamo anche di aziende estere di enormi dimensioni. Sarà giusto continuare a perseguitare i singoli cittadini non curandosi di coloro che non pagano le tasse da anni?

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LA GUERRA CONTRO IL DECLINO DELL’INDUSTRIA ITALIANA

A Gennaio e Febbraio, prima della guerra, la nostra produzione industriale era andata in rosso. L’impennata dei costi delle materie prime e dell’energia si era già fatta sentire, assieme al calo dovuto alla pandemia. Con la guerra le cose sono peggiorate. Per di più, con le eventuali sanzioni ai fossili russi, potrebbero precipitare. Per l’Italia, il costo è elevatissimo: ancora più alto che nel resto dell’Europa.

In Europa ci sono tre grandi fabbriche: tedesca, francese e italiana. Quella italiana e quella tedesca, appunto, che vengono alimentate per lo più dal gas russo. Quella francese, invece, può contare sull’atomo. Alla luce di tutto ciò, se si dovessero bloccare le importazioni da Mosca, ci sarebbero costi per le economie europee asimmetrici: alti per Italia e Germania, medi per la Francia e relativamente bassi per gli altri Paesi. 

Così come i lockdown inventati nei primi mesi della pandemia hanno spento il motore italiano più di quelli di altri Paesi concorrenti, oggi con gli embarghi di cui si parla, si rischia di commettere lo stesso drammatico errore: penalizzare l’Italia a favore di chi ha economie meno legate all’industria e basate su servizi finanziari e commercio.

Per questi motivi bisogna prevedere e annientare i e prevedere meccanismi di compensazione. Anche noi di Fratelli d’Italia stiamo combattendo una guerra a nostro modo: una guerra contro il declino a picco dell’industria italiana, abbandonata oramai da troppo tempo!!

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I SUCCESSI DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE DI FS E DEL MADE IN ITALY!

Il 5 aprile scorso Ferrovie dello Stato ha conquistato un traguardo storico inaugurando la prima tratta che attraversa trasversalmente il territorio francese, da Parigi a Lione. Si tratta di un risultato strategico di grande importanza per il gruppo nazionale di trasporto ferroviario e per l’intero sistema-Paese Italia.

A meno di un anno dall’annuncio dell’imminente sbarco oltre le Alpi, il gruppo ha centrato il secondo obiettivo dopo l’inaugurazione di un collegamento tra la capitale francese e Milano, consolidandosi in un mercato estremamente tutelato per gli operatori interni.

Nell’Europa post-Covid l’infrastruttura ferroviaria e i collegamenti ad alta velocità sono destinati a ricoprire un ruolo sempre più strategico. La liberalizzazione del mercato europeo dell’alta velocità ha consentito a gruppi come Fs di sbarcare all’estero, anche in contesti iper-regolamentati come quello francese. In questo ambito, il protagonismo del gruppo Ferrovie dello Stato si è dimostrato strategico.

Tutto questo a dimostrazione che siamo un sistema-Paese ancora florido e capace di vincere all’estero anche in settori strategici. A riprova che il Made in Italy funziona ancora a pieno regime ed è capace di mostrare la sua completa efficienza e il suo servizio impeccabile!

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ALL’ITALIA E AGLI ITALIANI SERVE DAVVERO IL NUOVO BONUS IN ARRIVO?

In arrivo l’ennesimo bonus inutile, nel pieno di una crisi economica e mondiale! Dal prossimo 13 aprile partirà il cosiddetto bonus mobilità sostenibile, un aiuto previsto dal decreto Rilancio (articolo 44 comma 1-septies del del 34/2020) per tutte quelle persone che dal primo agosto 2020 fino al 31 dicembre 2020 hanno acquistato mezzi e servizi di mobilità a zero emissioni, provvedendo contemporaneamente alla rottamazione di un vecchio veicolo di categoria M1.
Si tratta, nello specifico, di un credito d’imposta, che potrà essere ottenuto inviando ad Agenzia delle Entrate un modulo dedicato.

Fra i veicoli ammessi per ottenere tale bonus ci sono ad esempio biciclette, monopattini elettrici, e-bike;
Ma l’Italia ha veramente bisogno di questo bonus in questo momento storico?

Nulla contro i bonus figuriamoci, o contro la sostenibilità o il green ma in questo momento non sarebbe meglio sostenere le famiglie, ridurre il caro benzina, il gas per cucinare o per riscaldare le nostre case?

Rappresentanti, commessi viaggiatori devono andare in bici, per risparmiare sul costo della benzina a 1.7 euro?


Convogliamo le risorse in veri piani di riforma che aiutino a far ripartire e sostenere l’economia!!

Stiamo dando inutili bonus per poi far schizzare alle stelle nuovamente la pressione fiscale!

Sappiamo bene che i soldi che escono da una parta, da qualche parte dovranno pur rientrare, secondo le logiche economiche;

Dobbiamo adottare misure, vere di cui tutta l’Italia e gli italiani hanno veramente bisogno!


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