Il governo Lega-M5S sembra aver fatto marcia indietro sul cosiddetto “Global Compact for Migration” e, come ha giustamente detto Giorgia Meloni, che si è battuta contro quest’ennesima cessione di sovranità nazionale, questa è una prima vittoria. La vittoria del buon senso, verrebbe da dire.
Infatti, nonostante l’obiettivo dichiarato nella stesura finale, che dovrebbe essere sottoscritta al summit dell’Onu a Marrakech, reciti nel titolo “Global compact per una sicura, ordinata e regolare migrazione”, il contenuto dell’accordo presentato dalle Nazioni Unite, qualora sottoscritto, vincolerebbe ancor più l’Italia nella gestione dei flussi migratori. Contrariamente a quanto si legge nel testo, il Global Compact non è né un accordo sulla ripartizione dei migranti tra i paesi ONU, né un principio di cooperazione internazionale tra paesi “di emigranti” e paesi “di immigrati”, bensì un ulteriore documento ideologico che mira a soverchiare la sovranità nazionale nella gestione dei propri confini e delle politiche migratorie. E il testo del Global Compact lo esplicita chiaramente; nella sezione “la nostra visione e principi guida” si legge: “la migrazione è stata parte dell’esperienza umana nel corso della storia, e noi riconosciamo che è una fonte di prosperità, innovazione e sviluppo sostenibile nel nostro mondo globalizzato” (art. 8).
Gli obiettivi principali del documento delle Nazioni Unite sono inerenti la tutela dei diritti umani degli immigrati; nulla in contrario nei confronti di questi provvedimenti, ma essi sono già previsti dal diritto internazionale. Il Global compact, sotto questo aspetto, è ridondante. Ribadisce infatti tutele già esistenti grazie a convenzioni dell’ONU stessa. Ciò che è interessante, e motivo di dibattito politico, è invece l’insieme degli obiettivi “accessori” che rivelano la natura squisitamente ideologica del Global compact. Tra i 23 obiettivi che il documento dichiara di voler perseguire, si legge: “promuovere una comunicazione indipendente, obiettiva e di qualità da parte dei mezzi di comunicazione (…) anche sensibilizzando ed educando i professionisti dei media sulle tematiche e la terminologia relativa all’immigrazione” (art. 32, comma c). Si chiede, in breve, di ammaestrare la stampa per far sì che emerga dalla narrazione comune un’immagine candida dei fenomeni migratori. Bisogna far sì – secondo l’ONU – che l’immigrazione venga vista come “fonte di prosperità”, e rendere impossibile qualsiasi opinione divergente. Chiunque non veda i fenomeni migratori come occasione di innovazione in un contesto globalizzato deve essere zittito, silenziato. E si potrebbero fare altri esempi di obiettivi e articoli che, sotto un manto di innocente tutela dei diritti umani (questa sì, sacrosanta), mirano invece a circoscrivere la possibilità dei singoli stati sovrani di decidere in piena autonomia, obbligandoli ad adeguarsi ad una visione uniforme che non prevede dissensi e voci fuori dal coro.
In un paese in cui il fenomeno dell’immigrazione irregolare appare quasi inarrestabile, la sottoscrizione del Global compact avrebbe effetti deleteri e rappresenterebbe l’ennesima beffa ai danni del popolo italiano. È per questo che condivido l’appello di Giorgia Meloni per bloccare la firma di un documento che, lungi dal generare un’attenta analisi dei flussi migratori, mira a sottomettere i paesi vulnerabili come l’Italia.
Luca Vitale, Fratelli d’Italia – Grosseto