IL RECOVERY PLAN SECONDO GIORGIA MELONI

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I tempi sono molto stretti e, considerando le festività pasquali, il periodo utile per presentare il Recovery Plan si riduce a circa tre settimane. Giorgia Meloni ha presentato alla camera il suo Recovery Plan, descrivendo dove andrebbero destinate le risorse fornite dal piano di finanziamento. La prima delle sue richieste è quella più basilare: “Che sia il Parlamento ad avere l’ultima voce in capitolo”, ovviamente alla luce dei fatti già accaduti con il precedente governo.

Vi sono due risoluzioni presentate alla Camera sul Recovery Plan: la prima «sul metodo» e la seconda «nel merito» del piano. Rispetto al metodo, ribadisce il concetto precedentemente espresso riguardo al fatto che l’ultima versione del piano deve passare necessariamente dal Parlamento, perché in caso contrario sarebbe uno schiaffo alla democrazia. Entrando “nel merito” del piano, Giorgia Meloni presenta una serie di proposte da inserire nel Recovery Plan, toccando diversi temi tra cui:

  • Le infrastrutture. Secondo la fondazione Einaudi, ogni anno perdiamo circa 70 miliardi di euro per mancanza di infrastrutture portuali e, per questo, bisogna investire in questo comparto.
  • La sicurezza, un tema che riguarda sia il sistema economico, sia quello giuridico
  • La natalità. Il 2020 è stato l’anno in cui sono nati meno bambini in assoluto dall’Unità Nazionale e in cui i morti sono stati più dei vivi
  • Lo sviluppo industriale marchiato Made in Italy
  • Le ricostruzioni post terremoto nel centro Italia che ancora aspettano da anni di riveder rinascere la loro città
  • Il turismo, a cui il governo ha destinato troppe poche risorse (2,4 miliardi di euro) per un comparto così fondamentale nel nostro Paese
  • La digitalizzazione, creando una rete di proprietà pubblica con servizi venduti ai privati

È un piano che punta sulla modifica della burocrazia, sulla semplificazione delle procedure per la gestione delle risorse. Le grandi intenzioni non devono solo essere parole galleggianti nell’aria, ma bisogna concretizzarle ed è quello che si propone il nostro partito. Fratelli d’Italia chiede che questi fondi vengano spesi con egregia efficienza, nella speranza che il governo voglia accogliere le proposte sulle quali abbiamo lavorato con impegno e negli interessi di tutti gli italiani.

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I “FURBETTI” DEI VACCINI: IL CASO TOSCANO

Ormai non è più una novità vedere sparire qualche migliaio di dosi, ma questa volta è proprio la Toscana la regione incriminata. È proprio Fratelli d’Italia a denunciare il fatto: “La Regione Toscana ha vaccinato almeno 40 mila operatori sociosanitari in più del totale del personale di tutte le strutture sanitarie, comprese quelle no profit. Vogliamo sapere a chi siano finiti quei vaccini”. L’appello è stato rivolto anche al Ministro Speranza da parte del deputato del partito, Giovanni Donzelli, e il responsabile sanità del partito, Marcello Gemmato.

Ci chiediamo dunque: dove sono finiti quei vaccini?

Dati alla mano, il personale sociosanitario toscano conta 72.553 persone e le dosi somministrate agli operatori sarebbero 234.155 dosi. I conti non tornano neanche considerando due dosi ciascuno. Questa è la tipica pratica dei “furbetti” che mette a repentaglio la vaccinazione per le categorie più fragili e gli anziani che tutt’ora non sono vaccinati. Secondo i deputati di Fratelli d’Italia, in Toscana ci sono ancora migliaia di volontari del soccorso che tutt’ora non hanno ricevuto il vaccino.

La situazione si riflette su tutto il panorama italiano. Secondo le statistiche, nella fascia di età tra i 70 e i 79 anni il tasso di letalità di coloro che vengono infettati si aggira intorno al 10%. È una percentuale altissima e non è accettabile che questa fetta di italiani non abbia praticamente ricevuto neppure le briciole delle quasi 10 milioni di dosi inoculate fino ad oggi. Se la passano poco meglio gli 80enni, dove il 55% degli individui risulta vaccinato.

Il grafico che ci fornisce Il Giornale è molto esplicativo nel delineare quali fasce di persone sono state le “favorite” nella campagna vaccinale.

Il quadro della campagna vaccinale è stato caotico fin dall’inizio. Il dito è puntato contro i ritardi ingiustificati delle case farmaceutiche e al caso Astrazeneca molto confusionario riguardo alla fascia a cui somministrare le dosi. Questo, però, non esenta dall’aggiudicare colpevoli di questo fallimento coloro che hanno redatto il piano della campagna.

Inutile dire che serve una revisione totale di questa campagna. Vacciniamo i più deboli, scongiuriamo l’accaparramento delle dosi da parte dei furbetti e acceleriamo i ritmi! Vogliamo tornare alla normalità nel più breve tempo possibile! D’altronde come dice Giorgia Meloni, la campagna vaccinale è “Il peggior fallimento della storia europea”

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DOVREMO DIRE ADDIO ALLA CEDOLARE SECCA?

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Ai tempi del quarto governo Berlusconi venne approvato il Decreto legislativo del 14 marzo 2011 n. 23 che introduceva un’ulteriore azione fiscale: la Cedolare Secca, la quale veniva applicata ai contratti per ridurre la possibilità di sottoscrivere contratti “in nero” o registrati a un canone fittizio rispetto a quello realmente pagato dall’inquilino. Il governo Draghi, tuttavia, intende rivedere questa impostazione fiscale nel mondo della casa perché pare ridurre le entrate fiscali di 2,3 miliardi annui e agevola i proprietari immobiliari, in quanto catalogati in qualità di “persone ricche” che, secondo il Presidente, non hanno bisogno di questi risparmi fiscali.

Le cifre, tuttavia, sono altre: perché a fronte di “perdite” di introiti quantificabili in circa 2.3 miliardi di euro annui, vi è anche una maggiorazione di 3.8 miliardi di euro ottenuti grazie all’emersione dei contratti di locazione “in nero” e dei contratti registrati per importi inferiori rispetto a quanto realmente pagato dagli inquilini. Oltre a tutto questo, grazie a queste norme e alle debite agevolazioni fiscali, è stato possibile regolamentare il mercato immobiliare della locazione con canoni di locazione più vicini ad una società in crisi ed a quelle fasce di inquilini che hanno difficoltà ad accedere al mercato libero.

Che cosa comporterebbe, dunque, annullare queste agevolazioni fiscali?

Sicuramente si tornerebbe a un mercato della locazione senza regole e i proprietari degli immobili preferiranno locare “in nero”, perché ovviamente è più conveniente rispetto alla futura elevata imposizione fiscale. Rivedremo, inoltre, registrare contratti di locazione con canoni molto più bassi rispetto all’effettiva quota che gli inquilini pagheranno. Sicuramente tutto questo arrecherà un danno fiscale molto superiore rispetto ai cosiddetti “2.3 milioni di perdite”. Si sta trascurando il ruolo di un sistema fiscale che pare aver avuto più pregi che difetti, poiché ha fatto emergere rapporti di locazione sommersi, ha generato gettito, ha garantito un’offerta abitativa estesa che favorisce anche la mobilità di lavoratori e studenti sul territorio, e ha stabilito anche i giusti canoni di locazione.

Per questi motivi diciamo NO all’eliminazione della cedolare secca!

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L’ITALIA REGALA I PROPRI TURISTI ALL’ESTERO

La situazione rasenta l’assurdo: paradossalmente non possiamo spostarci dal nostro comune fino al 30 aprile, ma possiamo andare a fare una vacanza alle Canarie se lo volessimo. Questo è quanto stabilisce una nota del Viminale che di fatto non proibisce i viaggi all’estero, anzi addirittura consente gli spostamenti tra regioni per andare in aeroporto e partire anche in zona arancione e rossa. Il weekend scorso, Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, è esploso sostenendo che, mentre l’85% degli alberghi italiani è costretto a restare chiuso, gli italiani possono tranquillamente andare in vacanza all’estero.

Si può andare, insomma, in tutti i Paesi consentiti, ma a patto di sottoporsi al tampone o alla quarantena al ritorno in Italia. Come dovrebbero sentirsi gli operatori turistici italiani? Ovviamente presi in giro. A quanto pare le regole valgono solo per alcuni: da un lato, gli italiani sono chiusi in casa, ma poi gli consentono di viaggiare in tutto il mondo. In questo modo il si ammazza il turismo italiano! Come afferma Federalberghi, molti albergatori erano pronti per riaprire per Pasqua, ma per l’ennesima volta sono stati bloccati dalle restrizioni del governo che ha prolungato il blocco degli spostamenti tra regioni. Nelle città d’arte italiane, potentemente colpite dalla crisi del Covid per la mancanza di affluenza, non si vedono visitatori da quasi un anno, però il governo consente ai turisti di andare all’estero. Questa è una assurdità!

Mentre l’Italia regala i propri turisti all’esterno, gli operatori turistici non sono in grado di progettare la stagione estiva in quanto, almeno fino al 30 aprile, saremo in balia delle zone colorate, poi chi lo sa? Le soluzioni a questa situazione sono molte tra cui la possibilità di sottoporre a tamponi gli ospiti nelle strutture alberghiere all’arrivo e alla partenza. L’85% degli alberghi è chiuso e i più piccoli o quelli in affitto non riapriranno più. Il governo se ne interessa? Pare proprio di no, visto che per questo comparto sono destinati 12 mila euro di ristori a fronte di 2 milioni di perdite.

La soluzione è sempre la stessa: riaprire in sicurezza. Dopo un anno di pandemia non è accettabile essere ancora in lockdown e non aver messo in atto nessun genere di soluzione per convivere con il virus!

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LA MARCIA SU ROMA DEI RISTORATORI

La protesta è partita: i ristoratori esanimi hanno deciso di manifestare per le ennesime chiusure imposte dal governo. In che modo avverrà questa manifestazione? Attraverso una marcia che partirà da Firenze fino ad arrivare a Roma davanti a Palazzo Chigi. Il punto di partenza è la Certosa di Firenze esattamente oggi, 29 marzo. Questa protesta rappresenta il “proseguimento” della manifestazione che si è tenuta venerdì 28 marzo a Firenze, e quella di sabato a Manciano in provincia di Grosseto, dove i ristoratori maremmani chiedevano a gran voce di riaprire i loro locali.

Il grido d’allarme pare essere partito da Grosseto da Massimiliano Pepi, uno storico ristoratore maremmano da sempre in prima linea contro la sfilza di chiusure indiscriminate del governo. Massimiliano si fa portavoce dei discontenti di tutto il settore che ormai non può più rimanere a guardare in silenzio lo sgretolamento costante di tutta la macchina della ristorazione. La situazione è diventata intollerabile per loro e per tutti i comparti legati al turismo, alle palestre, ai cinema e al teatro: molte di queste attività hanno le serrande abbassate da un anno!

Quali sono allora le richieste che rivendicheranno gli operatori della ristorazione durante la marcia?

  • Riaprire immediatamente tutte le attività commerciali senza alcun genere di restrizione, ma a   
    patto di seguire alla lettera i protocolli di sicurezza.
  • Eliminazione definitiva del coprifuoco.
  • Cancellazione dei divieti di spostamento tra Comuni e Regioni su tutto il territorio nazionale, eliminando anche la ridicola divisione per colori
  • Accordare l’anno bianco fiscale e il credito di imposta su affitto locazione e affitto d’azienda.

A margine di tutto questo, gli imprenditori richiedono un congruo risarcimento danni da parte dello Stato italiano e non quella miseria di indennizzi che i governi Conte e Draghi hanno loro concesso, prendendo in giro interi comparti produttivi. Noi di Fratelli d’Italia sosteniamo queste ragioni e ci faremo anche noi portavoce di queste necessità. Tuteliamo le nostre imprese! Gli italiani vanno aiutati e non presi in giro! 

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TAMPONI A TAPPETO AI BAMBINI. MA I DISPOSITIVI DOVE SONO?

L’idea appena partorita dal governo è quella di effettuare test rapidi su tutti gli studenti, al fine di far tornare gli alunni più piccoli sui banchi di scuola subito dopo Pasqua. Tutti gli studenti, compresi gli alunni di asili nido e materne, verranno sottoposti a tampone rapido il primo giorno di scuola. Il test dovrà essere ripetuto ogni settimana e, nel caso un alunno risulti positivo, l’intera classe dovrà effettuare il tampone molecolare. C’è solo una falla nel piano: l’iter per la validazione dei dispositivi da utilizzare non è ancora stato convalidato da parte dell’Istituto superiore di sanità.

È vero, la priorità è riaprire le scuole il prima possibile. Oltretutto, econdo diversi dati, stare in classe non spinge la curva della pandemia. A dirlo è uno studio redatto incrociando i dati del Miur, quelli delle Ats e della Protezione civile, il quale copre un campione iniziale pari al 97% delle scuole italiane: più di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti. I numeri dimostrano che il tasso di positività dei ragazzi rispetto al numero di tamponi eseguiti è inferiore all’1%. In più, i giovani contagiano il 50% in meno rispetto agli adulti e i focolai che emergono nelle classi sono molto rari (sotto il 7% di tutte le scuole). Per assurdo, è molto più probabile che si contagino i professori tra di loro che gli alunni contagino i professori.

La situazione riguardo il rientro a scuola, tuttavia, non è chiara: ancora non si capisce come verrebbero effettuati i test a tutti gli studenti. Potrebbero scendere in campo i militari e i volontari della Protezione civile, disposti magari all’entrata delle scuole, pronti a fare i tamponi salivari agli alunni. Non è chiaro neanche quale tipo di tampone verrà utilizzato, considerando che quello salivare non è ancora stato approvato. Insomma, il governo ancora una volta non si è smentito: è sempre poco chiaro nelle direttive, parla, parla ma non conclude niente. Bisogna riaprire gli istituti e lavorare a tutto ciò che ruota intorno alle scuole, come il controllo sistematico dei trasporti e le contingentazioni. Quello che c’è in ballo non sono conseguenze da poco: la salute psicofisica dei ragazzi e delle loro famiglie è messa a dura alla prova dalla cosiddetta DAD. Dopo un anno, questa situazione non è più accettabile! Riapriamo il prima possibile tutte le scuole in sicurezza!

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IL MADE IN ITALY VINCE LA BATTAGLIA DELLE MASCHERINE

Fratelli d’Italia ha dimostrato concretamente che è possibile difendere la produzione nazionale. Finalmente le mascherine cinesi saranno completamente sostituite da quelle prodotte in Italia. La lieta notizia è stata data dal deputato del nostro partito, Andrea Dalmastro, che qualche settimana aveva denunciato l’ingiustizia. È un caso che aveva fatto molto clamore perché dimostrava pienamente che il governo preferiva sostenere le aziende straniere a discapito di quelle italiane.

Ciò che ha denunciato Andrea Dalmastro riguardava il fatto che i deputati del Parlamento indossassero mascherine FF2 provenienti da una fornitura dalla Cina. Oltre alla chiara ingiustizia promossa dal governo, i dispositivi forniti dal Paese orientale possono potenzialmente presentare caratteristiche non a norma per garantire la sicurezza dell’individuo. L’appello fatto al governo riguardava il fatto che le aziende italiane dovessero essere sempre la prima scelta, perché ciascun prodotto italiano porta con sé un valore simbolico: dobbiamo tutti prediligere il Made in Italy.

La fornitura di mascherine FFP2 italiane, come qualsiasi altro prodotto proveniente dal Bel Paese, rappresentano sia la riconversione industriale di molte aziende che, in tempo di pandemia, hanno saputo adattarsi, sia la necessità di rilocalizzare le filiere strategiche. Il Made in Italy è un bene prezioso riconosciuto mondialmente che va tutelato, combattendo in prima linea, soprattutto nei confronti dei costanti attacchi da parte della concorrenza cinese e straniera in generale. L’Italia è nota per essere la dimora di una eccellente artigianalità e che vanta di un fatturato in crescita da molti anni, ma che ha subito un duro contraccolpo a causa della pandemia. Ed è per queste ragioni che è ancora più fondamentale promuovere il marchio italiano! Dobbiamo ridare una spinta al Made in Italy! Compriamo di qualità, compriamo italiano!

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LE SCARSE “INASPETTATE” RISORSE DESTINATE AL TURISMO

D’altronde c’era da aspettarselo. Se il comparto della ristorazione ha ricevuto miseri indennizzi per tutti i mesi in cui ha dovuto tenere abbassate le serrande, la stessa sorte toccherà a molti altri settori, come quello del turismo. Federalberghi si è detta completamente insoddisfatta: le risorse stanziate per il turismo non sono minimamente sufficienti a risanare le perdite di fatturato di intere stagioni andate in fumo. Per questa ragione, l’associazione è al lavoro per sollecitare interventi correttivi al decreto Sostegni, al fine di garantire un rimborso dignitoso a tutti i lavoratori del settore che lo richiederanno.

Come afferma Presidente di Federalberghi Toscana Daniele Barbetti, per aiutare realmente le imprese del turismo “servono ulteriori risorse e quindi stiamo premendo per l’abolizione delle restrizioni agli spostamenti, con l’attivazione del green pass, interventi sulla liquidità con la proroga delle rate dei mutui e concessione di prestiti ventennali, una copertura dei costi fissi che gravano sugli immobili, incentivi per la riqualificazione delle strutture ricettive, anche mediante riconoscimento del super bonus e sgravi contributivi per le imprese che richiamano in servizio il personale”.

La chiara dimostrazione di quanto questo decreto sia ridicolo è il cosiddetto “bonus lavoratori stagionali”: si tratta di una nuova indennità da 2.400 nel decreto Sostegni. Questo indennizzo, secondo il governo, dovrebbe essere sufficiente per coprire tutti i tre mesi di sospensione di lavoro. Gli stagionali non ricevono più 1.000 per ciascuna mensilità “persa” come anticipato dall’ex Ministra del Lavoro Catalfo con riferimento allora Decreto Ristori 5, ora Decreto Sostegno. Ma il governo come si aspetta che campino queste persone? E la cosa che più ci lascia basiti è il fatto che parte dei ristori sono destinati ai navigator, ovvero i tutor del reddito di cittadinanza! Questo decreto ci fa uscire fuori dai gangheri! Un governo che non fa gli interessi dei suoi concittadini noi non lo vogliamo!

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IL FALLIMENTO TUTTO ITALIANO DELLA CAMPAGNA VACCINALE

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Ben sappiamo che l’Italia ha dovuto piangere un numero elevatissimo di morti. Da poco abbiamo superato il triste traguardo dei 100.000 decessi e questo dimostra che l’Italia detiene uno dei record più tragici di tutta l’Europa rispetto al rapporto con la popolazione. Quanto fa rabbia sapere che buona parte di queste morti avrebbero potuto essere evitate se solo si fosse fatto di più? Abbiamo il vaccino da 3 mesi e tutt’ora buona parte delle persone anziane e di quelle più potenzialmente a rischio non hanno ricevuto la loro dose. È stato corretto vaccinare fin da subito alcune categorie di pubblici lavoratori (sanitari esclusi, perché ne avevano diritto) ma proseguire a rilento con la somministrazione del vaccino agli anziani e ai vulnerabili? Ovviamente la risposta è negativa!

L’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) sottolinea che, se si fosse data la priorità di vaccinazione agli italiani in età avanzata e non alla categoria professionale di appartenenza, la letalità del Coronavirus avrebbe fatto registrare una rapida discesa verso il basso, molto più repentina rispetto a quella fin qui rilevata. La riduzione della letalità che raggiungeremo con ogni probabilità a fine marzo, ovvero il -21%, si sarebbe potuta raggiungere a inizio febbraio, se solo la campagna vaccinale fosse stata organizzata con criterio fin dall’inizio. Se si fosse seguita una linea più coerente, probabilmente oggi registreremmo un calo della letalità pari al 54%.

In aggiunta al fallimento tutto italiano del piano vaccinale, bisogna puntare il dito anche nei confronti di quei contratti stipulati con le case farmaceutiche in cui le aziende che producono vaccini “sono tenute a fare del loro meglio” nella fornitura delle dosi. Questa è l’ennesima pagliacciata! Bisognava redigere contratti seri fin dal principio, con la promessa di ricevere una certa quota di vaccini ogni periodo prestabilito. Le case farmaceutiche non hanno fornito le dosi promesse approfittando dei contratti firmati degli incapaci di Bruxelles e dando la priorità a quei Paesi disposti a pagare di più. Se l’Europa non è in grado di darci una giusta quantità di dosi, allora volgiamo lo sguardo altrove e ad altri tipi di vaccini! Dobbiamo agire nel mero interesse degli italiani e scrivere la parola fine a questa storia il prima possibile!

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IL NUOVO DECRETO SOSTEGNI E LE SUE INGIUSTIZIE

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L’argomento all’ordine del giorno è il nuovo decreto Sostegni, il cui obiettivo è quello di pianificare un nuovo scostamento di bilancio (circa 32 miliardi di euro) per finanziare i nuovi aiuti per sostenere imprese e famiglie. Ma quali sono questi nuovi ristori? La fetta più grande è destinata ai contributi a fondo perduto per le imprese e lavoratori autonomi colpiti dalla crisi e agli ammortizzatori sociali come reddito di cittadinanza, cassa Covid e proroga Naspi. La parte più interessante arriva nel momento in cui si stabiliscono le fasce di attribuzione. Potranno accedere agli indennizzi statali le imprese con un fatturato non superiore a 10 milioni di euro perdite del 30% almeno rispetto all’ammontare medio mensile del 2020, scaglionate in queste percentuali: 60% per le imprese fino a 100mila euro 50% tra 100mila e 400mila euro 40% tra 400mila e un milione 30% tra uno e 5 milioni 20% tra 5 e 10 milioni Per i lavoratori a partita Iva, i ristori partono da 3.000 euro. A questo si aggiunge la pace fiscale, ovvero la cancellazione delle cartelle esattoriali obsolete fino al tetto massimo di 5.000 euro, ma con un limite di reddito di 30mila euro. Secondo quanto ha affermato il presidente Draghi, questo è stato deciso soltanto per permettere all’amministrazione di perseguire la lotta all’evasione in modo più efficiente. In seguito, nel decreto Sostegni si parla anche di Cassa Integrazione Covid prolungata per tutto il 2021, il blocco dei licenziamenti fino al 30 giugno e stanziamenti per la cultura, le scuole e l’università. Tornando a noi, secondo questo decreto, a tutte le aziende che nel 2020 hanno perso meno del 30% sul 2019, non spetta una lira! Questa grande fascia di imprese è completamente fuori da ogni genere di forma di risarcimento danni, nonostante vi siano delle aziende chiuse dal 25 ottobre, come i ristoranti sulla costa. Facendo riferimento a una valutazione di un ristorante a Grosseto, i giorni di apertura/chiusura possono essere sintetizzati in questo modo: Giorni totali periodo 8 marzo 2020/20 marzo 2021: 376 giorni Giorni di chiusura totale: 243 giorni Giorni in cui abbiamo potuto aprire anche a cena: 133 Prendendo in considerazione solo il 2021: Totale 81 giorni, di cui totalmente chiusi 60 Aperti solo a pranzo contingentati: 36 giorni Aperti anche a cena: 0 giorni E nessuna di queste aziende, che non supera una perdita di fatturato di oltre il 30%, potrà ricevere gli indennizzi. Mesi e mesi di chiusure e neanche un centesimo! Questa non è giustizia! E un decreto Sostegni che esclude dalla ricezione dei ristori una grande fascia di imprese, non è un valido decreto Sostegni! Ancora una volta vediamo accadere davanti ai nostri occhi l’ennesimo scempio di questo governo, in perfetta continuità con il Conte Bis! Basta prendere in giro le imprese con false promesse! Basta prendere in giro gli italiani!

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