IL PRIDE VIOLENTO

Il 26 giugno a Bologna è iniziata la settimana transfemminista. In occasione della cerimonia di apertura, alcune impronte rosa hanno imbrattato i volti noti di leader destra tra cui Giorgia Meloni, Matteo Salvini e persino Papa Francesco. La chiamano “performance”, ma è l’ennesima manifestazione violenta del popolo arcobaleno. La trovata non distende certo gli animi in un momento dove la politica si sta già profondamente dividendo sul ddl Zan.
Ma com’è avvenuto il misfatto? I manifestanti hanno messo in atto lo sfregio ballando a suon di musica (e n’è la testimonianza il video postato da Non una di meno) e hanno imbrattato le foto di chi non la pensa al loro stesso modo. Possiamo definire questo evento un’azione violenta? Certo che sì.
Questi attacchi familisti e ultraconservatori di fatto legittimano la violenza che subiamo quotidianamente e sono la reazione eterocispatriarcale alla nostra rivendicazione di autodeterminazione. L’Ansa afferma che, quello che una volta era il Gay Pride, ora diventerà il Rivolta Pride e sarà molto più radicale. Non è un caso allora che alle manifestazioni nei giorni successivi a Roma lo slogan è stato “Orgoglio e Ostentazione” per invocare l’abolizione del concordato in onore della laicità dello Stato.
Sosteniamo pienamente quello che afferma Giorgia Meloni sul suo profilo di Facebook: “Mi rifiuto di credere che chi compie atti del genere o vuole imporre per legge il modello gender nelle scuole, sia rappresentativo di chi rivendica (e merita) semplicemente rispetto per il proprio orientamento sessuale, qualsiasi esso sia, con educazione e senza questi isterismi. L’omofobia va contrastata certo, ma anche alcune “performance””. Perché la violenza non è mai il mezzo o la soluzione; lo è la democrazia e la diplomazia!

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