IL REDDITO DI CITTADINANZA: UN FLOP SENZA PRECEDENTI

Le discussioni sul reddito di cittadinanza continuano. Sì, parliamo proprio di quella riforma che fin dal principio ha mostrato molte lacune e contraddizioni. Per non parlare del fatto che il sussidio pentastellato è finito nelle mani di numerosi soggetti che non ne avevano affatto diritto e che il sogno di impiegare i beneficiari in lavori socialmente utili è naufragato fin da subito. Nonostante tutto questo, a quanto pare, il governo non ha alcuna intenzione di abolire il reddito di cittadinanza, ma pensa piuttosto ad una correzione.

Ma i dati parlano da soli: solo il 15% degli aventi diritto ha trovato un impiego tramite i navigator e il 38% delle somme è invece andato a chi non ne aveva diritto. Ad oggi l’assegno di 551 euro al mese arriva esattamente a 3 milioni di persone, con una spesa per il bilancio pubblico di circa 8 miliardi all’anno. Solo il 44% delle famiglie povere riceve il sussidio, ma oltre un terzo delle famiglie che ne beneficia non è assolutamente in una situazione di povertà assoluta.

Per quale motivo è nato il reddito di cittadinanza? La ragione sarebbe sconfiggere la povertà. Ma siamo sicuri sia la strada giusta?

Le cifre parlano chiaro: la misura va assolutamente revocata. Secondo quanto riferisce l’Inapp, il tasso di povertà nel Paese è incrementato, quindi qualcosa non ha funzionato in questa riforma, il che ne dimostra la completa inefficienza! Bisogna sostenere i più poveri senza alimentare sacche di illegalità e trovare il modo di far funzionare le politiche attive per il lavoro. Non serve l’elemosina! Servono reali riforme che aiutino i poveri e incrementino la forza produttiva del Paese!

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