La Babilonia del green pass

All’alba dell’introduzione del green pass, da oggi obbligatorio per svolgere alcune attività e usufruire di alcuni servizi, già si vede all’orizzonte il polverone di una colossale débâcle.

I controsensi nelle scelte che hanno condotto all’approvazione del certificato verde sono sotto gli occhi di tutti: con che criterio, ad esempio, lo si dovrà presentare per consumare al tavolo di un bar, ma non al bancone?

Altra incongruenza riguarda i controlli: come denunciato dalle associazioni di commercianti e ristoratori, l’onere di identificare i propri clienti tramite documento d’identità non può ricadere sui gestori, in quanto ad essi non potrebbero essere attribuite funzioni tipiche dei pubblici ufficiali. Su questo punto si è mosso l’assessore di FdI agli Affari legali Maurizio Marrone, sottoponendo il quesito al Garante Nazionale della Privacy.

Dal 1° settembre, poi, entrerà in vigore anche l’obbligatorietà di esibire il certificato verde su alcuni mezzi di trasporto e da parte di personale scolastico e studenti universitari: in merito al primo punto, bisognerà mostrarlo sui mezzi a lunga percorrenza, ma perché non sui mezzi pubblici, principale cluster di diffusione del virus? Qual è il ragionamento che sottende a questa scelta?

Per quanto riguarda docenti e personale ATA (categorie per le quali il provvedimento appare superfluo, poiché si riscontra ad oggi una copertura vaccinale del 90%), l’unica drastica sanzione prevista in caso di mancanza di certificazione suona come un ricatto: dopo cinque giorni di assenza, questa verrà considerata ingiustificata e sarà sanzionata con la sospensione dello stipendio.

Per ottenere il green pass, l’alternativa al vaccino è il tampone, valido per 48 ore: ciò significa che, per studiare e lavorare cinque giorni a settimana, studenti e lavoratori che non vogliano o che non possano vaccinarsi dovranno sottoporsi a tre tamponi a settimana, quindi più di 100 in un anno. Tamponi per cui dovranno spendere tra gli 800-1000€ (il prezzo calmierato per adolescenti tra i 12 e i 18 anni sarà di 8€ a tampone, per tutti gli altri sarà di 15€, almeno fino a 30 settembre) e i 2000-2500€ annui.

Queste decisioni aprono uno squarcio di discriminazione sociale ed economica, di cui risentiranno maggiormente, come sempre, i soggetti più deboli. Le domande che sorgono sono molteplici: non sarebbe più logico ed equo rendere gratuiti i tamponi? Il governo ritiene che risulterebbe disincentivante per la campagna vaccinale, quindi pare proprio che la priorità non sia fermare il contagio, ma vendere i vaccini.

“Sono misure che avranno un’efficacia assolutamente limitata nel contenimento del contagio, di fatto portano a un obbligo vaccinale senza che il governo se ne assuma la responsabilità. Se il governo è convinto di quello che fa, si assuma la responsabilità dell’obbligo vaccinale e non lo scarichi sui cittadini.”, ha dichiarato la nostra leader Giorgia Meloni.

Noi di FdI ci siamo opposti fin dal principio a questo provvedimento discriminatorio e ragionato in totale cecità e assenza di lungimiranza ma, se viene imposto agli italiani, anche noi rispetteremo le regole come sempre abbiamo fatto.

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