Il Made in Italy è agognato in tutto il mondo, tanto che è nel mirino del mercato falso. Alcuni dei settori più colpiti sono moda, alimentari giocattoli, ricambi auto, prodotti elettronici e informatici. Il tutto ovviamente non senza conseguenze…
Secondo alcune fonti, le imprese italiane pagano “un dazio” di almeno il 10%. Secondo gli ultimi dati diramati dall’ufficio Ue per la proprietà intellettuale, le perdite subite dai bilanci degli Stati membri prodotte dal mercato del falso hanno raggiunto i 15 miliardi di euro. Solo nell’ultimo anno, anche se in piena pandemia, i prodotti contraffatti hanno garantito alla criminalità organizzata guadagni per almeno 2,5 miliardi, di cui almeno 225 milioni a carico delle aziende italiane.
I dati raccolti dalle Dogane sui danni prodotti dal cosiddetto italian sounding (ovvero prodotti che sembrano italiani per il nome e le informazioni riportate sulle etichette) stimano ormai in 100 miliardi il valore di vini, formaggi, olii fasulli in vendita nel mondo. Assurdo!
Con una crescita esponenziale: nel 2017 la stima si fermava a 60 miliardi. La lotta al falso di “marca” prosegue e nei primi mesi del 2021 l’attività di contrasto all’italian sounding ha portato al sequestro di 2,2 tonnellate di merce contraffatta e all’applicazione di sanzioni per oltre 20 milioni di euro. Pensate a quanta merce contraffatta circola sul territorio e le azioni messe in atto hanno solo un piccolissimo impatto su tutto il mercato della contraffazione.
Che cosa bisognerebbe fare allora?
Prima di tutto si dovrebbe partire con i controlli serrati alle dogane, limitando i potenziali onerosi e i danni patrimoniali ai titolari dei diritti dei prodotti! Perché lo ricordiamo: la merce contraffatta nuoce all’immagine di un’azienda di altissima qualità come lo sono le aziende italiane! Stringiamo le maglie sulla contraffazione! Difendiamo le nostre imprese!
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