SVENTATO L’ATTENTATO ALLA RETE VITIVINICOLA

Alla fine, ha vinto il buonsenso. Chi nelle scorse settimane, in nome della salute pubblica, insisteva per marchiare il vino con “F” nere ed etichette choc è rimasto deluso. Si pensava a qualcosa come le immagini presenti nei pacchetti di sigarette per allertare i consumatori sui rischi del consumo di alcolici

La differenza sarebbe stata fatta dal documento, che contiene le linee guida per la Commissione Ue sulla lotta ai tumori nel Vecchio Continente e riporta la seguente frase “tra consumo nocivo e moderato di bevande alcoliche”“Non è il consumo in sé a costituire fattore di rischio per il cancro”. La dicitura è stata messa nero su bianco dagli eurodeputati, scongiurando, quindi, la demonizzazione di una delle eccellenze europee, perno della dieta mediterranea.

Potrebbero creare importanti danni all’intero comparto del vino, del quale l’Italia è il primo produttore mondiale, con 49.066.000 ettolitri nel 2021 (in Francia sono 46.944.000) ed esporta per 7 miliardi di euro l’anno.

Non solo: il mondo del vino dà lavoro, in un modo o in un altro, a 1,3 milioni di italiani. Secondo l’Uiv se il Cancer Plan fosse stato approvato senza i necessari correttivi, l’industria del vino italiano potrebbe subire un danno enorme, con una contrazione dei consumi stimabile attorno al 25/30% in termini di volume e del 35% in termini di valore.

Ci sarebbero anche un effetto svalutazione e moltissimi danni all’indotto. Di conseguenza, i consumatori sarebbero costretti a pagare di più un prodotto di minore qualità, perché le maggiori imposte spingerebbero i produttori a scelte più scadenti. Complessivamente si stima una contrazione del margine lordo alla produzione del 50%, con migliaia di aziende agricole che sicuramente dovranno chiudere i battenti.

Quando smetteranno di attaccare la nostra pregiata produzione?

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